Ogni volta che si riapre il discorso sulle unioni civili, in particolare tra persone dello stesso sesso, lo sdegno di certi avamposti crea polveri sottili che smacchiano a fondo anche il dibattito più sensato. S’è al paradosso per cui si bersagliano le uniche persone motivate a rinverdire i fasti di un genere oramai in panne. Chi intravede una minaccia in certe unioni sottovaluta il potenziale della famiglia tradizionale, che negli ultimi anni è riuscita a portare l’autosabotaggio a livelli agonistici, se si esclude qualche incentivo in omaggio dalle politiche nazionali. L’approvazione del divorzio breve è la celebrazione di tanta capacità disgregativa.

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Il crollo d’ogni alibi si fa subito statistica: in America il 70% dei matrimoni termina in un divorzio. In Italia l’80% dei matrimoni ne ha le stesse caratteristiche. I figli di coppie ancora sposate cominciano a sentirsi discriminati, aprendo alla possibilità che gli assistenti sociali vengano destinati a loro. Ma più che in fiacchi capri espiatori, le ragioni d’una disfatta in progress vanno cercate altrove.

Sembra andata persa la capacità di gestire un rapporto a lungo termine tra ricerca estrema d’indipendenza, crisi eGonomiche e derive individualiste. La sostanza di certe unioni rievoca i fasti del pagherò cambiario, assomiglia sempre più a un decreto spalma debiti emotivo. Per stare al passo coi tempi basterebbe celebrare Matrimoni Brevi all’Italiana®, rinnovabili a trimestre con comode formule rateali. Oppure rassegnarsi all’idea che la famiglia si sia allineata alla logica della flessibilità lavorativa celebrata dai governi, assieme a popolazioni oramai inadatte a metabolizzare qualsiasi progettualità a tempo indeterminato.

Il vero problema della coppia al momento sembrano essere i due singoli che la compongono, oltre ogni differenza di genere. Per alcuni l’assunzione è roba da secolo scorso, compresa quella di responsabilità (ci si avvia alla costituzione del rapporto come Società a Responsabilità Levigata). A tratti si guarda al partner come si guarda a Equitalia. Del resto cos’è l’amore, se non una forma estrema di pignoramento? Quando si dice “voglio il tuo bene”, spesso lo si intende alla lettera. Prima di sterili polemiche sulle unioni civili e sulla famiglia bisogna retrocedere oltre la coppia, in qualsiasi forma sia manifesta, e porsi in tutta onestà la domanda che evitiamo da decenni: siamo davvero pronti a una relazione che includa anche l’altro?

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