Sedici mesi dopo che ha ripreso le redini del suo partito, ribattezzato i Repubblicani, la formazione di destra, d’ascendenza neogollista. Sedici mesi prima delle presidenziali del 2017, quando Nicolas Sarkozy sogna di ritornare ai vertici del suo paese. Proprio in questo momento esce un libro-confessione dell’uomo politico (amato e odiato, comunque sempre discusso), dal titolo La France pour la vie: sì, solennemente, “La Francia per la vita”. Con una svolta in programma, sia nell’immagine che in certe posizioni politiche: Sarkò era ritornato alla ribalta “destrorso” e aggressivo, alla rincorsa dei voti di Marine Le Pen. Non ha funzionato: l’uomo è rimasto basso nei sondaggi. E allora gioca ora con questo libro la carta dell’umanità, della comprensione altrui. Addirittura del mea culpa.
Gli errori personali – Sarkozy chiede scusa: non l’aveva mai fatto. Cinque giorni dopo la sua elezione a presidente, nel 2007, era stato ritratto mentre se la spassava con la sua famiglia sul Paloma, il lussuoso yacht dell’industriale Vincent Bolloré. Da quel momento in poi Sarkò era diventato “l’amico dei ricchi”. Riguardo a quell’episodio, scrive nel libro che “avrei dovuto immaginarmi le polemiche successive e far passare il mio nuovo status di presidente prima di tutto. Ancora oggi mi chiedo come ho potuto commettere quell’errore”. Altra “chicca” della presidenza Sarkozy: quando dette del “povero coglione” a un contadino che lo contestava. Pure lui, in effetti, lo aveva insultato. “Ma io in quel modo – scrive oggi – mi sono messo al suo livello e abbassato la funzione presidenziale”. “Il problema – precisa – è che sono rimasto per qualche mese di troppo l’uomo, mentre sarei dovuto diventare immediatamente il presidente”.
Gli errori politici – Sarkozy ammette di aver “strafatto”, di non aver delegato a sufficienza e di aver voluto affrontare troppi dossier al tempo stesso: insomma, le critiche all’”iperpresidente”, come lo chiamavano i media, avevano un fondamento. Nel concreto rimpiange di non essere andato sufficientemente avanti nella riduzione dei contributi sociali per le imprese, nell’eliminazione dell’Isf (l’imposta sul patrimonio, quella per i ricchi…) e di non avere fatto fuori una volta per tutte il regime delle 35 ore lavorative alla settimana, caso unico in Europa. A questo punto, se fosse rieletto, punterebbe a un nuovo trattato di Schengen e in Francia alla riduzione di almeno un terzo del numero dei parlamentari. Invece, non intende ritornare sul matrimonio delle coppie omosessuali, una misura approvata sotto François Hollande. Sarkò ammette che “su questo punto, ho avuto una mia evoluzione”.
Hollande, i soldi e… Valérie – Dal libro traspare una volontà di tranquillizzare e di presentarsi ormai in pace con gli altri e con se stessi. Ma non può fare a meno di andare giù duro su Hollande. “A lui non piace né decidere, né prendere finalmente una decisione. Il suo mondo è quello dell’ambiguità simpatica, dove ognuno alla fine si ritrova”. Ma, sottintende, è troppo facile… Ricorda il giorno in cui Hollande è arrivato all’Eliseo e di come fosse gentile dinanzi alle telecamere. E di come, invece, fosse stato freddo in privato con la consorte Carla, “ai limiti della maleducazione”. Punta il dito contro di lui e contro i socialisti in generale (anche François Mitterrand) sul fatto che ostentano il loro disprezzo per i soldi, ma è proprio “perché alla fine mettono il denaro sopra di tutto”. Esprime solidarietà a Valérie Trierweiler, ex compagna dell’attuale presidente, che è diventata “il capro espiatorio di tutto”.
Confucio e gli obiettivi reali – Il libro, edito da Plon (260 pagine distribuiti in dieci capitoli), inizia con una citazione di Confucio: “L’arciere è un modello per il Saggio: se manca il bersaglio, ne cerca la causa in se stesso”. Poi, già dalle prime pagine, Sarkò vuole far credere al lettore che “questo libro non è una dichiarazione di candidatura alle prossime elezioni presidenziali”. Difficile credergli: in questi mesi si preparano le primarie della destra, che si realizzeranno in autunno, per scegliere il candidato per la sfida del 2017. E Sarkozy non è per niente sicuro di imporsi (per ora è dato come favorito il rivale Alain Juppé). Molto personale, con qualche sprazzo di umanità, il testo è prima di tutto uno studiato strumento di propaganda politica.