Francesco Scaltriti, 33 anni della provincia di Reggio Emilia, e sua moglie Dasha, nata in Moldavia, si sono trasferiti in Germania. Lui lavora per una startup americana e ricopre un incarico di responsabilità. "Qui - dice - c'è più meritocrazia e fiducia e le aziende scommettono sui giovani". E sul lavoro nel nostro Paese aggiunge: "In Italia ci riduciamo a fare cose che non ci piacciono, senza passione, senza soddisfazione”
“La famiglia, gli amici-fratelli, i miei luoghi, il sole, il caffè, la follia italiana, il rumore delle nostre risate, l’odore dei miei luoghi. Sono queste le cose che mi mancano di più di casa mia. Ma allo stesso tempo non rimpiango, anzi, mi godo questa esperienza di vita all’estero”. Lui è Francesco Scaltriti. Ha 33 anni ed è di Correggio, in provincia di Reggio Emilia. Una laurea in Scienze della Comunicazione in tasca, un lavoro di 3 anni come sales manager estero per un’azienda del gruppo italiano della Goldoni Trattori e uno di 4 anni come Project Manager in un’agenzia di comunicazione di Modena, da febbraio 2015 vive a Berlino.
Per lui questa non è solo un’esperienza lavorativa, ma una vera opportunità per crescere. Nella sua vita ha sempre fatto di tutto: cameriere, lavapiatti, uomo-sandwich in strada, interprete alle fiere, autista, data entry, copywriter. E ancora, ha lavorato in una compagnia di traslochi, ha fatto il venditore di ricambi e ha raccolto frutta e verdura in campagna. In Italia e in Australia. Perché, dice “tutto insegna e serve prima o poi”. E a lui tutte queste esperienze sono servite a svoltare, a lasciare la sua Correggio per Berlino.
Nella capitale tedesca lavora per Houzz, una startup americana che dal 2009 ha raggiunto il primato come più grande portale online dedicato all’home design. Ed è team leader di 5 account coordinator. “Il team di Houzz è fatto di italiani e tedeschi, arrivati qui per fare un’esperienza professionale e di vita. Siamo un mix di giovani professionisti e le differenze sono il nostro punto di forza. E le soddisfazioni sono tante”. In più, aggiunge, “Berlino è una città che ti permette di progettare un futuro sostenibile”.
Il contratto è a tempo indeterminato anche se, precisa, “in Germania in realtà non ci sono garanzie all’interno di nessuna azienda. E’ anche vero però che qui trovare lavoro è meno traumatico che in Italia e non è un dramma andarsene”. Di certo è stata la prospettiva di una qualità di vita più sostenibile a convincere Francesco a partire con la moglie, Dasha, con cui è sposato da due anni e che – pur parlando già russo, italiano e inglese – sta studiando tedesco per avere maggiori opportunità professionali. “La scelta di trasferirmi è stata in realtà la nostra scelta di famiglia. Io sono correggese e lei è ucraina, nata in Moldavia e cresciuta in Crimea. Dopo un anno e mezzo vissuto assieme in Italia abbiamo sentito la voglia di provare un’esperienza in un paese che fosse nuovo per entrambi. In questo Berlino è la sintesi perfetta di noi due: l’Est incontra l’Ovest”.
Francesco sa bene, però, che nella capitale “c’è anche la disoccupazione più alta della Germania, e il lavoro richiede un alto livello di educazione. Inoltre, se non sai il tedesco puoi aspirare a ben poco”. Però, osserva, “per chi ha coraggio e qualità, Berlino e la Germania sono sicuramente luoghi in cui le cose possono succedere. Qui c’è più meritocrazia e fiducia e le aziende scommettono sui giovani, li formano e se sono in gamba li fanno crescere in fretta dando loro più responsabilità”. Non solo. “Qui c’è organizzazione, il trasporto pubblico funziona. C’è un forte rispetto per le regole e la multiculturalità, il costo della vita è più basso rispetto alla media italiana e non manca l’assistenza sanitaria“. I lati negativi? “A volte c’è freddezza nei rapporti umani. Poi il meteo e la mancanza di un buon caffè”.
L’idea di tornare in Italia comunque a Francesco non dispiace. “Se mi proponessero un posto interessante e stimolante, a prescindere dal luogo, lo potrei valutare. Magari – aggiunge – un giorno tornerò. Amo il mio Paese e ci sono sempre stato bene. L’Italia è la mia prima casa e la seconda di mia moglie. Però – ammette- è strano vedere il mio Paese da qui. I difetti sono amplificati così come le enormi qualità e potenzialità che abbiamo ma non sfruttiamo”. In particolare, per quanto riguarda il lavoro, “viviamo con insicurezza e paura e questo ci fa accettare qualsiasi tipo di offerta pur di non rimanere fermi, pur di non perdere lo status di occupati. Sappiamo quanto è difficile trovare un impiego e quando ce l’abbiamo ce lo teniamo strettissimo anche se non ci soddisfa. Vorrei che in Italia fosse più facile cambiare lavoro, saltare da un’esperienza all’altra come succede qui dove i talenti vengono premiati e chi vuole cercare di meglio per se stesso non ha paura di mollare. A Berlino se non sei soddisfatto del tuo lavoro il sistema ti permette di prenderti una pausa e cercare, con tranquillità, qualcosa di nuovo. In Italia ci ammaliamo, ci intristiamo, ci riduciamo a fare cose che non ci piacciono, senza passione, senza soddisfazione”.