“Nell’estate del 2013 la mia vita è esplosa in poche settimane. Un carcinoma infiltrante alla mammella, il corpo che si trasforma, un compagno che sparisce, il lavoro ed il conto in banca che vanno in tilt. Ecco come sono diventata l’eroina con le tette razzo, che combatte, non tanto contro il cancro (che va semplicemente gestito) ma per i diritti di lavoratrici e lavoratori autonomi che si ammalano gravemente”
Così si presenta sul suo blog Daniela Fregosi, alias Afrodite K. Prima la scoperta di un tumore al seno, poi la scoperta, altrettanto scioccante, di non aver alcuna tutela sul lavoro e nessun diritto ad un sostegno economico nel periodo di assenza obbligata dalla sua attività. Ed infine la constatazione dell’indifferenza e dell’ignoranza istituzionale che la circondava. Daniela non si è arresa e ha lanciato una Petizione su change.org “Diritti e assistenza per i lavoratori autonomi che si ammalano” raccogliendo oltre ottantamila firme.
Anche grazie alla campagna realizzata da Acta, l’associazione dei freelance in rete, il governo si dichiarò disponibile ad arrivare ad uno Statuto dei lavoratori autonomi: in Italia sono 5,4 milioni e di questi 3,5 non hanno alcun dipendente. Tra loro vi sono figure molto diverse: i lavoratori autonomi iscritti alle 19 casse previdenziali private (dagli avvocati, agli architetti, ai medici ecc.) che sono in difficoltà a sostenere gli impegni previsti dai loro statuti a causa del crollo dei redditi degli under 45 i quali spesso non son in grado di pagare i contributi previdenziali richiesti; i parasubordinati, 1,6 milioni, e i 180.000 freelance tutti iscritti alla gestione separata Inps, solo per citare qualche numero.
Dopo anni di attesa ora sembra arrivata in dirittura d’arrivo una bozza di legge preparata dal governo; ma non è ancora chiaro a quale platea sarebbe rivolto il provvedimento: a tutti i 5,4 milioni di lavoratori autonomi, come sembrerebbe da alcune affermazione di principio? E in tal caso con quale rapporto con le varie casse previdenziali ? Oppure solo ai 180.000 freelance? E gli altri resterebbero abbandonati a se stessi?
Inoltre la lettura del testo riserva amare sorprese, tre sono i punti maggiormente critici sui quali vi è stata una marcia indietro.
Il primo riguarda il diritto alla salute: la copertura economica per la degenza domiciliare mentre sono in atto le terapie oncologiche passerebbe da 180 giorni a soli 60 giorni, periodo entro il quale non si conclude la stragrande maggioranza dei cicli di chemioterapia. Il secondo riguarda la puntuale remunerazione del lavoro svolto: nonostante formalmente vi sia l’obbligo di pagamento entro 30 giorni, il riconoscimento di un abuso scatterebbe solo trascorsi 90 giorni di mancato pagamento dopo l’emissione di una fattura da parte di una partita Iva. Il terzo riguarda la formazione permanente finalizzata ad uno sbocco professionale: non sarebbe più possibile scegliere l’ente presso il quale formarsi, potranno essere dedotte solo le spese contratte con organismi accreditati: un modo per garantire guadagni ad enti legati agli amici degli amici.
Di fronte alle oltre quaranta tipologie differenti di contratto esistenti, la logica di questo provvedimento appare molto chiara: da un lato ribadire che i diritti non sono uguali per tutti e che alcuni, anche quelli fondamentali come lo è la tutela della salute, restano prerogativa solo del lavoro dipendente; dall’altro prorogare l’esistenza di un esercito di precari obbligati ad accettare lavori a qualunque condizione al fine sia di garantire lauti guadagni a chi si avvale delle loro prestazioni, sia di far sentire il fiato sul collo, attraverso una concorrenza al ribasso, ai lavoratori dipendenti. Il tutto, com’è nello stile di questo governo, camuffando l’operazione con annunci altisonanti realizzati con grande enfasi.
Nell’immediato è necessario ottenere un vero Statuto del lavoro autonomo che tuteli i diritti di oltre cinque milioni di cittadini.
In prospettiva è necessario prendere atto che nella situazione attuale alcuni diritti essenziali, come quelli relativi alla tutela della maternità e della salute (non solo attraverso la gratuità dell’assistenza sanitaria, ma fornendo la possibilità reale di curarsi e di condurre una gravidanza) devono essere garantiti a tutti, a prescindere dalla condizione lavorativa. Questo significa andare oltre alcuni paradigmi novecenteschi, ma non per tornare indietro e diminuire le tutele come è nelle corde dell’attuale esecutivo, ma piuttosto per andare in avanti e garantire realmente a tutti i diritti fondamentali.