L’immagine è quella della copertina del Bild Zeitung che ritrae il profilo inconfondibile di Angela Merkel, accompagnato dalla domanda:” La Merkel è ancora la persona giusta?”. Il sentimento di malcontento e disagio sulla politica di accoglienza dei migranti ha segnato un punto di non ritorno dopo i fatti di Colonia dell’ultimo Capodanno. La Germania si risveglia insicura e profondamente critica nei confronti della politica dei confini aperti e dell’accoglienza indiscriminata che ha messo a dura prova le certezze della Cancelliera. Dall’interno del suo stesso partito, la Cdu, si sono levate voci sempre più critiche che invocano un ripensamento e una limitazione del numero di rifugiati che la Germania può accogliere dopo che lo stesso Presidente della Repubblica tedesca Joachim Gauck, ha criticato aspramente la mancata regolamentazione dei flussi migratori e ha proposto di introdurre delle quote al numero di rifugiati che “potrebbero essere politicamente e moralmente necessarie”, seguendo l’esempio della vicina Austria che è stato il primo paese in Europa a introdurre dei limiti all’accoglienza dei migranti.
A due mesi dall’importante test di marzo delle elezioni regionali, la Merkel è costretta a fare i conti con una ribellione interna al suo partito capeggiata da Christian von Stetten, che già dal settembre scorso aveva espresso tutto il suo disappunto per “la politica fuori controllo” della Cancelliera, tanto da trovare solidarietà persino fra i rami del suo esecutivo, con il ministro dei Trasporti Alexander Dobrindt che rompe l’unità di governo e dichiara gli errori commessi da Frau Angela in questi mesi. La Merkel dunque si vede costretta a tornare sui suoi passi nel tentativo di sedare la fronda all’interno del suo partito che, secondo fonti di Berlino, potrebbe condurre alla fine anticipata della sua legislatura. Un’ipotesi piuttosto difficile da realizzare, dal momento che la sfiducia del Cancelliere in Germania richiede contestualmente la nomina di un nuovo sostituto che abbia già la maggioranza dei voti del Bundenstag per completare l’avvicendamento, ed è una situazione che dal dopoguerra ad oggi si è verificata solo in due occasioni; una con Brandt nel 1972 e l’altra con Schmidt nel 1982.
L’isolamento del paese forte dell’Unione europea passa non solo dalle politiche migratorie rimesse in discussione in patria e negli stati membri, ma anche da una progressiva divergenza nei rapporti con gli Stati uniti, iniziata dall’estate scorsa quando la Germania di fronte alla chiara incapacità della Grecia di applicare il memorandum dell’austerity, ne chiese l’allontanamento dall’unione monetaria, mentre Washington si impose per impedire che la Grecia fosse espulsa dall’euro. Fu la chiara dimostrazione che gli interessi dei due paesi iniziavano a prendere strade diverse, se non apertamente in conflitto tanto che la Germania non ha mai nascosto il suo interesse a mantenere vive le relazioni economiche e commerciali con la Russia, nonostante il rinnovo delle sanzioni , quando con questa ha firmato l’accordo per il raddoppio del gasdotto Nord Stream, che la Merkel definì vitale in tema di politica energetica per la Germania.
La stessa approvazione incondizionata delle politiche di accoglienza tedesche dei profughi espressa in passato dagli ambienti statunitensi, viene oggi stigmatizzata dal New York Times che arriva a chiedere l’allontanamento della Cancelliera colpevole di non aver arrestato l’ondata migratoria di decine di migliaia di profughi che rischiano di compromettere la stabilità della società tedesca, quando fino a pochi mesi prima la stampa anglosassone elogiava gli sforzi di umanità e di accoglienza che i paesi europei, Germania in testa, realizzavano aprendo le porte ai rifugiati. Ora i rapporti sembrano essere cambiati decisamente, e la Merkel si scopre sola e isolata all’interno del suo partito e messa in discussione dal suo storico alleato dall’altra parte dell’Atlantico. Lo scandalo Volkswagen ha contribuito senza dubbio a raffreddare le relazioni tra i due paesi, non solo per il fatto che la casa automobilistica tedesca si è rifiutata di fornire le comunicazioni e le email dei dirigenti della Vw al procuratore distrettuale del Connecticut, George Jepsen, ma anche per quello che è apparso come un chiaro tentativo di colpire il surplus della bilancia commerciale tedesco, rappresentato per larga parte dalle esportazioni automobilistiche. Sullo sfondo la crisi siriana e il possibile bando tedesco della vendita delle armi all’Arabia Saudita, partner strategico degli Usa, e accusata di essere tra i principali finanziatori dell’Isis.
La Merkel dunque sembra non essere considerata più affidabile da Washington anche per la sua politica estera che spesso la vede strategicamente vicina alla Russia, nel timore che Putin riesca a sfruttare le divisioni all’interno della Nato e indebolisca in questo modo la strategia di ampliamento della sua influenza nei paesi dell’Europa dell’est. Forse la Merkel non finirà “in esilio da qualche parte in Sud America” come ha dichiarato Beatrix von Storch, esponente al Parlamento Europeo di Alternative für Deutschland, ma da oggi Angela è sempre più sola.