Appalti truccati per 1,3 miliardi di euro nelle forniture di gas ed elettricità agli enti pubblici. Una “perfetta identità” tra il Consorzio Energia Veneto, che agiva come stazione appaltante nelle gare per la fornitura di energia a più di 1000 comuni veneti, e le imprese che vincevano gli appalti. La Guardia di finanza di Verona, coordinata dal pm Gennaro Ottaviano, ha eseguito 7 misure di custodia cautelare nei confronti di imprenditori e professionisti veronesi accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta e falso ideologico in atti pubblici. Al centro dell’indagine il consorzio Cev di Verona, diretto dall’imprenditore veronese Gaetano Zoccatelli, soggetto aggregatore cui sono consorziati numerosi enti pubblici veneti e che agisce come player sul mercato che dovrebbe recuperare energia e gas a prezzo vantaggioso per i piccoli comuni e per altri enti pubblici e privati. Secondo le accuse, il Cev sarebbe stato una “scatola vuota” senza una struttura propria, senza personale, senza nemmeno un numero di telefono e avrebbe coinciso quasi “perfettamente” con il gruppo imprenditoriale facente capo a Zoccatelli, risultato vincitore delle gare. Nel dettaglio, le indagini riguardano due gare per la fornitura di energia elettrica del valore di 600 milioni l’una, e una gara per la fornitura di gas del valore di 100 milioni.

Agli arresti domiciliari sono finiti l’imprenditore Gaetano Zoccatelli, direttore del Cev e presidente allo stesso tempo delle società Vittoria Srl, E-Global Service e Global Power; Luciano Zerbaro, vicepresidente e consigliere del Cev e sindaco della E-Global Service; Marco Libanora, commercialista veronese, gli avvocati veronesi Francesco Monici e Alessio Righetti. Obbligo di dimora per l’udinese Flavio Bertoldi, consigliere del Cev e commissario, al contempo, in due gare d’appalto; il veronese Luca Riboli commissario in tre gare d’appalto che percepiva contemporaneamente un reddito dalla Global Power. L’indagine, fa sapere la Guardia di finanza, è ancora in pieno svolgimento, 11 persone sono state denunciate e sono in corso 15 perquisizioni in Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia. L’inchiesta, cui ha contribuito anche il nucleo speciale Spesa pubblica e repressione frodi comunitarie delle Fiamme gialle, comandato dal generale Bruno Bartoloni, è stata portata avanti grazie alle intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, e l’analisi dei documenti sequestrati presso la sede del consorzio veronese.

L’associazione a delinquere, secondo quanto ricostruito nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip di Verona, Giuliana Franciosi, si articolava su quattro livelli: un livello di vertice, riconducibile all’imprenditore Zoccatelli, un secondo livello occupato da soggetti con un ruolo di gestori all’interno del consorzio e delle società, un terzo livello formato da coloro che soggetti che predispongono e organizzano le gare, un quarto livello di persone che che agevolavano e supportavano l’alterazione della gare. La Global Power, azienda che di fatto vinceva gli appalti, era controllata all’80% dalla E-Global Service, entrambe riconducibili a Gaetano Zoccatelli. L’associazione si appoggiava a commercialisti e avvocati, in particolare allo studio legale veronese M&R dei legali Monici e Righetti, che avrebbe predisposto le gare. Nel 2015 l’Anac presieduta da Raffaele Cantone aveva scoperto l’identità tra la governance del consorzio e quella delle aziende private che si aggiudicavano gli appalti, e aveva stabilito un’eslcusione con riserva del Cev, mandando una segnalazione al Nucleo speciale anticorruzione della Guardia di finanza. “Di solito indaghiamo sulle aziende che si aggiudicano gli appalti – ha spiegato il generale della Gdf Bartoloni – questa volta siamo andati a vedere come lavorano le stazioni appaltanti”. Il guadagno illecito garantito dall’operazione, stimano gli investigatori, era pari a circa 7 milioni di euro.

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