Di lui la Cassazione scrisse che tenne un atteggiamento “rivelatosi non consono a un dirigente della Polizia“. Perché rilasciando Ruby, nella notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, assecondò una richiesta che proveniva dall’allora premier Silvio Berlusconi: liberare l’allora 17enne marocchina, spacciata come nipote dell’ex presidente dell’Egitto Hosni Mubarak. Pietro Ostuni, il capo di Gabinetto della Questura di Milano coinvolto come teste e mai indagato nell’inchiesta, diventa questore di Aosta. All’Ansa dice: “No, del caso Ruby non parlo, non ho mai rilasciato dichiarazioni e non intendo cominciare ora. Mi ritengo un professionista”. Ostuni, 56 anni, dopo un incarico come consulente ministeriale con l’incarico speciale di sovraintendere alla complessa logistica durante Expo, è stato quindi promosso.
Ostuni, pugliese di Altamura, ma milanese d’adozione dal 1994, finirà ancora più a Nord, portandosi un’esperienza ragguardevole e di altissimo livello, specialmente in temi delicatissimi quali l’immigrazione, l’ordine pubblico e i grandi eventi. Ostuni infatti è stato presente, a Milano, a tutti i più gravi fatti di cronaca nera avvenuti nel capoluogo dal ’94, ma soprattutto ha “superato” due cosiddette “sanatorie”, quella della fine del 1998 e del 2002, dove per l’Ufficio immigrazione della Questura di Milano passarono qualcosa come “150mila regolarizzazioni” di cittadini stranieri. Un lavoro immane. E poi tantissimi eventi importanti, ogni genere di manifestazione, dalle partite di calcio al Primo maggio dei No Expo del 2015.