“Io sono un killer, quel cornuto di Sanna…lo devo sparare”. Il clan Moretti-Pellegrino-Sanza di Foggia voleva uccidere un ispettore capo di polizia. È emerso nelle indagini sulla guerra di mafia ormai in corso tra mesi tra il sodalizio e i rivali Sinesi-Francavilla. Indagini condotte dalla squadra mobile di Foggia e coordinate dalla Dda di Bari che hanno portato all’esecuzione di sette fermi, tutti presunti esponenti del primo clan. Uno degli indagati è tuttora irreperibile. Le accuse sono di detenzione e porto di armi (anche da guerra), rapina ed estorsione, con l’aggravante mafiosa. È l’ultimo tassello per ricostruire l’anno nero appena trascorso: quattro i morti ammazzati nel 2015, cinque i tentati omicidi solo da settembre. L’ultima vittima risale al 23 gennaio: Rocco Dedda, 47enne vicino al clan Sinisi-Francavilla, è stato freddato con quattro colpi di pistola al petto, sotto l’uscio di casa. In casa c’erano la compagna e i suoi due figli di 3 e 11 anni. Anche per questo oggi il procuratore di Bari Giuseppe Volpe ha lanciato un appello contro l’omertà. Una strada già percorsa anche dal questore di Foggia Piernicola Silvis.
L’ISPETTORE DI POLIZIA NEL MIRINO – Dalle intercettazioni ambientali emerge una conversazione che risale al 19 gennaio scorso tra Alessandro Moretti e Francesco Abruzzese (entrambi fermati) nel corso della quale viene palesata l’intenzione da parte del clan Moretti-Pellegrino-Lanza di uccidere Angelo Sanna, ispettore capo in servizio presso la Squadra Mobile di Foggia. A dirlo è Abruzzese che dichiara anche di volergli incendiare l’automobile: “Io sono un killer, bastardo in faccia… quel cornuto di Sanna… lo devo sparare in testa… lo devo sparare… mò gli devo accendere la macchina”. Nel provvedimento di fermo gli inquirenti ricostruiscono anche episodi recenti: dopo il tentato omicidio (il 7 gennaio scorso) di Michele Bruno, uomo del clan, due affiliati sarebbero stati brutalmente picchiati per non averlo difeso adeguatamente.
PER PROVARE LE ARMI DISPOSTI A UCCIDERE ANIMALI – Gli investigatori parlano di ‘patrimonio bellico’ del clan. Gli indagati avevano una “straordinaria facilità di acquisizione delle armi e delle munizioni” e “un’assoluta spregiudicatezza nel loro utilizzo”. Anche solo per provarle. E a questo scopo erano disposti a uccidere animali. “Ti devo regalare un mezzo mai visto, però devi uccidere un cane davanti a me”. Sono le parole pronunciate in una conversazione fra Alessandro Moretti, Francesco Abruzzese e una terza persona. Che annuisce: “Se me la porti mò – risponde riferendosi alla seconda arma – andiamo mò e lo uccido”. Sempre dalle intercettazioni emergono altri particolari. Come il fatto che gli indagati maneggiassero armi in presenza di minori: i rumori delle pistole si confondono alle voci dei bambini.
L’APPELLO DEL PROCURATORE CAPO – “Vorrei dire alla città di Foggia che abbiamo bisogno di collaborazione, di dichiarazioni e denunce” ha detto il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe. Che ha lanciato un appello contro il muro di omertà che ha reso molto difficili le indagini. I sodalizi si reggono sugli affari del traffico di droga e sulle estorsioni. “Bisogna tagliare questo cordone ombelicale finanziario” ha detto. Il questore di Foggia Piernicola Silvis ha ricordato che da settembre a oggi, oltre agli omicidi, si sono registrati dieci attentati dinamitardi, segno “che la criminalità organizzata foggiana – che è sempre rimasta molto presente sul territorio – ha rialzato la testa”.