Il pm di Milano Giovanni Polizzi ha chiesto il rinvio a giudizio anche per altre 14 persone, tra cui l'assessore regionale all’Economia Massimo Garavaglia. Le accuse a vario titolo sono di corruzione, concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio
Dopo la chiusura indagini il pm di Milano Giovanni Polizzi ha chiesto il processo per Mario Mantovani, l’ex vice presidente della Regione Lombardia e per altre 14 persone, tra cui l’assessore regionale all’Economia Massimo Garavaglia.
Le accuse a vario titolo sono di corruzione, concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio. Mantovani, in passato senatore, sottosegretario, sindaco di Arconate e coordinatore regionale del Pdl, è finito in carcere con altre persone, tra cui il suo stretto collaboratore Giacomo di Capua, lo scorso 13 ottobre e ora si trova ai domiciliari. Lo scorso 7 gennaio il gip aveva negato il ritorno in libertà motivando il provvedimento sottolineando che Mantovani è ancora un politico influente.
Mantovani è accusato di aver ottenuto prestazioni professionali gratuite da parte di un architetto e di averlo in cambio favorito nell’ottenimento di incarichi in appalti pubblici. E di aver esercitato una pressione perché Angelo Bianch, conservasse il suo incarico di Responsabile unico per gli interventi di edilizia scolastica al provveditorato delle opere pubbliche di Lombardia e Liguria. Un altro fronte dell’inchiesta riguardava il presunto scambio di favori con l’architetto Gianluca Parotti. Che, secondo l’ipotesi della Procura, avrebbe svolto gratuitamente diversi lavori su immobili e progetti riconducibili al Mantovani imprenditore, e il Mantovani politico lo avrebbe ricompensato favorendolo in altrettanto numerosi appalti.
Oltre a Mantovani – che è stato senatore e sottosegretario alle Infrastrutture del quarto governo Berlusconi e sindaco di Arconate – erano stati arrestati il suo assistente Giacomo Di Capua e il dirigente del Provveditorato opere pubbliche della Lombardia Angelo Bianchi. Fitta la rete di cooperative e di società controllate da Mantovani, secondo l’accusa, tramite prestanome. Molte di queste cooperative – che si occupano di costruire e gestire case di riposo per anziani e centri per ragazzi disabili – ricevevano contributi milionari ogni anni da Regione Lombardia.