“Il viaggio del Papa in Iran è il naturale sviluppo delle attuali relazioni. Le diplomazie sono già al lavoro, Rohani e Francesco ne hanno parlato. Sono sicuro che l’evento ci sarà”. Parola di Mehdi Firouzan, potente imprenditore al seguito del presidente iraniano nella storica visita di queste ore in Italia.
Oltre che esponente di un’importante famiglia iraniana, Firouzan è il genero dell’imam libanese (ma nato nella città santa di Qom) Moussa Sadr, uno dei leader più influenti e carismatici del mondo sciita, rapito la notte del 31 agosto del 1978 a Tripoli su mandato dell’allora leader libico Muammar Gheddafi. Già coordinatore della campagna elettorale di Rafsanjani, Firouzan è un attivismo uomo d’affari, colto, e un acceso sostenitore del nuovo corso iraniano. Si dice “entusiasta” della visita in Italia: “Noi siamo grati all’Italia perché non ci ha mai abbandonato, neanche durante l’embargo. Le imprese non hanno mai interrotto i rapporti con il nostro Paese. E noi oggi siamo riconoscenti: è qui che inizia il nostro viaggio nel resto d’Europa. Del resto, l’Italia è sempre stata un riferimento nei momenti di crisi tra Iran e Europa: quando fu nazionalizzata l’industria del petrolio nessuno voleva più parlare con noi, eccetto l’Italia. Certo allora c’era Enrico Mattei. Ma la nostra amicizia non si è mai interrotta”.
Crede davvero che il Papa, che ha incontrato il leader iraniano il 26 gennaio, verrà in Iran? “Sì, le diplomazie sono al lavoro. In Iran c’è una comunità cristiana importante, ci sono cristiani in Parlamento e quella visita sarà di sostegno a tutti i cristiani dell’area, colpiti a morte, insieme ai musulmani, dai terroristi del Daesh. E, mi creda, se la comunità internazionale vuole sconfiggere questi massacratori deve puntare sull’Iran perché noi siamo l’unico Paese stabile di una vastissima area”.
Visibilmente provato dalla fatica dei numerosissimi incontri di queste ore, Firouzan, accompagnato dall’avvocato della famiglia dell’imam Sadr, l’italiano Roberto Liberatore (artefice dell’ultima sentenza sul caso che ha stabilito che l’imam non fu rapito a Roma e che le responsabilità furono libiche – e di cui IlFattoQuotidiano ha dato conto) dice soddisfatto: “Abbiamo avviato relazioni importanti, firmato contratti. E’ solo l’inizio. Se l’Europa punta su l’Iran e su Rohani, si potrà costituire un nuovo ordine di pace e dialogo. E questo aprirà le porte ad una nuova fase anche all’interno del nostro Paese per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani. Noi abbiamo pagato caro la nostra stabilità, i diritti umani rientrano in questo prezzo alto”.
Davvero la famiglia ritiene che Moussa Sadr sia ancora vivo? “Non è solo una nostra speranza. Nessuna autorità libica ha mai parlato della sua morte. Nei recenti incontri che io stesso ebbi in Libia prima dello scoppio della guerra civile mi dissero che il caso rientrava tra quelli di “kidnapping”, rapimenti. La scomparsa dei suoi oppositori rientrava nei metodi di Gheddafi che pretendeva nella sua follia di umiliare e piegare i suoi nemici, diversamente da Saddam Hussein che li faceva ammazzare subito. Pensate che nel 2002, in seguito alle aperture verso l’Occidente, furono rilasciati 300 prigionieri: c’erano persone incarcerate da tantissimi anni e ritenute scomparse. Dunque, il caso non è chiuso per noi”.
E’ cordiale e aperto, mister Firouzan, un uomo che guarda al futuro con molto ottimismo. Lo saluto chiedendogli come mai non ha incarichi nel governo: “Perché quando non ti conosce nessuno hai più potere….”, mi risponde tornando ai tanti impegni che ancora lo aspettano in Italia.
Mondo
Rohani in Italia, membro delegazione: “Papa Francesco verrà presto in visita in Iran. Le diplomazie sono già a lavoro”
Mehdi Firouzan, potente imprenditore al seguito del presidente iraniano nella storica visita in Italia e genero dell’imam libanese Moussa Sadr: "Nel nostro Paese c’è una comunità cristiana importante, ci sono cristiani in Parlamento e quella visita sarà di sostegno a tutti i credenti dell’area, colpiti a morte, insieme ai musulmani, dai terroristi del Daesh". E sul rapporto con Roma: "Durante l'embargo non ci ha mai abbandonato"
“Il viaggio del Papa in Iran è il naturale sviluppo delle attuali relazioni. Le diplomazie sono già al lavoro, Rohani e Francesco ne hanno parlato. Sono sicuro che l’evento ci sarà”. Parola di Mehdi Firouzan, potente imprenditore al seguito del presidente iraniano nella storica visita di queste ore in Italia.
Oltre che esponente di un’importante famiglia iraniana, Firouzan è il genero dell’imam libanese (ma nato nella città santa di Qom) Moussa Sadr, uno dei leader più influenti e carismatici del mondo sciita, rapito la notte del 31 agosto del 1978 a Tripoli su mandato dell’allora leader libico Muammar Gheddafi. Già coordinatore della campagna elettorale di Rafsanjani, Firouzan è un attivismo uomo d’affari, colto, e un acceso sostenitore del nuovo corso iraniano. Si dice “entusiasta” della visita in Italia: “Noi siamo grati all’Italia perché non ci ha mai abbandonato, neanche durante l’embargo. Le imprese non hanno mai interrotto i rapporti con il nostro Paese. E noi oggi siamo riconoscenti: è qui che inizia il nostro viaggio nel resto d’Europa. Del resto, l’Italia è sempre stata un riferimento nei momenti di crisi tra Iran e Europa: quando fu nazionalizzata l’industria del petrolio nessuno voleva più parlare con noi, eccetto l’Italia. Certo allora c’era Enrico Mattei. Ma la nostra amicizia non si è mai interrotta”.
Crede davvero che il Papa, che ha incontrato il leader iraniano il 26 gennaio, verrà in Iran? “Sì, le diplomazie sono al lavoro. In Iran c’è una comunità cristiana importante, ci sono cristiani in Parlamento e quella visita sarà di sostegno a tutti i cristiani dell’area, colpiti a morte, insieme ai musulmani, dai terroristi del Daesh. E, mi creda, se la comunità internazionale vuole sconfiggere questi massacratori deve puntare sull’Iran perché noi siamo l’unico Paese stabile di una vastissima area”.
Visibilmente provato dalla fatica dei numerosissimi incontri di queste ore, Firouzan, accompagnato dall’avvocato della famiglia dell’imam Sadr, l’italiano Roberto Liberatore (artefice dell’ultima sentenza sul caso che ha stabilito che l’imam non fu rapito a Roma e che le responsabilità furono libiche – e di cui IlFattoQuotidiano ha dato conto) dice soddisfatto: “Abbiamo avviato relazioni importanti, firmato contratti. E’ solo l’inizio. Se l’Europa punta su l’Iran e su Rohani, si potrà costituire un nuovo ordine di pace e dialogo. E questo aprirà le porte ad una nuova fase anche all’interno del nostro Paese per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani. Noi abbiamo pagato caro la nostra stabilità, i diritti umani rientrano in questo prezzo alto”.
Davvero la famiglia ritiene che Moussa Sadr sia ancora vivo? “Non è solo una nostra speranza. Nessuna autorità libica ha mai parlato della sua morte. Nei recenti incontri che io stesso ebbi in Libia prima dello scoppio della guerra civile mi dissero che il caso rientrava tra quelli di “kidnapping”, rapimenti. La scomparsa dei suoi oppositori rientrava nei metodi di Gheddafi che pretendeva nella sua follia di umiliare e piegare i suoi nemici, diversamente da Saddam Hussein che li faceva ammazzare subito. Pensate che nel 2002, in seguito alle aperture verso l’Occidente, furono rilasciati 300 prigionieri: c’erano persone incarcerate da tantissimi anni e ritenute scomparse. Dunque, il caso non è chiuso per noi”.
E’ cordiale e aperto, mister Firouzan, un uomo che guarda al futuro con molto ottimismo. Lo saluto chiedendogli come mai non ha incarichi nel governo: “Perché quando non ti conosce nessuno hai più potere….”, mi risponde tornando ai tanti impegni che ancora lo aspettano in Italia.
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".