Le Olimpiadi si aprono ai transessuali. Niente più operazioni chirurgiche o terapie ormonali: quelle saranno scelte private, personali. D’ora in avanti gli atleti transgender avranno il diritto di gareggiare liberamente nelle gare del genere a cui sentono di appartenere, rispettando solo delle più semplici condizioni di controllo dei livelli di testosterone. Il Comitato Olimpico Internazionale ha deciso la svolta storica con la stesura delle nuove linee guida che verranno adottate nelle prossime settimane. E saranno probabilmente valide già per i Giochi di Rio de Janeiro 2016.
Fino ad oggi, infatti, la partecipazione degli atleti transessuali alle competizioni riconosciute dal Cio era sempre stata complessa. A lungo la questione non è stata neppure regolamentata, considerata alla stregua di un tabù. Nel 2003 il Cio aveva introdotto dei principi generali, a tutela però più dei risultati sportivi che dei diritti degli atleti: i transessuali (da uomo a donna o viceversa, senza differenza) per essere eleggibili nelle competizioni del genere di arrivo dovevano essersi sottoposti ad intervento chirurgico e ad almeno due anni di terapia ormonale di conversione. Trattamenti invasivi (e con determinati fattori di rischio) a cui non tutti i trans, anche fermamente convinti della propria identità, decidono di ricorrere. Nello sport, insomma, il sesso biologico prevaleva sull’identità di genere. Ora il Cio ha scelto di cambiare orientamento, motivando la sua scelta: “Dobbiamo assicurare il più possibile che gli atleti transgender non siano esclusi dallo sport. Il Cio deve garantire la correttezza delle competizioni, ma per far ciò non è necessario pretendere dei cambiamenti anatomici, incompatibili con lo sviluppo della legislazione e con diritti umani”.
L’intervento chirurgico, dunque, non sarà più obbligatorio: i transgender da donna a uomo potranno gareggiare fra i maschi senza alcun tipo di restrizione; quelli da uomo a donna, invece, potranno gareggiare fra le femmine dimostrando semplicemente di avere mantenuto un livello di testosterone inferiore ad una soglia di 10 nanogrammi per litro per l’anno precedente alla competizione. Una limitazione importante, ma comunque un passo avanti enorme rispetto alle norme precedenti. “Era una questione politica e sociale: dovevamo rivedere il regolamento, con una nuova prospettiva”, ha spiegato Arne Ljungqvis, tra gli esperti che hanno stilato le nuove bozze. “Eravamo indietro, era necessario adattarci al diritto internazionale: sentivamo che non potevamo più imporre un intervento chirurgico a delle persone”.
La svolta è decisa e sarà subito operativa. I nuovi principi – non si tratta in realtà di veri e propri regolamenti, ma di linee guida – verranno approvati nelle prossime settimane, così da orientare i comportamenti delle varie Federazioni nazionali e internazionali su una materia delicata e di recente fonte di grandi polemiche (si pensi al celebre caso di Caster Semenya, atleta sudafricana nata con pseudoermafroditismo e campionessa mondiale nel mezzofondo nel 2009, accusata dalla avversarie di essere un uomo). Ai Giochi di Rio de Janeiro 2016, dunque, potranno esserci anche atleti transessuali (col limite, però, di riuscire a dimostrare retroattivamente il rispetto delle soglie ormonali, che deve risalire a un anno prima la data dell’evento). Ma per il futuro la strada è tracciata.
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Olimpiadi aperte ai transgender, nuove regole Cio: addio operazione, basterà controllare livello ormonale
Il Comitato Olimpico Internazionale ha deciso la svolta storica con la stesura delle nuove linee guida che verranno adottate nelle prossime settimane. E saranno valide già per i Giochi di Rio de Janeiro 2016
Le Olimpiadi si aprono ai transessuali. Niente più operazioni chirurgiche o terapie ormonali: quelle saranno scelte private, personali. D’ora in avanti gli atleti transgender avranno il diritto di gareggiare liberamente nelle gare del genere a cui sentono di appartenere, rispettando solo delle più semplici condizioni di controllo dei livelli di testosterone. Il Comitato Olimpico Internazionale ha deciso la svolta storica con la stesura delle nuove linee guida che verranno adottate nelle prossime settimane. E saranno probabilmente valide già per i Giochi di Rio de Janeiro 2016.
Fino ad oggi, infatti, la partecipazione degli atleti transessuali alle competizioni riconosciute dal Cio era sempre stata complessa. A lungo la questione non è stata neppure regolamentata, considerata alla stregua di un tabù. Nel 2003 il Cio aveva introdotto dei principi generali, a tutela però più dei risultati sportivi che dei diritti degli atleti: i transessuali (da uomo a donna o viceversa, senza differenza) per essere eleggibili nelle competizioni del genere di arrivo dovevano essersi sottoposti ad intervento chirurgico e ad almeno due anni di terapia ormonale di conversione. Trattamenti invasivi (e con determinati fattori di rischio) a cui non tutti i trans, anche fermamente convinti della propria identità, decidono di ricorrere. Nello sport, insomma, il sesso biologico prevaleva sull’identità di genere. Ora il Cio ha scelto di cambiare orientamento, motivando la sua scelta: “Dobbiamo assicurare il più possibile che gli atleti transgender non siano esclusi dallo sport. Il Cio deve garantire la correttezza delle competizioni, ma per far ciò non è necessario pretendere dei cambiamenti anatomici, incompatibili con lo sviluppo della legislazione e con diritti umani”.
L’intervento chirurgico, dunque, non sarà più obbligatorio: i transgender da donna a uomo potranno gareggiare fra i maschi senza alcun tipo di restrizione; quelli da uomo a donna, invece, potranno gareggiare fra le femmine dimostrando semplicemente di avere mantenuto un livello di testosterone inferiore ad una soglia di 10 nanogrammi per litro per l’anno precedente alla competizione. Una limitazione importante, ma comunque un passo avanti enorme rispetto alle norme precedenti. “Era una questione politica e sociale: dovevamo rivedere il regolamento, con una nuova prospettiva”, ha spiegato Arne Ljungqvis, tra gli esperti che hanno stilato le nuove bozze. “Eravamo indietro, era necessario adattarci al diritto internazionale: sentivamo che non potevamo più imporre un intervento chirurgico a delle persone”.
La svolta è decisa e sarà subito operativa. I nuovi principi – non si tratta in realtà di veri e propri regolamenti, ma di linee guida – verranno approvati nelle prossime settimane, così da orientare i comportamenti delle varie Federazioni nazionali e internazionali su una materia delicata e di recente fonte di grandi polemiche (si pensi al celebre caso di Caster Semenya, atleta sudafricana nata con pseudoermafroditismo e campionessa mondiale nel mezzofondo nel 2009, accusata dalla avversarie di essere un uomo). Ai Giochi di Rio de Janeiro 2016, dunque, potranno esserci anche atleti transessuali (col limite, però, di riuscire a dimostrare retroattivamente il rispetto delle soglie ormonali, che deve risalire a un anno prima la data dell’evento). Ma per il futuro la strada è tracciata.
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La Paz, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Almeno 30 persone sono morte a causa di un incidente che ha coinvolto un autobus passeggeri, precipitato in un burrone profondo 800 metri nella città di Yocalla, nel sud della Bolivia. Lo ha riferito la polizia locale.
Tel Aviv, 17 feb. (Adnkronos) - Secondo quanto riportato dall'emittente statale israeliana Kan, citando diverse fonti, il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, non fa più parte del team incaricato delle trattative per la liberazione degli ostaggi. Fonti a conoscenza dei dettagli affermano che Bar potrebbe unirsi a una delegazione in futuro se si svolgeranno i negoziati sulla fase due.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Prosegue la protesta di Azione alla Camera sul decreto Milleproroghe: il capogruppo Matteo Richetti e la vicecapogruppo Elena Bonetti lasciano i lavori in corso nelle commissioni congiunte Affari Costituzionali e Bilancio. “Dopo il tempo sprecato dal governo nella discussione al Senato alla ricerca di una composizione delle divisioni interne, il testo del decreto è stato trasferito alla Camera solo questa mattina e approderà in Aula nella giornata domani. Alle Commissioni riunite – dichiarano Richetti e Bonetti – non restano che poche ore di esame notturno, una scelta che rende inutile ogni confronto di merito sulle misure contenute nel provvedimento e offende profondamente la funzione parlamentare e la dignità dei deputati membri. Se il governo intende ridurci a figuranti, abbia almeno la decenza di assumersene la responsabilità davanti al Paese. Noi non li aiuteremo”. Azione aveva già espresso nella mattinata la propria contrarietà al ripetuto ricorso alla fiducia, rendendo noto di non aver presentato, per questa ragione, emendamenti al decreto Milleproroghe.
Beirut, 17 feb. (Adnkronos) - Il governo libanese ha annunciato di aver approvato una risoluzione secondo cui soltanto lo Stato potrà possedere armi. La risoluzione chiede di fatto il disarmo di Hezbollah e include l'impegno a rispettare la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Ha ribadito le perplessità sul formato del vertice di Parigi, sull'invio di truppe europee in Ucraina e la necessità di percorrere strade che prevedano il coinvolgimento degli Stati Uniti. Queste le linee, a quanto si apprende, dell'intervento della premier Giorgia Meloni oggi al summit a Parigi convocato da Emmanuel Macron alla presenza del britannico Keir Starmer, del premier olandese, Dick Schoof, del cancelliere tedesco Olaf Scholz, del capo del governo polacco Donald Tusk e del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. All'Eliseo anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte e i vertici Ue, Antonio Costa e Ursula von der Leyen.
Meloni, a quanto si apprende, ha sottolineato di aver voluto essere presente per non rinunciare a portare il punto di vista dell’Italia, ma di avere espresso le sue perplessità riguardo un formato che, a suo giudizio, esclude molti Paesi, a partire da quelle più esposti al rischio di estensione del conflitto, anziché includere, come sarebbe opportuno fare in una fase storica come questa. Anche perché, avrebbe rimarcato la premier, la guerra in Ucraina l’abbiamo pagata tutti.
Per l'Italia le questioni centrali rimangono le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, perché senza queste ogni negoziato rischia di fallire. Quindi Meloni avrebbe rimarcato l'utilità di un confronto tra le varie ipotesi in campo, osservando come quella che prevede il dispiegamento di soldati europei in Ucraina appaia come la più complessa e forse la meno efficace. Una strada su cui l'Italia avrebbe mostrato le sue perplessità al tavolo.
Secondo Meloni, a quanto viene riferito, andrebbero esplorate altre strade che prevedano il coinvolgimento anche degli Stati Uniti, perché è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana. La premier avrebbe definito una sferzata sul ruolo dell'Europa quella lanciata dall'amministrazione Usa ma ricordando che prima di questa analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee. È una sfida, avrebbe quindi sottolineato, per essere più concreti e concentrarsi sulle cose davvero importanti, come la necessità di difendere la nostra sicurezza a 360 gradi, i nostri confini, i nostri cittadini, il nostro sistema produttivo.
Secondo la presidente del Consiglio sono i cittadini europei a chiederlo: non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi.
Meloni avrebbe quindi rimarcato come il formato del summit all'Eliseo non vada considerato come un formato anti-Trump. Tutt’altro. Gli Stati Uniti lavorano a giungere ad una pace in Ucraina e noi dobbiamo fare la nostra parte, la sollecitazione della premier italiana. Meloni infine, sempre a quanto si apprende, avrebbe manifestato condivisione per il senso della parole del Vice Presidente degli Stati Uniti Vance, ricordando di aver espresso concetti simili in precedenza. Ancora prima di garantire la sicurezza in Europa, avrebbe sottolineato Meloni, è necessario sapere che cosa stiamo difendendo.
Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - "La Russia minaccia tutta l'Europa". Lo ha detto la premier danese Mette Frederiksen dopo i colloqui di emergenza a Parigi sul cambiamento di politica degli Stati Uniti sulla guerra in Ucraina.
La guerra in Ucraina riguarda i "sogni imperialisti di Mosca, di costruire una Russia più forte e più grande, e non credo che si fermeranno in Ucraina", ha detto ai giornalisti, mettendo in guardia gli Stati Uniti dai tentativi di concordare un cessate il fuoco "rapido" che darebbe alla Russia la possibilità di "mobilitarsi di nuovo, attaccare l'Ucraina o un altro paese in Europa".
Parigi, 17 feb. (Adnkronos) - "Oggi a Parigi abbiamo ribadito che l'Ucraina merita la pace attraverso la forza. Una pace rispettosa della sua indipendenza, sovranità, integrità territoriale, con forti garanzie di sicurezza. L'Europa si fa carico della sua intera quota di assistenza militare all'Ucraina. Allo stesso tempo abbiamo bisogno di un rafforzamento della difesa in Europa". Lo ha scritto su X la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.