Quando ho iniziato a lavorare per Change.org, nel novembre 2012, la piattaforma era arrivata in Italia da qualche mese e contava solo 300mila utenti registrati. Ci misi un po’ a capire cosa stessimo effettivamente facendo e verso dove stessimo navigando.

Oggi sento questa piattaforma un po’ come un figlio che è diventato un gigante di cinque milioni di utenti e ha una vita tutta sua, un’identità tutta sua e ce la fa benissimo senza alcun aiuto. Un figlio adulto, che ha cambiato la partecipazione democratica degli italiani, il loro rapporto con la politica, in senso lato.

La “fase puberale” in cui è cresciuto repentinamente, l’ha vissuta proprio nell’ultimo anno. Era il dicembre 2014 quando festeggiavamo i tre milioni di utenti e dopo un anno e un mese festeggiamo i cinque milioni. Una percentuale della penetrazione Internet italiana davvero importante.

Dal luglio 2012 in Italia, 500 petizioni hanno raggiunto il loro scopo, con una media di 11 vittorie al mese. E la velocità del cambiamento ci colpisce ancora di più se alziamo lo sguardo al mondo: a livello globale una petizione l’ora dichiara vittoria.

Queste petizioni, che vincano o meno, sono sempre storie personali, di cittadini “qualunque” o personaggi conosciuti, forti soltanto in virtù di quel che raccontano. Molte di queste storie lasciano il segno e anche se non otterranno quello che chiedono, saranno entrate nei pensieri e nella memoria di cinque milioni di italiani, cambiando per sempre il rapporto che ognuno di noi ha con la realtà mediatica e le possibilità di confrontarsi con la politica, la società, la vita.

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