Dietro Donald Trump c’è l’America arrabbiata e sconfitta, anche se fa ridere con quei capelli che sembrano un parrucchino – lui giura di no – e per le frasi esagerate, i commenti allucinanti. “Attenti, è un fascista e un pericolo reale per gli States e per il mondo intero. Non è un buffone ma l’uomo delle banche. Sbaglia di grosso che lo sottovaluta”.
Parola di Webster Griffin Tarpley, classe 1946, filosofo della storia, giornalista, scrittore, molto noto per il bestseller George Bush: The Unauthorized Biography (1992) e per molti altri lavori, tradotti in diversi paesi, che vivisezionano la storia dei poteri americani. Esperto di terrorismo, faceva il giornalista in Italia nel 1978 e qui scrisse il famoso rapporto che gli fu commissionato da ambienti del governo italiano (tramite il fedele amico di Cossiga, Giuseppe Zamberletti) e intitolato Chi ha ucciso Aldo Moro?.
Tarpley è un fiume di parole che affascina – per fortuna tra le altre lingue che conosce bene c’è anche l’italiano – perché racconta i fatti dandogli sempre una cornice solida per comprenderli a fondo. Chi è Donald Trump? “Il personaggio è ben noto da diverso tempo come speculatore immobiliare, megalomane e arrivista, organizzatore di concorsi di bellezza, protagonista della stampa rosa, amico di tutti – pure dei Clinton, tanto da partecipare al matrimonio della loro figlia Chelsea. Come politico ‘sfonda’ nella primavera del 2015, quando Jeb Bush, il classico candidato reazionario, esponente di una storica frazione della Cia, nonostante i milioni di dollari, fallisce nei sondaggi”.
E poi resta sulla cresta dell’onda: “Il candidato Trump nasce dalla insoddisfazione e dalla irrequietezza del Partito repubblicano: cioè di coloro che ritengono inutili i loro rappresentati al Congresso (nel 2010 hanno vinto la Camera, quattro anni dopo il Senato) perché fanno accordi con Obama, gli stessi che ritenevano non abbastanza reazionario l’ultimo Bush, che spendeva soldi per cercare di far fronte alla crisi nella quale stavamo sprofondando. Inoltre, il fenomeno politico ‘Trump’ viene allevato dalla rabbia della piccola borghesia – commercianti, broker, gente che lavora per le banche e gira intorno al business immobiliare – e della ‘plebe’ costituita da pensionati, ex militari, sbandati, insomma i poveri, tutta gente ammazzata dalla grande crisi economica del 2008 ed esclusa, messa ai margini, e sensibili ai richiami irrazionali di un personaggio come Trump. Per tutti costoro lui si presenta come l’uomo della provvidenza“.
Anche l’Italia ha avuto il suo uomo della provvidenza, anzi più d’uno. Ma che cosa rende il candidato Trump forte? Tarpley non ha dubbi:”Le nostre televisioni non parlano d’altro. E’ ospite quotidiano di tutte le maggiori tutti, l’ABC, la CBS, l’NBS, lo ritrovi nella tv pubblica, finanche la MSNBC, che è liberal e filo Obama, manda in onda i suoi comizi senza commenti. Trump potrebbe essere davvero il candidato che esce vittorioso dalle primarie repubblicane e questo fa di lui un pericolo per tutti: nell’Iowa, uno stato importante perché influenza molto il voto, Trump e l’altro suo concorrente fascista, Ted Cruz, hanno il 50% dei consensi rispetto agli altri candidati. Nel New Hampshire i sondaggi danno Trump al 34,5. Insomma, è molto sciocco, secondo me, pensare che Trump sia un perdente”.
Tarpley lamenta una scarso contrasto sul piano mediatico anche da parte dei settori liberal:”Sì, questo è un problema, in America tutti sembrano storditi, parla Trump ovunque, e, se non contrastiamo la sua vittoria, Trump potrebbe essere il candidato repubblicano alle elezioni per la presidenza degli Stati Uniti d’America. E questo mi sembra già un orrore. I Repubblicani sono barbari, come appare chiaro da tutto ciò che dicono”.
Ma perché Donald Trump merita l’appellativo di “fascista”? “Innanzitutto lui usa quella che definirei ‘l’arte del fascismo’, cioè finge di essere un anti-sistema, un avversario dell’establishment, un pacifista, un anticapitalista al servizio dei più bisognosi, ma in realtà è al servizio di chi lo ha sempre sostenuto: il sistema delle banche. Trump ha avuto miliardi dalle banche per tutta la sua vita. Ora dice che vuole tassare Wall Street, colpendo le tasse sugli edge funds, ma in realtà ha già detto che abolirà la tassa sull’eredità, che intende tagliare dal 40 al 25% la tassa sui guadagni, e che non gli piace affatto l’idea di aumentare il salario minimo che oggi è a 7,25 dollari. Nei suoi progetti insomma c’è una redistribuzione dei redditi a favore dei più ricchi. Trump, inoltre, usa metodi fascisti; dalle ‘smorfie’ alla Mussolini, alle squadracce che vanno nei suoi comizi per cacciare, picchiare e spaventare i contestatori: avrete sicuramente visto il caso della signora con il velo fatta uscire da una sala dove lui parlava”.
Le immagini sono rimbalzate sui media di tutto il mondo.”Ma c’è ben altro. Veri e propri picchiatori che tengono lontano dalle sue manifestazioni ogni possibilità di contestazione. Ci sono stati vari casi, come quello del nero in Alabama picchiato a sangue. Non è un caso che nella sua massa di consensi ci sono anche i movimenti nazionalisti bianchi, dai neoconfederati al Ku Klux Klan. Trump muove questa massa sociale. E la usa a suo oiacimento. Dobbiamo denunciare, parlare, spiegare chi sono davvero Trump e il suo compare-competitor, Ted Cruz, che è sostenuto dai soldi della Goldman Sachs e dai gruppi che incitano ad uccidere i medici che praticano l’aborto“.
In Italia da circa un anno è stata istituita una commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Moro, sul quale la magistratura sta ancora indagando:”Qui in America gira ancora un signore che parla spesso in radio e tv si chiama Steve Piecznick. E’ un fervente sostenitore di Donald Trump, un suo tifoso accanito. Mentre io facevo il giornalista in Italia e insieme a tanti altri colleghi ero angosciato per la vita di Moro, lui arrivò a Roma mandato dal governo di Washington per ‘stabilizzare l’Italia’. Chiedessero a lui. Piecznick sa tutta la verità sull’assassinio di Aldo Moro”.