“Me lo ricordo ancora il giorno della diagnosi. Carcinoma infiltrante al seno. Il mio primo pensiero, ed è veramente triste, è stata la mia agenda”. Daniela Fregosi, 48 anni, è una consulente freelance, si occupa di formazione aziendale. Nell’estate del 2013 ha scoperto di avere un tumore. In quel momento ha pensato subito agli appuntamenti di lavoro che sarebbero saltati. “Quando crei problemi ai clienti, non perdi solo le giornate di lavoro. Perdi il cliente“. E quindi perdi le tue entrate. Poco confortante, quando ci si ammala di cancro.

“A dicembre, il commercialista mi ha chiesto l’acconto dei contributi Inps – aggiunge Daniela – Quando un lavoratore autonomo si ammala, la macchina infernale dei contributi e delle tasse non si ferma. Invece di essere rincorsa dai medici, sei rincorsa da Equitalia“. E non si può fare neanche affidamento sull’indennità di malattia. “Ho percepito solo 13 euro al giorno, per otto settimane – spiega la professionista – Mentre ho fatto otto mesi di terapia. A livello economico, ho dovuto chiedere aiuto alla mia famiglia. Mi chiedo cosa possa fare chi non può contare su genitori pensionati”. Così Daniela ha intrapreso la strada di un gesto tanto simbolico quanto necessario: lo sciopero contributivo. “Per un anno e mezzo ho sospeso il pagamento dei contributi Inps, perché con quei soldi ho preferito pensare alla mia salute – racconta la consulente – Non mi rifiuto di principio di pagare. Ho congelato i contributi fino a quando, piano piano, ho ripreso a lavorare. E’ quello che dovrebbe fare lo Stato, e non lo fa”.

Se lo Stato fa differenza tra i lavoratori, la malattia non ne fa. E la macchina infernale dei pagamenti, intanto, non si ferma

La battaglia di Daniela si è presto trasferita sulla rete. Ha aperto un blog, si è trasformata nell’eroina Afrodite K e ha lanciato, insieme all’associazione Acta freelance, una petizione che ha superato le 86mila firme: al governo si chiedono più tutele per i professionisti in stato di malattia grave. Dalle prime bozze del Jobs act degli autonomi, risulta che alcune richieste sono state ascoltate, altre sono state recepite e poi accantonate. “Nello statuto dovrebbe esserci il congelamento dei contributi e delle tasse in caso di malattia grave, un punto che avevamo chiesto – spiega Daniela – La prima bozza comprendeva un comma che equiparava la degenza ospedaliera alla malattia domiciliare. Questo permetteva di avere una copertura più lunga, fino a 180 giorni in un anno, e un’indennità doppia. Ora quel comma è sparito: se ti ammali di tumore, devi guarire in otto settimane”. Da qui, l’ultimo appello su Youtube: “Se lo Stato fa differenza tra i lavoratori, la malattia non ne fa”.

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Jobs Act degli autonomi sul tavolo del governo. Tutele su malattia e maternità, ma non su compenso minimo e pensione

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