Ora è un caso politico. Le statue di nudi coperte nei Musei Capitolini “in forma di rispetto alla cultura e alla sensibilità” di Hassan Rohani diventano un caso politico. E un motivo di scontro tra il governo e la Sovrintendenza capitolina ai Beni Culturali. “Penso che ci sarebbero stati facilmente altri modi per non andare contro alla sensibilità di un ospite straniero così importante senza questa incomprensibile scelta di coprire le statue – ha detto in mattinata il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini – non era informato né il presidente del Consiglio né il sottoscritto di quella scelta”. Uno scaricabarile cui non rimane indifferente la Sovrintendenza. Che, sentendo la valanga arrivare, risponde per le rime: “Sulla vicenda dovete chiedere a Palazzo Chigi. La misura non è stata decisa da noi, è stata un’organizzazione di Palazzo Chigi non nostra”.
E Renzi? Palazzo Chigi per ora non commenta, ma la posizione del premier era trapelata attraverso un retroscena sulle pagine de Il Messaggero. Il premier, scrive il quotidiano romano, non ha “apprezzato” la premura avuta dal cerimoniale dei Musei Capitolini nei confronti del leader iraniano e la considera un “eccesso di zelo“, soprattutto perché i temi della visita erano ben altri. E sarebbero già partite le prime lavate di capo: secondo Corriere della Sera, il premier “ha provveduto a esternare il suo disappunto a chi di dovere, probabilmente al capo del cerimoniale (di Palazzo Chigi, ndr) Ilva Sapora, che nelle ultime settimane ha avuto altri casi, poco sereni, da gestire”. Come quello di cui ha scritto Fatto Quotidiano, continua il Corriere, del “bisticcio interno alla delegazione italiana in visita in Arabia Saudita, mesi fa. Oggetto della disputa alcuni regali, soprattutto costosi orologi, donati dal re Salman. Sotto i riflettori proprio l’ufficio del cerimoniale di Palazzo Chigi e la presunta sparizione, smentita ufficialmente dal governo, di alcuni preziosi orologi”.
Fatto sta che Palazzo Chigi ha preso i primi provvedimenti: Paolo Aquilanti, Segretario generale della Presidenza del Consiglio, “ha avviato una indagine interna per poter accertare le responsabilità e fornire, con la massima sollecitudine, tutti i chiarimenti necessari”, si legge in una nota.
Nonostante il clamore mediatico tutto italiano, la questione sembra aver lasciato indifferente il diretto interessato, Rohani, che oggi ha preferito parlare dei veri temi della visita in Italia: con la fine delle sanzioni seguito alla firma del trattato sul nucleare con gli Stati Uniti “abbiamo lasciato l’inverni de nostri rapporti, spero che andiamo verso la primavera”, ha detto il presidente iraniano auspicando investimenti non solo commerciali ma anche tecnologici e citando “l’ospitalità che (gli italiani, ndr) ci hanno riservato e le affinità che abbiamo trovato sulle grandi questioni regionali e internazionali. Vedo un futuro chiaro, migliore, per i rapporti tra i nostri Paesi”. E rispondendo a una precisa domanda dei giornalisti in conferenza stampa a Roma, il presidente iraniano ha precisato che la vicenda “è una questione giornalistica. Non ci sono stati contatti a questo proposito. Posso dire solo che gli italiani sono molto ospitali, cercano di fare di tutto per mettere a proprio agio gli ospiti, e li ringrazio per questo”.
Il caso ha fatto il giro del mondo. Le Figaro online ha prontamente ricordato il detto “a Roma fai come i romani”, per aggiungere subito dopo che “l’antico adagio sembra aver sofferto delle eccezioni nel corso della visita del presidente iraniano nella città eterna”, perché “statue di nudi sono state mascherate” per evitare imbarazzi. Oltremanica ci ha pensato the Guardian a riferire la vicenda, scrivendo che “Roma copre le statue di nudi per evitare al presidente iraniano di arrossire“. E Bbc News ricorda pure che “l’Italia ha anche scelto di non servire vino nei pranzi ufficiali, un gesto che la Francia, dove Rohani andrà poi, si è rifiutata di compiere”. Negli Usa, Newsweek ha scritto che “Roma copre le statue di nudi per rispetto a Rohani” e parla di “ulteriore rispetto” a proposito del vino.
In Italia sono arrivate proteste da Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale, Lega Nord e Forza Italia, ma pure da Possibile di Pippo Civati. Polemico il segretario federale leghista Matteo Salvini: “Roba da matti”. Mentre la deputata del Carroccio, Barbara Saltamartini, parla dell'”ennesimo atto di sottomissione a una cultura che non ci appartiene ed è purtroppo un atteggiamento divenuto usuale. Il governo sembra vergognarsi delle nostre radici e della nostra storia. Si coprano pure il capo le ministre ma ora vogliamo mettere lo hijab anche alle opere d’arte nel nome dell’integrazione?”.