L’amministratore delegato della società e candidato alle primarie milanesi si trincera ancora dietro il dato sul patrimonio. Ma stando alle sue promesse i ricavi dello scorso anno avrebbero dovuto compensare investimenti e costi sostenuti in quelli precedenti, che hanno determinato tra 2008 e fine 2014 un rosso di 78 milioni. Le cose non sono andate così
Il 2015 “si chiuderà con un significativo utile, in grado di coprire le perdite cumulate degli anni precedenti e di portare al pareggio gestionale”. La firma è di Giuseppe Sala, in calce alla relazione sul bilancio 2014 di Expo. Ma da allora mancano all’appello più di 110 milioni di euro. E oggi l’amministratore delegato della società e candidato alle primarie milanesi del centrosinistra fa di tutto per nascondere che quel “significativo utile” non c’è stato. E che, anzi, il bilancio 2015 ha addirittura chiuso in perdita. Sala continua a insistere: “Lascio conti positivi. Lo dimostra un patrimonio netto di 14,2 milioni di euro”. Ma i numeri sono numeri: il patrimonio netto nel 2015 è diminuito di 32,6 milioni di euro, passando dai 46,8 milioni del 2014 ai 14,2 sbandierati ora.
L’ultima riga del bilancio, benché mister Expo non lo voglia ammettere, ha dunque registrato un rosso pari ad almeno 32,6 milioni. Rosso che Sala ha più volte negato, arrivando a sostenere davanti alle telecamere de ilfattoquotidiano.it che il bilancio 2015 ha chiuso in utile. Una bugia bella e buona. Tanto più che la perdita potrebbe superare i 32,6 milioni, dal momento che a tale somma vanno aggiunti eventuali versamenti dei soci (governo, comune di Milano, provincia, regione Lombardia e Camera di commercio), iscritti in una riserva per contributi in conto capitale. Expo non ha comunicato l’entità di tali versamenti per il 2015, ma va considerato che negli anni precedenti sono arrivati a ben 114,7 milioni di euro.
Secondo le promesse del Sala versione 2014, i ricavi registrati nel 2015, grazie alla vendita di biglietti, agli sponsor e alle percentuali sulle attività commerciali e di ristorazione all’interno del sito, avrebbero dovuto compensare gli investimenti e i costi sostenuti negli anni precedenti, che hanno portato tra il 2008 e la fine del 2014 a perdite complessive per 78,1 milioni. Nel corso degli anni tali perdite sono state controbilanciate dai versamenti dei soci messi a riserva, in modo da mantenere il patrimonio netto sempre positivo. La relazione del cda però non fa riferimento a queste riserve, ma dice in modo chiaro che a compensare le perdite sarà “un significativo utile” nel 2015. Utile che però, come detto, non c’è stato. Rispetto a quanto Sala ha sottoscritto l’anno scorso nella relazione di bilancio, le cose sono andate peggio di almeno 110 milioni, numero a cui si arriva sommando le perdite accumulate fino al 2014 con la diminuzione di patrimonio netto, ovvero perdita, registrata nel 2015. Ilfattoquotidiano.it ha chiesto chiarimenti su questo punto nel corso di un colloquio con lo stesso Sala, che si è riservato di rispondere nei prossimi giorni.
In attesa che arrivino le sue risposte, il reale significato di patrimonio netto ha provato a spiegarlo a Sala il consigliere comunale Manfredi Palmeri (Polo dei milanesi), nel corso dell’audizione dell’aspirante sindaco in commissione a Palazzo Marino. Il dato rappresenta le risorse di proprietà della società, così come un’abitazione costituisce il patrimonio di una famiglia, per usare l’analogia di Palmeri: “Ma se qualche anno fa questa famiglia aveva cinque case, e alle fine delle attività svolte gliene è rimasta solo una sola – fa notare il consigliere – la famiglia non può essere contenta di come sono andate le cose”. E alla fine dell’esposizione, continuando l’analogia, Expo si trova meno case di quante ne avesse un tempo, visto che il patrimonio netto è diminuito. Ma c’è un altro documento che dimostra l’esistenza di un buco da oltre 100 milioni di euro rispetto alle previsioni.
Come ha fatto notare in commissione il presidente del consiglio Basilio Rizzo, nella relazione sull’esercizio 2013 di Expo (datata dicembre 2014), la Corte dei conti cita il piano industriale di Expo (documento mai reso disponibile nella sezione trasparenza del sito della società) e scrive: “Il patrimonio netto alla fine dell’evento sarà pari a circa 135 milioni di euro”. Quindi oltre 120 milioni in più rispetto al valore di patrimonio netto di cui Sala si fa vanto oggi. Del resto manca proprio quel “significativo utile” promesso un anno fa. Che fine hanno fatto questi soldi? In comune Sala si è difeso sostenendo che alla differenza contribuiscono i 60 milioni di euro dovuti dalla Camera di commercio, ma mai arrivati. Ha però omesso di dire una cosa: Expo avrà ricevuto dalla Camera di commercio meno soldi del previsto, ma nel 2015 ha anche incassato somme inattese. Come i 20 milioni stanziati a novembre dal governo con il decreto ‘happy days’ “per il concorso agli oneri di sicurezza sostenuti dalla società”.