Il gesto 'hot' del laterale del Frosinone non è stato punito dalla giustizia sportiva perché non vi è certezza "sull’intensità della compressione esercitata sul ‘basso ventre’ del calciatore atalantino, non potendosi escludere che gli effetti dolorosi siano stati la conseguenza di un gesto compiuto per finalità agonistiche, non connotata da quella intenzionalità lesiva che costituisce l’essenza della ‘condotta violenta’
Quella strizzatina non si può punire. Così ha deciso il giudice sportivo Gianpaolo Tosel rivedendo le immagini del contatto ‘hot’ tra Danilo Soddimo e Jasmin Kurtic. Durante l’anticipo di sabato, il laterale del Frosinone era stato pizzicato dalle telecamere mentre palpava il centrocampista dell’Atalanta. L’arbitro Valeri di Roma non aveva ravvisato il contatto tra la mano di Soddimo e le parti intime di Kurtic, quindi era stata richiesta la prova tv, in questo caso applicabile perché il comportamento sarebbe potuto rientrare nella “condotta violenta”, a differenza degli insulti a Mario Mandzukic da parte di Daniele De Rossi, che martedì si è scusato.
Ma secondo Tosel le riprese non sono chiare, quindi non può esserci certezza che Soddimo volesse compiere intenzionalmente la ‘strizzatina’ ai danni dell’avversario. “In dubio pro reo”, ha scritto nel comunicato spiegando che “le immagini televisive documentano che, nella circostanza segnalata, il calciatore frusinate, nel corso di un vivace contrasto di giuoco spalla contro spalla, con l’evidente intento di ostacolare l’avanzare del calciatore bergamasco protendeva verso il basso il braccio destro, avvinghiando l’addome dell’antagonista”. A quel punto i due sono rimasti agganciati e la mano di Soddimo “si posizionava sulla zona pubica del calciatore atalantino, che si accasciava dolorante al suolo”. Il giudice arriva però alla conclusione che “le immagini televisive disponibili, in mancanza di una essenziale ‘ripresa frontale’, non consentono di esprimere un sicuro giudizio, nell’esclusione di ogni ragionevole dubbio sull’intenzionalità e” – udite, udite – “sull’intensità della compressione esercitata sul ‘basso ventre’ del calciatore atalantino, non potendosi escludere che gli effetti dolorosi siano stati la conseguenza di un gesto compiuto per finalità agonistiche, non connotata da quella intenzionalità lesiva che costituisce l’essenza della ‘condotta violenta’”. Insomma, la palpata ‘hot’ e dolorosa c’è stata, ma non si sa quanto intensa e se volontaria. La decisione arriva a meno di una settimana dalla sentenza sul caso Sarri-Mancini, che ha fatto discutere perché – sempre secondo Tosel – gli insulti del tecnico toscano non sono stati discriminatori poiché l’allenatore dell’Inter non è omosessuale.
Il ‘trucchetto’ di Soddimo non è una novità sui campi da calcio. Alcune volte, sotto il profilo disciplinare, è andata persino peggio a chi lo ha subito. Il cileno Giacomo Jara riuscì a provocare l’espulsione di Cavani nei quarti di Copa America: dopo averlo disturbato solleticando con un dito il fondoschiena, il difensore si gettò a terra simulando d’aver ricevuto uno schiaffo dal giocatore del PSG che aveva invece reagito con un buffetto. L’arbitro optò per il rosso alla punta, costringendo l’Uruguay a giocare in inferiorità numerica per il resto della partita, poi persa. Andò male invece a Rachid Neqrouz in un Bari-Juventus del 1997. La mano del difensore marocchino molestò il lato B di Pippo Inzaghi. L’attaccante rimase impassibile, i ‘galletti’ persero 5-0. Ma il pioniere degli ‘strizzatori’ colti in flagrante resta Vinnie Jones. L’ex difensore – fama da duro in campo e al cinema dove è stato lanciato in Loock&Stock dal registra Guy Ritchie – ebbe il coraggio di provocare Paul Gascoigne in un Wimbledon-Newcastle del 1988. Storico lo scatto in bianco e nero che immortala Gazza sofferente mentre il gallese stringe i suoi testicoli con una cattiveria facilmente desumibile dalla faccia contratta. “Rientrai negli spogliatoi ancora sotto choc, non potevo credere a quanto era accaduto”, ha raccontato Gascoigne lo scorso luglio. La prova tv non c’era e non arrivò alcuna squalifica. Bastò tuttavia una fotografia a rendere la scena immortale.