Il lavoro chiesto agli esperti dagli inquirenti che indagano sul fenomeno del disseccamento degli ulivi evidenzia seri dubbi circa i metodi di contenimento della malattia ordinati da Bruxelles. Il documento consultato in esclusiva da ilfattoquotidiano.it
La perizia richiesta dalla Procura di Lecce per fare luce sulla presenza della Xylella in Salento potrebbe aprire scenari nuovi rispetto alle possibili cause del Complesso di Disseccamento Rapido dell’Olivo (Codiro) in Puglia. La ricerca effettuata da Giuseppe Surico, patologo vegetale, e Francesco Ranaldi, biochimico, entrambi dell’Università di Firenze, conferma la presenza di Xylella fastidiosa subspecie pauca, ceppo Codiro, identificata dai ricercatori di Bari nel 2013. Allo stesso tempo, emerge che potrebbero esistere anche altre popolazioni di Xylella in Salento. Questo implicherebbe che il batterio è presente nell’area da “lunghissimo tempo”, si legge. Se il risultato della perizia dovesse essere confermato da ulteriori analisi, potrebbe mettere in discussione le misure di contenimento imposte dall’Europa.
Dai dati della perizia, ottenuta in esclusiva da ilfattoquotidiano.it, emerge l’esistenza di popolazioni di Xylella geneticamente diverse dal ceppo Codiro, l’unico individuato in Salento fino a oggi dagli scienziati di Bari. Codiro ha la stessa “impronta genetica” di un ceppo costaricano di Xylella che si suppone sia stato introdotto in Puglia di recente, innescando, si pensa, la malattia negli olivi. La caratteristica genetica principale del ceppo Codiro è la sequenza di sette geni tipica di Xylella del Costarica e che, secondo gli scienziati di Bari, si ritrova identica in tutti gli isolati di Xylella del Salento fin qui analizzati.
Surico e Ranaldi parlano invece anche di popolazioni di Xylella salentina che presentano mutazioni all’interno della sequenza dei 7 geni, quella che dovrebbe costituire il ‘marchio di fabbrica’ del ceppo costaricano e quindi anche di Codiro. In una pubblicazione dell’istituto di ricerca Iam di Bari del 2014, si legge nella perizia, si trova traccia di altre popolazioni di Xylella, ma poi, inspiegabilmente, le conclusioni dell’articolo non tengono conto di tale variabilità, che non viene nemmeno commentata. Inoltre, i periti si sono accorti che anche nelle sequenze genetiche ottenute dai colleghi baresi si riscontravano alcune mutazioni nei sette geni. Mutazioni che, a partire da maggio 2015, i periti hanno visto via via sparire da Genbank — una delle banche dati internazionali dove i ricercatori di Bari hanno depositato le sequenze geniche di Xylella che hanno fin qui ottenuto.
Pertanto, conclude la perizia, “è da verificare se in Salento sono presenti popolazioni di Xylella diverse fra loro, come sembrano indicare taluni dati raccolti dagli stessi ricercatori e mai da essi, inspiegabilmente, adeguatamente commentati.” Se i riscontri di Surico e Ranaldi dovessero essere confermati da ulteriori analisi, ciò indicherebbe che Xylella è in Salento da “lunghissimo tempo,” così tanto “da aver avuto il tempo di subire modificazioni genetiche”. I periti ipotizzano che si possa essere ricombinata con ceppi introdotti successivamente in Puglia e da più parti del mondo, non solo dal Costa Rica, dando forse origine ad una varietà virulenta per l’olivo. “Oppure che Xylella sia endemica in Salento, che ci sia sempre stata e che non sia la causa del disseccamento degli olivi,” commentano gli attivisti salentini che si oppongono alle misure di contenimento imposte dall’Europa. “Se così fosse, potrebbe decadere il concetto stesso di quarantena, dal momento che non si tratterebbe più di un patogeno di recente introduzione in Europa, ma che c’è da sempre e che non causa alcuna malattia“.
La perizia non dà conto di quale sia la causa del disseccamento degli olivi. Ma mette a fuoco un punto chiave per l’intera vicenda: la mancanza di chiarezza sui dati scientifici fin qui raccolti. E vista la complessità del fenomeno, se non c’è assoluta chiarezza almeno sui dati, diventa difficile capire cosa stia realmente succedendo e quale sia la decisione più efficace da prendere per contenere il fenomeno. “La chiarezza è mancata dall’inizio,” ha detto a ilfattoquotidiano.it un patologo vegetale che vuole restare anonimo. “Il ceppo di Xylella individuato in Puglia, Codiro, è stato chiamato con lo stesso nome della malattia degli olivi senza che sia stato ancora dimostrato alcun nesso di causalità.”
A complicare le cose, c’è anche la confusione sui fatti accertati dalla scienza e quelli da dimostrare che emerge da siti web autorevoli. Il sito degli esperti mondiali di Xylella, gli entomologi Alexander Purcell, Rodrigo Almeida e Rodrigo Krugner riporta che sebbene il legame causa-effetto tra ceppo Codiro di Xylella e disseccamento degli olivi non sia ancora stato dimostrato, “c’è un’ottima correlazione tra la malattia [nelle piante di olivo in Salento] e la presenza del batterio“. Ci sarebbe cioè, se non ancora la prova, un forte indizio che Xylella sia la causa del malattia. Ma nella letteratura scientifica del gruppo di ricerca di Bari di questa correlazione non c’è traccia, come confermato dallo stesso Purcell a ilfattoquotidiano.it: “Non sono a conoscenza di nessun dato pubblicato in merito a ciò” ha spegato. “Ne ho sentito parlare durante una conversazione con Maria Saponari e Donato Boscia a Bari” (Maria Saponari e Donato Boscia, virologi vegetali del Cnr di Bari, sono due degli scienziati che la procura di Lecce ha messo sotto inchiesta nell’ambito delle indagini sul caso Xylella della Puglia). Ma per come procede la scienza, non si può dire per il momento che tale correlazione esiste. Per quello ci vuole una pubblicazione scientifica che lo dimostri e che ancora non c’è. Come non si può escludere che sia Xylella a causare il disseccamento negli olivi. Gli scienziati dovranno ora far luce su tutti questi aspetti, oltre a verificare se le ipotesi di Surico e Ranaldi sulla presenza di più popolazioni di Xylella in Puglia abbiano o meno un riscontro nella realtà.