Questa sera su Rai UnoIl paradiso delle signore” cammina verso la conclusione e con essa verrà messo il punto finale all’intreccio di storie nel grande magazzino. Tra i precedenti illustri, a parte la pagina scritta della novella di Balzac (“Au bonheur des femmes“) che ha dato la stura a vari successivi adattamenti cinematografici, ne ricordiamo due: le “Commesse” (fra cui Sabrina Ferilli) or sono quasi venti anni su Rai 1; “CentoVetrine“, che per anni interminabili, nel primo pomeriggio di Canale 5, tratteneva per i ventricoli le signore reduci dal “Beautiful” che immediatamente precedeva.

E del resto si sa che, subito dopo la “famiglia” con i suoi intrecci di complicità e di fratelli coltelli, il “grande magazzino” consente di radunare una quantità di personaggi fissi e d’occasione (direttori, commesse umili e vetriniste sveglie nonché clienti più o meno arroganti) e costituisce davvero un paradiso, ma per gli sceneggiatori perché le micro e macro svolte gli si infilano da sole nella penna. Siamo, in sostanza a quel prodotto di genere, chiamiamolo seriale oppure telenovela, che è richiestissimo in tutti i mercati del mondo per farcire i pomeriggi di un pubblico in larga maggioranza femminile e anziano, che si muove nell’offerta televisiva secondo percorsi di consolidata abitudine. Un pubblico che a quell’ora ama ritrovarsi e ritrovare piuttosto che trovare. Per questo è lì che domina la serialità ed è proprio lì che la televisione fa trasparire i propri connotati più industriali.

Fin qui tutto il mondo è paese, salvo che all’estero quando calano le ombre della sera, quei prodotti ritagliati sulla funzione televisiva della “compagnia” lasciano il passo alla “tv evento“, ovvero a programmi orientati al pubblico più generalista, e dunque a più largo spettro di stile e contenuti perché mirano a un ascolto condivisibile da diversi membri del nucleo familiare. Cosa ci sta a fare invece, da noi, “Il paradiso delle signore” nella prima serata di Rai1? Semplice, vi svolge lo stesso ruolo di una telenovela di importazione come “Il Segreto” nelle serate, come quella di ieri, di Canale 5. E qui non c’è alcuna “razionalità industriale”, ma semplicemente l’esito di decenni di frammentazione monopolistica della tv nostrana che dovendo nutrire di prodotto un sistema generalista iper espanso allunga il brodo e taglia i budget.

Ecco perché, al di là di ambientazione, costumi e provenienza, “Il paradiso delle signore” e “Il segreto” sono prodotti della stessa pianta. E sta del resto a dimostrarlo la composizione delle platee: che tra i maschi è identica fino al dettaglio, in ogni classe di età; mentre appena diversa è quella femminile, a causa di quel tanto di preferenza che le signore tra i 15 e 1 34 anni riservano sempre a Canale 5. Come pensiamo che di certo accadrà anche stasera, quando il Biscione punterà, tra gli strepiti d’occasione del Moige (Movimento italiano genitori), al grande slam tra le signore mediante la somministrazione del “frustami, ma di baci saziami!” marchiato “Cinquanta sfumature di grigio“.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Talk show, la crisi dei mercati e delle banche non basta per ravvivare lo share

next
Articolo Successivo

Cinquanta sfumature di grigio snobbato dagli uomini del Sud e a bassa scolarità. E le donne? “Incollate” davanti alla tv

next