Un fiume di soldi in entrata e in uscita. Verso (e da) gli Stati Uniti e l’Europa. Calcio, basket e televisioni. Un Nuovo Mondo con il quale fare affari. L’America dello sport si chiama Cina, gallina dalle uova d’oro destinata a cambiare probabilmente in maniera radicale lo scenario del mercato dei calciatori e dei club, ma non solo. La volontà di Pechino è politica: promuovere lo sport. Il resto lo fanno i capitali a disposizione dei magnati cresciuti all’ombra della Grande Muraglia e il miliardo e mezzo di abitanti, un pubblico praticamente infinito. Che coltiva il sogno di organizzare un’edizione della Coppa del Mondo e, chissà, magari di contenderla alle potenze mondiali del pallone. Nel frattempo la Cina sposta le sue pedine e prepara il terreno.
Un cinese a Barcellona – Una bandiera l’hanno piantata anche a Barcellona, dove dal 22 gennaio è ufficiale il controllo del club da parte di Chen Yansheng. Non nei blaugrana, ma nell’Espanyol. Il 54 per cento del secondo club catalano è nelle mani del fondatore e presidente del Rastar Group, azienda specializzata in videogames e giochi elettronici. Yansheng aveva già messo piede nell’Espanyol a novembre, quando ne aveva acquistato il 45%. Poi ha comprato un altro 9 per cento di azioni per una spesa complessiva attorno ai 40 milioni di euro. Così dopo l’ingresso del Dalian Wanda Group nell’Atletico Madrid, per la prima volta la maggioranza di un club della Liga è diventata di un magnate cinese. Un investimento imponente che fa sognare i tifosi dell’Espanyol: “Barcellona è in grado di avere due club forti”, ha affermato Yansheng facendo intendere la volontà di puntare alla qualificazione in Champions League – mai disputata dal club – nel giro di tre anni.
L’affare con il re dei procuratori – La penultima ultima mossa, come scritto martedì dalla Gazzetta dello Sport, è l’ingresso del fondo Fosun, tramite la controllata Foyo, nella Gestifute del chiacchierato re dei procuratori Jorge Mendes. Per capire la portata dell’operazione basta riepilogare ultime operazioni e portafoglio delle due protagoniste: il gruppo cinese ha recentemente acquistato Palazzo Broggi, ex sede di Unicredit, per 345 milioni di euro, dopo essersi presa Club Med e il Cirque du Soleil. Mendes vuol dire invece Cristiano Ronaldo, José Mourinho, Douglas Costa, Angel Di Maria e Jaime Rodriguez. Due colossi che si incontrano e potrebbero mettere in campo una potenza di fuoco: soldi cinesi nel Vecchio Continente, giocatori europei in Cina.
La sensazione è che la Cina sia vicina al salto di qualità, grazie alla spinta di un governo molto interessato allo sviluppo dello sport in chiave politica con la grande speranza di portare una Coppa del Mondo sotto la Grande Muraglia. Da una parte attira investimenti di società e leghe grazie a un bacino di 1,4 miliardi di potenziali clienti, dall’altra seduce i giocatori con contratti a sei zeri garantiti da investitori del settore immobiliare, delle nuove tecnologie e dell’e-commerce. Quest’ultimo è il caso del colosso Alibaba, ormai più forte di Amazon ed eBay sul mercato cinese e proprietario del 50% del Guangzhou.
I pionieri del basket: da Yao a Marbury – Prima del calcio, però, è arrivato il basket. L’anno che stravolge lo scenario è il 2002, quando in Nba sbarca Yao Ming, il gigante cinese chiamato per primo al Draft. Diventa testimonial di Apple, Coca Cola, Visa e McDonald’s. Otto anni più tardi per la prima volta due stelle della pallacanestro statunitense sbarcano nel campionato cinese. Si tratta di Steve Francis e Stephon Marbury. Se l’avventura del primo dura appena quattro partite, quella del secondo non ha ancora avuto fine e gli è valsa la vittoria di tre campionati. Sono gli apripista della tratta Pechino-Usa diventata ormai molto frequentata. Ogni squadra cinese può schierare due americani e gli slot sono perennemente occupati. Perché gli stipendi lievitano facilmente oltre il milione di euro e la CBA, la lega di Pechino, inizia a essere molto interessante. Per informazione chiedere a Emmanuel Mudiay, ora ai Denver Nuggets, ma volato in Cina subito dopo l’high school: niente college e contratto da professionista ai Guandong Southern Tigers per 1,2 milioni di dollari all’anno. Ne sa qualcosa anche un allenatore italiano, Fabrizio Frates, che la scorsa stagione ha trascorso tre mesi con Jiangsu Dragons, stessa provincia dove potrebbe approdare Guarin. “Girano soldi che in Europa non vediamo più neanche con il binocolo. Oltretutto hanno arene nuove, posti incredibili in cui giocare e con un seguito di pubblico importante. E una grande esposizione mediatica. Sul canale tv China 5, quello dedicato allo sport – spiega l’ex allenatore di Varese a ilfattoquotidiano.it – tutte le sere c’è una partita di basket. A volte Nba, dalla quale sono molto affascinati, altre del loro campionato”.
Lo sbarco di Eurolega e United – Da questa stagione ha piantato la bandiera a Pechino anche l’Eurolega, la Champions League della pallacanestro. In estate il colosso dei media HBN ha staccato un assegno da 30 milioni di euro per quindici anni di gestione dei diritti commerciali nel Paese. Una somma che include una quota annuale da versare a Euroleague e una parte da reinvestire sul mercato cinese con l’obiettivo primario di promuovere il proprio marchio e quello delle squadre che partecipano alla competizione. “Grazie a questo accordo abbiamo creato una società sul territorio che investirà queste risorse e gestirà la promozione con l’intenzione di sviluppare un business che generi, secondo le nostre aspettative, molto più dei 30 milioni che sono alla base della partnership con HBN”, afferma Luca Scafati, head business development di Euroleague Basketball. Le prospettive di crescita sono state fissate nell’accordo stesso e saranno analizzate ogni cinque anni. Includono una presenza rilevante e costante della competizione nelle televisioni cinesi più importanti, nei new media più utilizzati dal pubblico e la creazione di eventi sul territorio nei quali parteciperanno le squadre di Eurolega, oltre a partnership commerciali con le aziende di Pechino. Anche il Manchester United è pronto a conquistare nuove fette di mercato con un canale visibile 24 ore al giorno in Cina. Sarà il primo club al mondo a farlo, grazie all’accordo con Sina Sports, colosso nella trasmissione degli eventi sportivi, e forte di stime che parlano di 108 milioni di cinesi interessati a un’all news dei Reds.
“Ma non è tutto oro quel che luccica” – Se da un punto di vista commerciale l’Europa e gli Stati Uniti hanno solo da guadagnarci, gli sportivi devono comunque affrontare problemi non marginali. “La Cina è clamorosamente enorme: tutto è molto diverso dal nostro mondo e anche al suo interno – racconta Frates – Durante la mia esperienza mi è capitato di decollare per una trasferta con 23 gradi e di atterrare, dopo 8 ore di volo e quattro fusi orari di differenza, a 10 gradi sotto zero”. Scarsa conoscenza della lingua inglese e alimentazione rappresentano due altri scogli quotidiani. E non mancano i muri sotto il profilo del gioco stesso: “Il governo è molto forte e la stessa federazione accentra tutte le decisioni che riguardano il campionato. Un esempio lo spiega bene: il regolamento impone di non poter schierare contemporaneamente i due americani per più di due quarti a partita, così da preservare i giocatori cinesi”. Nella nuova terra promessa comandano però i soldi, la leva grazie alla quale Pechino continua ad attirare giocatori e investimenti: “Hanno un potenziale economico impressionante ma resto convinto che debbano aprirsi alla crescita tecnica, altrimenti non basteranno yuan e strutture all’avanguardia, per imporsi a livello globale”. Sempre che non decidano di portare i loro soldi direttamente in Europa. L’accordo Fonsu-Gestifute e il venti per cento dell’Atletico Madrid finito nelle mani di Wang Jianlin, presidente del Dalian Wanda Group che poco dopo ha acquistato anche il gigante dei diritti di marketing e tv Infront, sono molto più di un indizio.
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