L'ordinanza è stata emessa dal Tribunale varesino. Le forze dell'ordine hanno contestato all'associazione di essere di fatto un pubblico esercizio e quindi di essere sottoposto a tutte le norme che riguardano i luoghi aperti al pubblico in materia di sicurezza. L'associazione ribatte: "Sempre agito nella legalità"
Per la sera di giovedì 21 gennaio, in una piccola sala cinematografica di Varese, era prevista la proiezione di “Salvatore Giuliano“, premiatissimo film di Francesco Rosi del 1962. La proiezione, l’ultima del breve ciclo “Quando i più bravi eravamo noi” organizzato dall’associazione Filmstudio90, non è mai potuta iniziare perché alle porte della piccola sala di via de Cristoforis, nel pomeriggio di giovedì, sono stati apposti i sigilli. Gli agenti della polizia locale sono arrivati alle 16.30 con un’ordinanza del Tribunale di Varese e tra lo stupore generale hanno posto la sala sotto sequestro preventivo.
Le ragioni? “Apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo o trattenimento”, sanzionato dall’articolo 681 del Codice penale. Insomma, i responsabili dell’associazione Filmstudio90 – 25 anni di attività, adesione al circuito Arci e collaborazioni con amministrazioni pubbliche di mezza provincia – avrebbero consentito “accesso indiscriminato” alla sala, da considerarsi dunque non più la sede di un’associazione privata, ma un luogo aperto al pubblico su cui, quindi, gravano tutte le prescrizioni in materia di sicurezza.
Ieri pomeriggio, sulla pagina Facebook dell’associazione è comparso l’avviso urgente di “chiusura immediata della sala Filstudio90” e la relativa sospensione dell’attività per tutti i soci fino a data da destinarsi. “Ovviamente – spiegano dall’associazione – faremo ricorso immediatamente contro questa ingiunzione per poter riprendere al più presto l’attività cinematografica”.
Le reazioni di soci, simpatizzanti e cittadini non si sono fatte attendere. Tanti i messaggi di solidarietà e indignazione postati sui social network, sono quelli che pensano che il provvedimento rappresenti un danno per tutta la cultura varesina. Da un punto di vista puramente simbolico il luogo oggetto del sequestro, rappresenta moto più di una piccola sala cinematografica. Assieme alle altre realtà ospitate nello stabile è stato per molto tempo l’unico – o uno dei pochi – spazi caratterizzati da un certo fermento culturale. Un luogo storicamente legato alla sinistra radicale che negli anni ha perso progressivamente la sua identità politica, mantenendo però la vivacità d’un tempo, incrementando la qualità e la varietà della proposta.
“Una reazione decisamente eccessiva – commenta Marco Odorico, consigliere di CoopUf, la cooperativa proprietaria dello stabile – se sono stati commessi illeciti da parte di Filmstudio90, per punirli è stata scelta soluzione più estrema, probabilmente andava cercata una soluzione amministrativa. Si è scelto di arrivare addirittura a chiudere la sala. Una sala in cui non vengono solo proiettati film, ma viene utilizzata dalle persone del quartiere per riunioni di condominio, vi vengono ospitati convegni, assemblee e conferenze”.
Difficile capire le ragioni di un tale accanimento. C’è chi ipotizza addirittura che qualcuno, da Palazzo Estense abbia dichiarato guerra a quel posto, inviando un’ispezione dei vigili proprio nei giorni in cui il centrosinistra stava celebrando le elezioni primarie. Impossibile sapere si si tratti di fantasia o di realtà. Certo è che nell’epoca dei multisala e dei film che macinano milioni di incassi, colpire una piccola sala che propone una programmazione di qualità resistendo alla logica del profitto sembra una meschinità gratuita.