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Un “normale” dopo partita di Coppa Italia si è trasformato in un caso sociale in Italia e all’estero. Tutto “merito” della polemica tra i due allenatori o della Tv che ne ha amplificato/legittimato la singolar tenzone?

Riccardo Marra
Gli occhi sgranati degli spettatori nel momento in cui Mancini pronunciava le fatidiche parole: “Sarri è un razzista, mi ha dato del frocio” dicono molto su cosa è il teatro della tv e di quanto sia (ancora) palcoscenico principale della società italiana. Quasi esclusivo. Mi domando: il j’accuse dell’allenatore dell’Inter avrebbe avuto stesso risalto se fatto a telecamere spente? Anzi, su media diverso? Le polemiche si sarebbero arroventate così tanto se detonate dalle colonne di un giornale o da dispacci di agenzia?

Sarebbe successo lo stesso finimondo fosse stato un sito web a riportare l’indignazione del Mancio? E il tema omofobia/razzismo/calcio sarebbe diventato argomento mainstream di ogni altra trasmissione generalista? Penso di no. Perché solo lì, dalla tv, passa la verità di certi temi; perché solo se si arriva a dire “certe cose in televisione”, significa che la situazione è grave realmente. È per questo, forse, che Sarri si è lamentato del fatto che il collega abbia portato tutto alla luce del sole del piccolo schermo, perché è lì che succedono le cose in Italia ed è lì, eventualmente, che possono essere smontate. Non altrove. Che ne pensi Venturi?

Davide Venturi

Cosa ne penso? Che a telecamere spente la lite Sarri-Mancini avrebbe comunque avuto risalto, perché qualcuno della tv non si sarebbe risparmiato ad accendere i riflettori in differita. E non ti parlo di dovere di cronaca, ma di riflettori puntati e sparati ad hoc. Sì, gli ingredienti per fare facili ascolti ci sono tutti: volgarità, offese, accuse e controaccuse e, soprattutto, il facile schierarsi con l’uno o con l’altro, tanto che basta una semplice domanda per alimentare il vox populi. Insomma, “stiamo con Sarri o con Mancini?” Al quesito sembra interessarsi la tv dei giorni scorsi.

Questa vicenda si porta in grembo una verità nascosta: lo sport (e nella fattispecie il calcio, che se non ve ne siete accorti in tv funziona molto bene) è la principale vittima posta al sacrificio di questi riflettori. Vittime, offese, lotte e duelli. Come in un western, quel genere di film dove i protagonisti non sono per nulla sportivi. Nel western non si scava per la Verità, ma solo per le fosse. L’unica verità è aver conto e ragione sull’altro. E se di western vogliamo parlare, forse ci può tornare in mente Sergio Leone. Lui sapeva che tra due duellanti è sempre quello che resta a guardare, ovvero il terzo, a godere. Al regista non piacevano i vincitori inermi che non sparavano neanche una cartuccia e al duello ha sempre preferito il triello. Ma se, invece, di sport dobbiamo parlare, nella lite Sarri-Mancini perde il calcio e vince Allegri.

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