Dopo la pubblicazione degli sms tra Salvatore Buzzi e il magistrato Giancarlo De Cataldo nel dicembre scorso, il Csm si sta occupando del caso del giudice-scrittore per valutare eventuali profili di incompatibilità. Su impulso del consigliere Aldo Morgigni, il comitato di Presidenza, a fine dicembre, «delibera di autorizzare l’apertura della pratica e di trasmetterla alla Prima commissione per competenza, nonché al Procuratore generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione, per quanto di competenza». Bisognerà chiarire, tra le altre cose, se Giancarlo De Cataldo può continuare a esercitare le sue funzioni nel suo ufficio, visto che si tratta di un magistrato della «Corte d’Appello di Roma che verosimilmente sarà chiamata a giudicare in caso di impugnazione» del processo “Mafia capitale”. Lo stesso procedimento in cui Salvatore Buzzi è imputato insieme a Massimo Carminati con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Coautore di Suburra – il romanzo che in larga parte anticipa quelle che saranno le dinamiche criminali poi descritte nell’inchiesta “mondo di mezzo” – De Cataldo è finito sotto la lente d’ingrandimento del Csm per i toni di «elevata confidenzialità» con Buzzi emersi dalle intercettazioni della Procura di Roma. Tra i messaggi “attenzionati”, quelli in cui i due interlocutori scherzano sul futuro del Comune. «Ti abbiamo candidato con Carlo a futuro sindaco di Roma: dai chirurghi agli scrittori e poi saresti più divertente», scrive il 29 marzo 2014 Salvatore Buzzi a De Cataldo. E aggiunge: «Dimenticavo per restare in tema Carminati capo dei vigili urbani». Una battuta a cui il magistrato risponde per le rime: «Lui si che fa funzionare le cose». Al Fatto, che aveva pubblicato lo scorso dicembre gli sms, il giudice aveva precisato che all’epoca non sapeva nulla dei rapporti tra il Cecato (il Samurai, nel libro Suburra) e il capo della cooperativa 29 giugno.
A sostegno di De Cataldo, però, si sono schierati alcuni autorevoli colleghi. A cominciare dal procuratore capo di Torino, Armando Spataro, che sulla mailing list della sua corrente (Area) ha difeso strenuamente il lavoro del giudice scrittore: «Si può seriamente affermare che gli sms tra De Cataldo e Buzzi (ormai reintegrato e – prima di essere arrestato – frequentatore di pubblici amministratori) dimostrino una impropria confidenza? Penso che abbiano un carattere scherzoso e che dimostrino la fiducia di Giancarlo (certamente rivelatasi malriposta: ma mi pare che l’errore riguardi molte altre persone anche con responsabilità istituzionali!) nell’uomo nuovo, un uomo diverso da quello che aveva inizialmente conosciuto come giudice di sorveglianza». E poi, è il cuore del ragionamento di Spataro, «De Cataldo è consigliere di Corte d’Assise d’Appello ed il processo a carico di Buzzi si svolge dinanzi al Tribunale visto che tra i reati contestati agli imputati non ci sono omicidi o altri reati di competenza della Corte d’Assise. Dunque, De Cataldo non potrà mai essere giudice d’appello della sentenza che verrà emessa nei confronti di Buzzi in I grado».