Secondo il numero uno del gruppo di Wolfsburg, in assenza di interventi in sede europea, il nuovo settore industriale delle “driverless car” finirà in pasto alla Silicon Valley. E senza un'adeguata rete di ricarica rapida nessuno comprerà mai le elettriche
Dateci una mano voi perché da soli non ce la facciamo. Si può sintetizzare così l’intervento di Matthias Müller, amministratore delegato del gruppo Volkswagen, durante la tradizionale conferenza di inizio anno tenutasi a Bruxelles. I temi del suo intervento sono stati fondamentalmente due: la guida autonoma e la mobilità elettrica (nella foto in alto, la concept Budd-e). Müller (nella foto sotto) è preoccupato per entrambe, da un lato per la mancanza di regolamentazione e dall’altro per la scarsità di infrastrutture, cioè di colonnine di ricarica. “Non possiamo lasciare che la Silicon Valley si impadronisca di questo settore” ha detto il numero uno di Wolfsburg, riferendosi nemmeno troppo velatamente a Google e ad Apple. Il suo auspicio è che ci sia maggiore concertazione tra industria e politica, perché l’Europa deve essere protagonista e non comprimaria in questa sfida tecnologica. Inoltre, secondo Müller, anche mettendo insieme la forza di tutti i costruttori europei non si potrebbe essere certi che l’Europa rimanga competitiva e che continui a fare innovazione all’interno di uno scenario in continua evoluzione.
Il riferimento, in questo caso, è alla mobilità elettrica che necessita di una spinta da parte della politica e delle istituzioni, altrimenti rimarrà marginale. Müller non ha parlato di incentivi, ma ha invece citato la mancanza di una rete di ricarica rapida, ovvero di quelle colonnine da 150 kW di capacità, che sono in grado di fare il pieno di energia in meno di mezz’ora e di assicurare autonomie di 200-300 km (alle auto con batterie capienti). I famosi corridoi elettrici, insomma, quelli che permetterebbero di usare un veicolo elettrico praticamente allo stesso modo di uno termico. “Se non ci sarà un’infrastruttura visibile e funzionante, il clienti non compreranno mai auto elettriche”, ha detto il numero uno del primo gruppo in Europa, lasciando poco spazio alle interpretazioni e allineandosi al pensiero di Dieter Zetsche, che oltre a essere il capo della Daimler (Mercedes-Benz e Smart) è anche stato appena eletto presidente dell’Acea, l’associazione che raggruppa le Case automobilistiche europee.
La settimana scorsa l’Acea ha festeggiato il suo 25esimo anniversario, sempre a Bruxelles, dove Zetsche ha ribadito le linee guida per il prossimo futuro – “Vogliamo rendere la mobilità più pulita, più intelligente, più sicura e più orientata al cliente” – e ha raccolto il supporto del Commissario Europeo per i Trasporti, la slovena Violeta Bulc, che ha parlato dell’importanza della digitalizzazione. Zetsche ha anche ribadito la volontà di contribuire costruttivamente all’attivazione della nuova procedura di omologazione WLTP per misurare consumi ed emissioni, ma anche di voler aggiungere un test per rilevarli con condizioni di guida reale (RDE – Real Driving Emission). Riguardo a questo argomento, la sua visione è la stessa di Müller. “Le emissioni e i consumi delle nostre auto saranno verificate da un ente indipendente e aggiungeremo il controllo casuale in condizioni di guida reale; la differenza tra consumi omologati e reali non è più accettabile”, ha detto l’ad del gruppo VW, esternando anche la speranza che questo aiuti a riguadagnare la fiducia dei clienti dopo lo scandalo dei diesel truccati. Questo è il futuro di Volkswagen. Per quanto riguarda il presente, dalla prossima settimana partirà il richiamo di 8,5 milioni di veicoli che sarà gestito “nel modo più sereno possibile”.