Milano corre il serio rischio di diventare una città davvero a alto tasso di rock’n’roll. Ieri, fatto già molto americaneggiante, i quattro candidati alle primarie del centro-sinistra per le elezioni a sindaco del capoluogo lombardo si sono affrontati al Teatro Dal Verme per un dibattito pubblico. E proprio all’americana sono stati introdotti da quattro canzoni, rock. Ecco la selezione: Francesca Balzani, The Clash – Rock The Casbah; Giuseppe Sala, David Bowie – Heroes; Pierfrancesco Majorino, Patti Smith – People Have The Power; Antonio Iannetta, Bruce Springsteen – Born To Run. Inizio a effetto, poi parte il dibattito.
Siccome, però, siamo uomini di mondo, e ci piace guardare dietro il sipario, una domanda ci sorge spontanea: gli artisti (o aventi diritto) in questione sono stati informati della cosa e hanno concesso ai politici in questione l’utilizzo della loro musica? Saranno contenti, ci chiediamo, gli eredi di Bowie di sapere che Beppe Sala, quel Sala che aveva pianto la scomparsa dell’artista pochi giorni fa dicendo che Milano dovrebbe ambire a seguirne le orme ora usa Heroes per la sua campagna elettorale? E Mick Jones e gli eredi di Strummer avranno benedetto la Balzani?
Perché usare una canzone per una campagna elettorale equivale a metterci in qualche modo la faccia, tanti sono gli esempi di endorsement cui, per rimanere in casa del centro-sinistra, noti cantautori sono stati protagonisti. Da Francesco De Gregori a Ivano Fossati, passando per Jovanotti. Lo stesso De Gregori, però, è stato protagonista, in passato, di una celebre querelle con l’ex Pli, il Partito Liberale Italiano per un utilizzo senza permesso della sua Viva l’Italia durante una campagna elettorale. Perché qui sta il punto, per usare le canzoni in campagna elettorale tocca chiedere il permesso, e se lo si fa senza, in genere, si rischiano multe pesanti.
Negli Stati Uniti c’è chi si è trovato a pagar fior di dollari per aver osato usare brani a effetto senza passare dal via. Alcuni casi sono molto noti, proprio perché diventati oggetto di querelle a distanza, prima, nelle sale dei tribunali, poi. Alcuni casi, tanto per rinfrescare la memoria ai candidati milanesi. George Bush Jr, durante una sua campagna, si è visto recapitare diffide e chiedere danni da Tom Petty, per l’utilizzo della sua I won’t Back Down, da John Mellencamp per R.O.C.K. in the USA e da Sting per Brand new day. In precedenza era toccata a Ronald Reagan per Born in the USA di Bruce Springsteen. Più recentemente, nel 2008, a Barack Obama per Hold on, I’m coming di Sam Moore, e al repubblicano John Mc Cain per Running on Empty di Jackson Browne e My Hero dei Foo Fighters. Dei mesi scorsi è il duro scontro tra i membri dei R.E.M. e Donald Trump, reo di aver usato in campagna elettorale la loro It’s the End of the World as We Know it, e dello stesso miliardario e Neil Young per Rockin’ in the Free World.
Resta quindi valida la domanda, rivolta a Balzani, Iannetta, Majorino e Sala: sono stati informati Clash, Springsteen, Smith e eredi Bowie? In tempi di social i video girano veloci, non vorremmo vedere aumentare il biglietto della metropolitana per pagare i danni…