Palazzo Chigi nasconde la verità sui Rolex donati dai sovrani sauditi. Quelli che hanno provocato una rissa fra la delegazione italiana a Ryad durante il viaggio di Matteo Renzi in Arabia Saudita di novembre, tra la notte di domenica 8 e l’alba di lunedì 9. Ora c’è un testimone che racconta una versione molto dettagliata di una figuraccia internazionale non ancora chiarita dal governo.
Il testimone ha cenato e dormito assieme agli italiani nel palazzo di re Salman, un gruppo composto da militari, funzionari, diplomatici, imprenditori e giornalisti. Per il momento preferisce restare anonimo per evitare ripercussioni, ma il Fatto Quotidiano conosce la sua identità.
Il nervosismo delle guardie del corpo
C’erano già molti sospetti, adesso è lampante il pasticcio di Ryad: la delegazione partita da Roma non ha rispettato le regole che impongono ai dipendenti pubblici di rifiutare e, soprattutto, di non trattenere omaggi di un valore oltre 150 euro, limite che aumenta a 300 per i membri di governo. Torniamo a Ryad e ricostruiamo la scenata con le parole del testimone: “Il parapiglia s’è verificato dopo la cena nei saloni del palazzo reale. La scorta di Renzi non aveva ancora ricevuto i regali, in parte custoditi dal personale di Palazzo Chigi e in parte già distribuiti. Allora la scorta ha incrociato i dipendenti del Cerimoniale e sono andati verso le camere di un piano superiore. A prima vista, la scorta si è accorta della differenza di dimensione delle scatole che ha fatto percepire la disparità di valore dei regali. C’erano orologi preziosi, ma di categorie diverse: di una marca meno conosciuta, e varie tipologie di Rolex. Questo ha suscitato un malcontento e la scorta l’ha manifestato in maniera concitata, per non dire violenta”.
Il sequestro degli orologi
Il diverbio è tra alcuni funzionari del Cerimoniale e gli uomini della scorta del fiorentino. Da lontano assistono i diplomatici di stanza a Ryad e i consiglieri del governo: “Il capo dei militari ha urlato a lungo. E ha costretto il dipendente del Cerimoniale ad aprire il suo regalo, convinto che avesse scambiato le scatolette o influenzato i sauditi per ottenere un Rolex. E poi diceva di meritare un regalo migliore perché lui è un alto dirigente dello Stato. È stato brutto, mi ha traumatizzato. Il gruppo non è arrivato alle mani, però ci è mancato poco: spintoni, insulti, testate simulate”.
Per la vergogna, il battibecco viene sospeso. Ma non finisce: “Quando si è capito che i sauditi stavano ascoltando e che non fosse proprio una edificante rappresentazione della delegazione da Roma, la scorta ha preso i pacchi per correre di sotto. L’indomani, lunedì 9, chi era scontento si è lamentato con Renzi. Così il premier ha deciso di volere per sé tutti i regali senza specificare i motivi”.
Il mistero e gli errori del Cerimoniale
Il fiorentino non interviene, ma delega il compito a Ilva Sapora, capo del Cerimoniale: “Lei ha riferito che il presidente desiderava tutti i regali nell’appartamento dov’era ospite dei sauditi. Ha parlato di opere caritatevoli, ma è stata molto vaga. Ha tentato di recuperare i regali, ma non in maniera formale. Ha rifiutato di predisporre un documento per certificare la restituzione dei cronografi”.
Ma il Rolex di Renzi dov’è? Ieri a Palazzo Madama ha sfoggiato un esemplare simile a quello che il nostro testimone ci ha mostrato: “Ovvio che il presidente ha ricevuto un Rolex, credo il più prestigioso. Tutti gli italiani presenti a Ryad, dai diplomatici ai dirigenti, dai giornalisti ai cineoperatori, hanno ricevuto un orologio”. Il peccato originale: il Cerimoniale doveva conservare gli orologi e poi depositare i pacchetti al Diprus, il dipartimento di Palazzo Chigi che gestisce la sala dei doni di Stato. Non è andata così: “I regali erano già stati assegnati alla delegazione dal Cerimoniale di Palazzo Chigi. Ma non potrei giurare che avessero capito l’importanza del regalo: o hanno sbagliato perché hanno distribuito i doni o hanno sbagliato perché non hanno controllato”.
La stanza dei doni di Stato
Palazzo Chigi ha replicato agli articoli del Fatto Quotidiano con una generica spiegazione: “I regali di cortesia sono nella disponibilità della Presidenza del Consiglio”. Ma in realtà, a metà dicembre, al dipartimento competente di Palazzo Chigi (Diprus) non sapevano niente: “Quando il Diprus è stato contattato non era a conoscenza dell’esistenza stessa dei Rolex. Vuol dire che non erano stati coinvolti. Ci sono molti Rolex ancora in giro”. A parte qualche tentativo informale e per niente trasparente, dal governo è mai arrivata una comunicazione scritta che ordinava di riportare i Rolex? “No, è accaduto il contrario. Palazzo Chigi ha negato qualsiasi documento scritto per restituire i Rolex”.
Da il Fatto Quotidiano di giovedì 21 gennaio