E Italo ha fatto arrabbiare il popolo dei social. Quelle offerte promozionali messe a disposizione per il Family Day hanno mandato su tutte le furie migliaia di utenti che si indignano sulla pagina ufficiale dell’azienda su Facebook e che su Twitter hanno lanciato l’hashtag #boicottitalo.
Eppure la società si difende ricordando che fanno quel tipo di offerte «ogni giorno e con ogni tipo di organizzazione e associazione in occasione di eventi musicali, sportivi e sociali, senza fare scelte né ideologiche né di appartenenza».
Ciao a tutti, ci tenevamo a comunicare a tutti voi che Italo ha un sistema commerciale in base al quale offre…
Pubblicato da Italo Treno su Domenica 24 gennaio 2016
Ma, a ben vedere, non è proprio così. Perché non tutte le manifestazioni sono uguali. Facciamo un esempio: si può scendere in piazza per i diritti dei migranti o contro il terrorismo, oppure partecipare a un’iniziativa opposta che – sempre nel rispetto della legge – auspichi la cacciata di tutti gli stranieri. È la distinzione, nettissima, tra antirazzismo e razzismo. Torniamo al caso concreto: domenica prossima, a Roma, si esibiranno migliaia di persone accomunate dall’odio omofobico e chiederanno a gran voce che una parte della società continui ad esser discriminata. Applicando quello sconto, si è fatta una precisa scelta di campo.
Molte persone, che si dichiarano già ex clienti, cercano di farglielo capire: «L’importante per Italo è guadagnare, dei diritti umani se ne fregano. Che vergogna, con voi ho chiuso» scrive lo scrittore Claudio Rossi Marcelli. «Vi siete dati la zappa sui piedi con questa scelta […] vi supporto da sempre nella vostra “battaglia” ma ora ci penserò due volte prima di comprare un vostro biglietto» si sfoga Leandro. «Scusate e gli sconti per i Pride a giugno dove erano?» chiede Maxy. «Agevolate una manifestazione “contro” una categoria di cittadine e cittadini. È inammissibile. Ed è indecente la vostra giustificazione. Mai più Italo!» tuona ancora Fabrizio.
La toppa, insomma, sembra peggiore del buco. Soprattutto quando nella pagina ufficiale si legge un secondo comunicato, dai toni non proprio professionali e dallo stile piccato: «Ragazzi, non ci stiamo a farci mettere nell’angolo da chi vuole strumentalizzare ogni cosa. Ci hanno chiesto una scontistica per una manifestazione pubblica legalmente autorizzata e l’abbiamo concessa come facciamo sempre in questi casi». Pecunia non olet, insomma. E ancora, possiamo leggere: «Ci fanno male queste parole perché noi siamo da sempre sostenitori dei diritti individuali e lo dimostriamo anche con il nostro sostegno al cinema autoriale che denuncia le discriminazioni e difende i diritti civili e le libertà individuali». Peccato che, a voler seguire il dibattito in corso, non sono le libertà individuali a esser messe in discussione, ma la valenza pubblicistica delle unioni tra persone dello stesso sesso. A ben vedere, regna molta confusione tra chi gestisce le pagine social di Italo. (E vi do anche un’altra notizia: nel riportare le dichiarazioni, gli accenti li ho corretti io.)
Ragazzi, non ci stiamo a farci mettere nell’angolo da chi vuole strumentalizzare ogni cosa. Ci hanno chiesto una…
Pubblicato da Italo Treno su Domenica 24 gennaio 2016
Si dovrebbero chiedere, invece, in quell’azienda come mai nel resto del mondo i vari brand si schierano al fianco delle categorie discriminate e non sostengono fazioni politiche discriminatorie. Il caso Barilla non ha insegnato niente, alla nostra imprenditoria? Se vogliono alcune indicazioni su come ci si comporta, riguardo i diritti delle minoranze, possono rivolgersi a Lush, che invece si è fatta promotrice di una campagna contro l’omofobia. Perché se sei a favore dei diritti civili, come dici di essere, fai azioni concrete, non sconti a carovane di invasati religiosi e fascisti. E invece parrebbe che proprio quelli di Nuovo Trasporto Viaggiatori abbiano negato, in passato, le stesse convenzioni per il pride e per il Gayvillage…
Si dovrebbero chiedere ancora, ai piani alti di Italo, come si sentiranno i/le dipendenti Lgbt (e non solo) che torneranno a lavoro, sapendo che la loro azienda non si pone nessun problema morale ad agevolare una manifestazione contro loro stessi e i loro diritti. Al di là delle possibili ricadute economiche, non favorire un ambiente di lavoro sano non è certo d’aiuto per i destini di un’impresa. Ma contenti loro…
Infine, se vale il discorso che “è il mercato, baby”, faremo valere quella stessa regola non usufruendo dei loro servizi. C’è sempre il popolo del Family Day, da far spostare fino a Roma e altrove ogni giorno, d’altronde. Ognuno è libero di fare offerte a chi vuole. Noi, di contro, saremo altrettanto liberi e libere di scegliere di conseguenza.