Corrono le polemiche più che le auto per la Mille Miglia edizione 2016. Al centro dello scontro c’è il contratto tra gli organizzatori dell’evento, l’Automobile Club di Brescia, e la multinazionale svizzera dei gioielli e degli orologi Chopard. In cambio della sponsorizzazione gli svizzeri hanno ottenuto in uso fino al 2030 il prestigioso marchio Mille Miglia che viene riprodotto su una linea di eleganti cronometri dai 3 ai 15mila euro di prezzo, venduti con successo in tutto il mondo. A quanto ammonti questa sponsorizzazione nessuno l’ha mai saputo, nonostante uno dei contraenti sia un ente pubblico. L’accordo italo-svizzero non è stato divulgato, a dispetto delle richieste e delle infinite polemiche che accompagnano la faccenda. Anche la copia del contratto che ilfattoquotidiano.it è riuscito a procurarsi è piena di buchi, pagine e pagine di omissis che impediscono di individuare i termini della transazione.
Lo scontro per la Mille Miglia è in pieno svolgimento e non contrappone solo le fazioni bresciane che si contendono la guida dell’Automobile Club. Ma coinvolge anche l’Automobile Club nazionale guidato da Angelo Sticchi Damiani e il ministro del Turismo, Dario Franceschini, che avrebbe il compito di vigilare sui comportamenti sia dell’organizzazione automobilistica bresciana sia di quella romana. La guerra si è inasprita negli ultimi mesi. Il punto di svolta è a metà 2015: il 30 giugno l’Automobile Club di Brescia non ce la fa ad approvare il bilancio del 2014. L’assemblea dei soci si spacca a metà: 40 favorevoli e 40 contrari, la maggioranza non c’è e si apre un periodo di incertezza. I contrari motivano la loro opposizione sostenendo che il contratto con Chopard non è vantaggioso, anzi.
Di norma la bocciatura del bilancio si porta dietro il commissariamento dell’ente interessato, ma l’Aci nazionale è prudente. Il Consiglio generale si riunisce il 22 luglio e chiede al Collegio dei revisori di approfondire la faccenda per capire se la mancata approvazione comporti automaticamente la nomina di un commissario oppure se questa sia solo un’opzione. Una nota di chiarimento viene indirizzata anche a Franceschini nella sua qualità di ministro vigilante. Ma Franceschini preferisce tenersi lontano dalla tenzone. A Brescia dicono perché non vuole mettere le mani in una vicenda ingarbugliata e non proprio edificante, in cui compaiono da protagonisti o comprimari personaggi di peso non solo nella città lombarda, ma anche a livello nazionale. Come il presidente dell’Ac di Brescia, Piergiorgio Vittorini, o Aldo Bonomi o i rampolli di influenti dinastie industriali bresciane come i Beretta, dell’omonimo gruppo di armi.
Vittorini è un penalista di rango, considerato a Brescia l’erede dell’ultimo segretario della Dc Mino Martinazzoli, ed è il titolare di uno studio famoso in città condotto con la figlia del presidente di Banca Intesa, Giovanni Bazoli. Bonomi, invece, è impegnato nella Mille Miglia come presidente della Mille Miglia Srl, società che organizza la corsa con l’Ac di Brescia. Già presidente dello stesso Automobile Club, Bonomi è anche vice presidente di Confindustria, Cavaliere del lavoro, vice presidente esecutivo del Credito Lombardo Veneto, presidente di Retimpresa e presidente dell’Associazione Premio Qualità. Al fianco di Bonomi come vice presidente della Miglia Miglia Srl c’è Franco Gussalli Beretta, figlio di Ugo. Quest’ultimo a metà ottobre partecipa a una conferenza stampa a tre, con il presidente dell’Ac Brescia e il legale di Chopard, Cinzia Kueng Maillard, in cui tutti giurano che l’accordo con la stessa Chopard per la Mille Miglia è ottimo e va benone.
A ilfattoquotidiano.it il presidente Vittorini ribadisce che l’Ac di Brescia va a gonfie vele e fa utili grazie proprio all’accordo con Chopard, così come risulta dai bilanci. Ed è per questo che secondo il penalista c’è chi vorrebbe allungare le mani sulla Mille Miglia che è una gallina dalle uova d’oro. Per l’avvocato presidente dell’AC bresciano la segretezza dell’intesa con Chopard risponde solo a una delicata esigenza di rispetto nei confronti della “tradizionale riservatezza della famiglia Scheufele”, proprietaria della Chopard stessa, a cui lui non intende assolutamente venir meno. Per questo invita a rivolgersi alla legale del gruppo Chopard in Svizzera che però non risulta disponibile al momento in cui è stata chiamata da ilfattoquotidiano.it.
A Brescia c’è chi mette in dubbio l’edificante spiegazione sulla segretezza del contratto Chopard, mentre a Roma l’Aci nazionale non gradisce come Brescia sta conducendo l’affare Mille Miglia. Dice a ilfattoquotidiano.it il presidente Aci, Sticchi Damiani: “La Mille Miglia è un evento e un marchio prestigioso, noto in tutto il mondo, con capacità di sviluppo enormi, mortificate dalla situazione che si è venuta a creare. L’Aci nazionale non vuole scippare a Brescia l’organizzazione della corsa, nessuna colonizzazione da parte nostra, ma ci preoccupa la litigiosità continua intorno al contratto con Chopard e le conseguenze che essa provoca”.
All’inizio di novembre l’Aci nazionale rompe gli indugi e il Consiglio generale chiede ufficialmente il commissariamento di Brescia con una nota firmata dal presidente Sticchi Damiani e indirizzata al ministro Franceschini. Il Direttivo dell’Automobile Club di Brescia però non si fa da parte, raddoppia la sfida e con una mossa che il presidente sostiene di aver concordato con il ministero di Franceschini, alla vigilia di Natale presenta lo stesso bilancio bocciato sei mesi prima. Questa volta la maggioranza per approvarlo c’è. I vertici dell’Ac bresciano restano quindi in carica nonostante l’Aci nazionale abbia intenzione di commissariarli. Il ministro Franceschini assiste silenzioso al duello. La Mille Miglia si correrà da Brescia a Roma andata e ritorno tra giovedì 19 maggio, San Celestino, e domenica 22, festa della Santissima Trinità.