“Il gonfalone della regione Liguria al Family Day? La Costituzione tutela la famiglia e non vedo contraddizioni con una manifestazione non di partito”. Il governatore di Forza Italia Giovanni Toti spiega così a ilfattoquotidiano.it la decisione di inviare lo stendardo ufficiale all’evento organizzato a Roma il 30 gennaio prossimo per protestare contro la legge sulle Unioni civili. “E’ una polemica strumentale. Il gonfalone l’ho mandato anche alla festa di San Giovanni Battista, patrono di Genova, e mica hanno protestato gli ebrei e i musulmani che vivono in città. Lo manderò al 1° maggio, l’Italia, articolo 1 della Costituzione, è una Repubblica fondata sul lavoro, anche se qualcuno pensa che i sindacati hanno fatto più male che bene al lavoro. E lo manderò alle celebrazioni del 25 aprile perché la Repubblica è nata dalla Resistenza. La Costituzione all’articolo 29 tutela la famiglia e quindi non vedo contraddizioni col Family day, che non è una manifestazione di partito”.
Il simbolo della Liguria sabato in piazza si fregerà anche di un nastro giallo, per richiamare l’attenzione sulla vicenda dei marò Girone e Latorre. “L’idea è venuta ad Angelo Vaccarezza, il capogruppo di Forza Italia“, continua Toti, “ed è stata appoggiata anche da Fratelli d’Italia e dalla Lega”. Nelle scorse ore la figlia di Latorre ha pubblicato una lettera su Facebook con il suo coming out: “Che cosa avremmo di diverso noi omosessuali?”. Nel dibattito in aula ha fatto rumore la caduta di stile del consigliere e medico Matteo Rosso (Fratelli d’Italia) che ha evocato le “donne fornetto“, alludendo a quelle che scelgono l’inseminazione artificiale.
Naturalmente l’opposizione non ha gradito l’iniziativa. Pd, Movimento 5 Stelle e Rete a Sinistra, per una volta uniti, hanno censurato la decisione di impegnare il gonfalone in una battaglia comunque politica, accusando la maggioranza di centrodestra di fare un uso di parte di un simbolo istituzionale. La rivincita il centrosinistra e il M5S se la sono presa a palazzo Tursi, sede del comune di Genova. L’analogo ordine del giorno per autorizzare l’invio del gonfalone della Superba al Family Day si è frantumato contro il no di 22 consiglieri (compreso il sindaco Marco Doria), mentre il sì ha raccolto appena 9 voti del centrodestra, l’astensione di Guido Grillo (Pdl) e la presenza di cinque consiglieri non votanti: Salvatore Caratozzolo (ex Pd confluito nel gruppo Misto), i democratici Giorgio Guerello, Cristina, Lodi, Claudio Villa e Gianni Vassallo. L’ala cattolica si è dunque dissociata dalla maggioranza. Clizia Nicolella (Lista Doria) aveva presentato una mozione per staccare dal gonfalone la medaglia d’oro della Resistenza nel caso lo stendardo fosse stato inviato a Roma. Non ce n’è stato bisogno.
Il governatore Toti dal canto suo difende la scelta: “La legge del 1980 affida al presidente della giunta la disponibilità del gonfalone e quindi avrei potuto decidere da solo di inviarlo a Roma. Per ragioni di opportunità politica la decisione è stata assunta con un ordine del giorno approvato in consiglio con i voti della maggioranza che ha respinto anche un odg contrario presentato dall’opposizione. Sono un laico ma sono favorevole a normare le unioni civili, fosse dipeso da me le avrei concepite in maniera più ampia…”. Toti personalmente non si schiererebbe dalla parte dei difensori ad oltranza della famiglia tradizionale. Ma con un distinguo. “La stepchild adoption mi lascia perplesso. Trovo non sia giusto affidare al diritto positivo una condizione, la genitorialità, che in questo modo andrebbe oltre il diritto naturale. Allargare i diritti di tutti va bene, purché non si ledano i diritti di alcuni. I bambini non hanno voce né rappresentanza politica e quindi non potrebbero esprimersi in proposito”.