Un milione: una cifra tonda che piace ai politici. Non solo a Berlusconi, ma anche ad Angela Merkel, la cancelliera tedesca, e a Barack Obama, il presidente degli Stati Uniti. Tutti sono inciampati in un “promessa” a sei zeri. Merkel e Obama volevano un milione di auto elettriche in strada. Oltreoceano è già stato ufficializzato che l’obiettivo non è stato raggiunto. L’inquilino della Casa Bianca ci sperava entro il 2015, ma il segretario di stato per l’energia, Ernest Moniz, ha fatto sapere che la soglia potrebbe semmai venire raggiunta nel 2020, cioè la scadenza fissata da Angela Merkel. Negli Stati Uniti, le vendite di modelli a “zero emissioni su strada” sono calate del 6% lo scorso anno (a 115.000 unità). Nel Paese circolano 250 milioni di veicoli tra auto, bus e camion, appena 400.000 dei quali elettrici. Moniz ha spiegato che l’obiettivo negli Usa è quello rendere i veicoli a zero emissioni convenienti da possedere e da gestire come quelli a benzina entro il 2022, ma con i prezzi della benzina a livelli così bassi l’impresa appare titanica.
In Germania lo scorso anno sono state immatricolate 12.363 auto a batterie e 11.101 ibride plug-in in un mercato da 3,2 milioni di unità; sulle strade tedesche viaggiano 140.000 veicoli elettrici. Gli esperti sono concordi nell’escludere la possibilità che il milione di auto elettriche possa essere raggiunto nei prossimi 5 anni. Il governo tedesco ha messo al lavoro una task force sulla mobilità, ma la sfida è tutta politica. I costruttori nazionali stanno arricchendo la loro gamma con veicoli elettrici ed ibridi plug-in, ma ai concessionari non c’è esattamente la coda per acquistarli. Le Case devono principalmente ridurre le emissioni medie per rientrare nei parametri fissati dall’UE. Il ministro dell’economia nonché vice cancelliere Sigmar Gabriel ha spiegato al quotidiano Die Zeit di aver un piano da due miliardi di euro per promuovere la mobilità elettrica, anche perché Bruxelles ha aperto una procedura di infrazione contro la Germania per via dei mancati correttivi nelle città in caso di costante sfondamento dei limiti sulle concentrazioni di agenti inquinanti.
L’operazione immaginata dal vice cancelliere e dai suoi tecnici include investimenti sullo sviluppo delle infrastrutture di ricarica e prevede anche incentivi diretti all’acquisto. Gabriel, che intende anche spingere le amministrazioni pubbliche ed i ministeri (dei quali tre non hanno nemmeno una elettrica nella propria flotta) a orientarsi maggiormente verso i veicoli a zero emissioni, punta ad un contributo fino a 5.000 euro, ma gli alleati di governo della CDU/CSU, il partito della cancelliera, hanno già respinto l’ipotesi. Una posizione “interessante” perché i cristiano democratici e cristiano sociali hanno sempre raccolto più fondi dai costruttori (dall’automotive e dall’industria in generale) rispetto alla SPD di Gabriel. “Considerati i profitti miliardari del settore automobilistico negli ultimi anni, nuove e costose sovvenzioni a carico del contribuente non sono appropriate”, ha sintetizzato Eckhardt Rehberg, esponente di CDU/CSU con delega al bilancio. La ricerca sulla mobilità elettrica è stata tuttavia finanziata con almeno 1,5 miliardi di fondi pubblici.