A sentire i dirigenti di Confsal-Unsa il numero dei dipendenti pubblici mandati a casa sarebbe molto più alto di quello diffuso dal ministero. Accusato di avere messo in campo una vera e propria manovra. Per giustificare l’intervento di “emergenza” sulle regole che vogliono rendere più veloce i licenziamenti degli statali
A sentire i rappresentanti dei lavoratori sembra addirittura che ci sia una vera e propria manovra per giustificare l’intervento di “emergenza” sulle regole per rendere più veloce i licenziamenti degli statali. Il tutto alterando i dati relativi ai dipendenti allontanati dalla pubblica amministrazione e tornati d’attualità con la vicenda dei ‘furbetti del cartellino’. Da un lato c’è infatti la cifra apparsa sul sito del ministero della Funzione pubblica guidato da Marianna Madia: 227 licenziati nel 2014. Dall’altro i numeri forniti dal Mef e dalla Ragioneria dello Stato ed elaborati dal sindacato Confsal-Unsa che sostiene ben altro: a essere cacciate sarebbero state 862 persone. Per la precisione, 511 uomini e 351 donne. Chi dice la verità?
CONTO SBAGLIATO “Il ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione, Marianna Madia, si sbaglia: dai nostri calcoli elaborati sui dati del Conto economico risulta che si tratta di cifre ben più alte. Ciò significa che le leggi esistono e funzionano. Mentre quelle varate dal governo invece non resisterebbero forse al vaglio di costituzionalità”, dice al ilfattoquotidiano.it , Massimo Battaglia segretario generale della federazione Confsal-Unsa che ha pubblicato un contro dossier che dà conto di tutti i comparti, compresi i dati relativi alle regioni che da sole avrebbero messo alla porta oltre 400 fannulloni. Dati, insomma, molto distanti da quelli forniti dal ministero della Funzione pubblica. Che a sua volta fa sapere: “Abbiamo pubblicato i dati, come lo si fa ogni anno, per un obbligo di trasparenza. Ma sul nostro sito si precisa come si tratti di dati parziali, relativi esclusivamente agli statali, dal momento che non sussiste alcun obbligo per gli enti locali di fare questa comunicazione”.
BATTAGLIA APERTA Fatto sta, almeno a detta del sindacato, che si è voluto dare un messaggio preciso, “e cioè che serviva intervenire: hanno voluto far passare un dato minore per giustificare l’intervento d’emergenza”. E si tratta di un messaggio grave perché sarebbe “utile a giustificare un provvedimento che torna a criminalizzare il lavoro pubblico: noi siamo contro i fannulloni. Chi sbaglia deve pagare. Ma queste nuove regole sono solo uno spot per giustificare con gli elettori, con un’abile operazione di comunicazione, il mancato rinnovo del contratto imposto da una sentenza della Consulta. Si dà in pasto all’opinione pubblica una categoria di lavoratori per giustificare una inadempienza”. Insomma, le regole per mandare a casa i fannulloni ci sono già e consentono di licenziare in appena 40 giorni di tempo. Almeno questo ripete il segretario generale Battaglia. Che, per ultimo e per sottolineare come il Pd abbia cambiato idea sull’argomento, ricorda le barricate fatte dai democratici oggi al governo contro l’ex ministro Renato Brunetta ispiratore a suo tempo di norme dure contro gli statali