L'alfaniano eletto come previsto nei possibili equilibri per un rimpasto di governo che sarà concluso nelle prossime settimane. Ma la notizia è l'elezione dei tre verdiniani. Romani: "Prendiamo atto della nuova maggioranza". La replica: "No, eravamo solo stati esclusi dagli accordi tra opposizioni"
Raccontano le agenzie di stampa che per la rifinitura finale del mini-rimpasto delle commissioni del Senato sia servito un incontro tra il capogruppo del Pd Luigi Zanda e il leader di Ala, Denis Verdini. Per il momento finisce con la presidenza della commissione Giustizia che finisce al Nuovo Centrodestra (Nico D’Ascola, in maggioranza, ma spina nel fianco su queste questioni per il Pd) e tre vicepresidenze assegnate proprio all’Alleanza liberalpopolare-Autonomie dei verdiniani. Il Pd resta fuori dai nuovi equilibri, ma ai democratici interessava di più tessere nuovi pesi e contrappesi. Tanto che il giro di redistribuzione delle poltrone nelle varie commissioni tra le diverse forze politiche si intreccia con il rimpasto che il presidente del Consiglio Matteo Renzi potrebbe definire entro la prossima settimana (anche se è annunciato ormai da mesi).
La notizia appare quella che tre senatori verdiniani – Eva Longo, Pietro Langella e Giuseppe Compagnone – sono stati eletti vicepresidenti rispettivamente in commissione Finanze, Bilancio e Difesa in quota maggioranza. Un’elezione che fa parlare così il capogruppo di Forza Italia al Senato Paolo Romani: “Prendiamo atto dell’ingresso di Ala in maggioranza. Non avevamo dubbi al riguardo e oggi, c’è stata una ratifica formale”. Più irritato il coordinatore di Sel e parlamentare di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni: “Hanno devastato la Costituzione con i voti dei verdiniani e dei senatori dell’ex leghista Tosi e a meno di 24 ore le indiscrezioni riportano del mercato in corso per ottenere posti di comando nelle Commissioni al Senato, naturalmente con i senatori di Verdini protagonisti. Insomma le istituzioni trattate come un suk”. Ha una spiegazione alternativa il capogruppo di Ala Lucio Barani: “Con una decisione anti-democratica siamo stati esclusi dalle altre minoranze. La maggioranza ha sanato questa decisione”.
Chi invece è pienamente in maggioranza è l’avvocato-senatore dell’Ncd Nico D’Ascola, nuovo presidente della commissione Giustizia. La sua elezione, attesa, non è stata una passeggiata. Al termine del primo scrutinio infatti D’Ascola ha raccolto solo 13 voti, dove il quorum era di 14. Secondo Renato Schifani il problema era che D’Ascola stava votando scheda bianca. Al secondo giro è andata bene, i 14 voti ci sono stati. Il senatore di Ncd, quindi, sostituisce l’ex ministro Francesco Nitto Palma, ancora in Forza Italia, ma del quale si dice quasi tutti i giorni che potrebbe finire in un altro partito (forse proprio dentro Ala). I vicepresidenti della commissione saranno Felice Casson (Pd) e Maurizio Buccarella (M5s).
L’obiettivo di dare “più spazio” agli alleati doveva essere raggiunto anche con l’elezione di Vittorio Fravezzi, eletto con l’Unione per il Trentino e inserito nel gruppo per le Autonomie, alla commissione Lavori Pubblici. Ma l’elezione, per motivi da capire, è saltata visto che è stato riconfermato presidente Altero Matteoli (Forza Italia). A Matteoli sono andati 12 voti (tra cui quelli di Sinistra Italiana), all’autonomista solo 9.
Molte le conferme: Andrea Marcucci resta presidente della commissione Cultura (vicepresidenti Marco Marini, Forza Italia, e Franco Conte, Area Popolare), Massimo Mucchetti (Pd) resta alla guida della commissione Industria, Anna Finocchiaro (Pd) invece come presidente della commissione Affari costituzionali, Nicola Latorre è stato rieletto presidente della commissione Difesa, i vicepresidenti sono Giuseppe Compagnone (Ala) e Vincenzo Santangelo (M5S). Gli alfaniani Maurizio Sacconi, Roberto Formigoni e Giuseppe Marinello continueranno a presiedere le commissioni Lavoro, Agricoltura e Ambiente. Mauro Maria Marino e Giorgio Tonini (entrambi Pd) restano a capo delle commissioni Finanze e Bilancio. Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini sarà ancora presidente della commissione Esteri. Qui tra l’altro a coordinare i lavori è stato il presidente emerito Giorgio Napolitano: l’ex presidente della Repubblica da quando è tornato in Senato ha scelto la commissione Esteri ed essendo il suo componente più anziano presiede oggi la seduta che dovrà eleggere il nuovo presidente e i vicepresidenti. La commissione Sanità ha confermato presidente la senatrice Pd Emilia Grazia De Biasi.
Forza Italia incassa 5 vicepresidenze di commissione oltre a 5 segretari a palazzo Madama. Il coordinatore regionale in Veneto, Marco Marin, debutta come vice alla Cultura (prima era segretario), mentre Claudio Fazzone, attuale coordinatore regionale nel Lazio, viene confermato all’Affari costituzionali, così come l’ex sindaco di Roma Carraro alle Finanze. Andrea Mandelli si insedia alla Bilancio per la prima volta come vicepresidente, visto che prima ricopriva il ruolo di capogruppo azzurro. Arriva una conferma anche per Maria Rizzotti, che conserva il posto di vicepresidente alla Sanità.