Al centro della denuncia l'espressione del mister azzurro in conferenza stampa per spiegare le offese rivolte al Mancio: "Gli avrei potuto dire sei un democristiano". Il commento ironico non è piaciuto ai diretti interessati che hanno deciso di denunciare il tecnico partenopeo per diffamazione
Il processo a Maurizio Sarri non finisce e dopo le due giornate di qualifica dai match di Coppa Italia, per il tecnico azzurro arriva anche la querela. Non dal mondo del calcio però. E non per le parole “frocio” e “finocchio” pronunciate dal ct partenopeo nei confronti di Roberto Mancini alla fine della partita. Stavolta ad aver offeso qualcuno è stata una frase detta in un secondo momento ai giornalisti di RaiSport che chiedevano all’allenatore del Napoli di spiegare il diverbio con il Mancio. “Ho detto la prima offesa che mi è venuta in mente, gli avrei potuto dire sei un democristiano” aveva affermato allora Sarri nel tentativo di sdrammatizzare la polemica che nel frattempo iniziava a montare. Il commento ironico però non è piaciuto ai diretti interessati, e cioè alla Democrazia cristiana che ha deciso di querelare il tecnico azzurro, presentando oggi, al Procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, una denuncia di diffamazione a mezzo stampa.
Per la Balena bianca le parole di Sarri sono state “altamente lesive e diffamatorie”, con l’aggravante che a pronunciarle non è stato un allenatore qualsiasi ma un allenatore che è anche un cittadino italiano e quindi, per la proprietà transitiva, indubbiamente “a conoscenza della storia del nostro Paese e quindi della valenza ed importanza che la ‘Democrazia Cristiana’ ha avuto e continua ad avere nella cultura e nella formazione dell’essere di tanti cittadini”. Quello che proprio non va giù alla Dc è soprattutto il paragone tra le parole “frocio” e “finocchio” con l’appartenenza al partito democristiano: per il segretario Alberto Alessi che firma l’esposto, “il paragone reso esplicito dal Sarri” che “con evidente atteggiamento denigratorio e razzista, oltre che omofobo” ha accostato “l’essere omosessuale all’appartenenza alla Democrazia Cristiana” è simbolo della portata offensiva della dichiarazione. In aggiunta l’eco che le parole del’allenatore azzurro hanno avuto sui social network e sui mezzi di informazione, per Alessi rispecchia appieno “il delitto di diffamazione a mezzo stampa“.