Quanta fiducia nel web
La rete sembra godere di un ottimo stato di salute in Italia quanto ad attendibilità. Almeno questo è quanto emerge dall’ultima analisi Eurobarometro disponibile sul tema (l’Eurobarometro 82.3), che ha monitorato l’opinione pubblica in trentaquattro Paesi europei. Con un 58,2 per cento di cittadini che considerano il web come una credibile fonte di informazione, l’Italia si colloca infatti in cima (sesto posto complessivo) alla classifica europea di chi esprime fiducia nei confronti della rete, addirittura prima tra i grandi paesi.
Il dato è considerevole ed è di quasi 10 punti superiore alla media europea (49,1 per cento), di 18 punti rispetto alla Spagna, di 23 rispetto alla Germania e di quasi 30 rispetto a Gran Bretagna e Francia.
Il grado di fiducia che gli italiani ripongono nel web è addirittura così elevato da risultare sensibilmente superiore a quello di cui gode la carta stampata, che rimane sì positivo, ma si ferma al 53,5 per cento.
Quel che più sorprende è però quel 17,6 per cento di italiani che si fidano della rete, ma non della carta stampata.
Il profilo di chi non si fida dei giornali
Ma chi sono costoro? E cosa li contraddistingue sulla base dei dati dell’Eurobarometro?
In prevalenza si tratta di uomini, tra i 35 e i 54 anni, interessati alla politica e che ne discutono attivamente. Contrariamente a quanto ci si potrebbe immaginare, coloro che guardano alla rete come “unico” medium in cui riporre la propria fiducia sono cittadini di ceto medio-alto, che si dichiarano soddisfatti della propria vita e del proprio lavoro, ideologicamente moderati e che non sono necessariamente euroscettici, almeno non più della media, né tantomeno più anti-immigrati.
Il giudizio negativo nei confronti del mondo del giornalismo viene peraltro da cittadini civicamente attivi che considerano la democrazia come un valore importante e che, paradossalmente, leggono spesso i quotidiani (solo il 6 per cento dichiara infatti di non farlo).
Insomma, nonostante bufale e teorie del complotto (o forse proprio per questo?), l’informazione disintermediata di Internet sembra piacere anche a chi sembra realmente difficile da relegare a un ruolo di “outsider”. Un dato che dovrebbe preoccupare? Forse sì, per almeno un paio di ragioni.
Il ruolo dei media tradizionali nelle democrazie occidentali è stato, da sempre, un tema molto discusso. Nonostante alcuni ritengano che giornali e televisioni (enfatizzando spesso i toni polemici) possano produrre disaffezione, prevale tra gli scienziati sociali l’idea che i media siano ancora in grado di generare un circolo virtuoso della fiducia verso le istituzioni, accrescendo il sostegno verso il regime democratico proprio di quei cittadini civici che sono parte integrante del sistema.
Questo è vero anche, se non soprattutto, in periodi caratterizzati dal verificarsi di scandali di natura politica, come quello che stiamo vivendo in Italia e non solo. In particolare, uno studio recente evidenzia come la stampa, in momenti di crisi, dia visibilità anche al punto di vista delle élite democratiche messe sotto accusa. Viene così garantito uno spazio per ribattere alle critiche e la diffusione delle contro-argomentazioni permette, in determinate circostanze, di contrastare il generale distacco da parte dei cittadini, fino a ripristinare, in modo sorprendente, un più alto grado di sostegno alla democrazia.
In rete, al contrario, tende a prevalere il risentimento verso le istituzioni colpite dagli scandali. Si finisce in altri termini per dare spazio – in modo univoco – a opinioni e notizie “negative” che spesso producono una sorta di “effetto eco” che va ad alimentare i sentimenti antipolitici e la generale disaffezione (anche in chi all’inizio disaffezionato non lo era).
La maggior negatività indica che la rete sia in senso metateorico più “cattiva”? Non necessariamente. Lasciando da parte ogni tentazione di determinismo tecnologico, i dati qui discussi servono solo a ricordarci quanto sia importante il ruolo che il giornalismo ricopre nelle democrazie, in tutte le sue varianti, comprese quelle “liquide”.
Capire le ragioni del perché quasi un italiano su cinque non abbia più fiducia nella carta stampata, ma invece ne abbia – almeno apparentemente – nell’oracolo Internet, è una sfida che acquista un valore niente affatto banale.
* Andrea Ceron è Ricercatore in Scienza Politica presso l’Università degli Studi di Milano e co-fondatore di VOICES from the Blogs, spin-off dell’Università degli Studi di Milano. Si occupa di partiti, correnti di partito, social media e fiducia nella politica. Ha pubblicato oltre 20 articoli su riviste scientifiche internazionali. Il suo ultimo libro è intitolato: Social Media e Sentiment Analysis – L’evoluzione dei fenomeni sociali attraverso la Rete (Springer, 2014). Per maggiori informazioni: http://andreaceron.com
Luigi Curini è Professore associato di Scienza Politica presso l’Università degli Studi di Milano, Visiting Professor presso Waseda University (Tokyo), e co-fondatore di VOICES from the Blogs, spin-off dell’Università degli Studi di Milano. E’ autore di numerosi articoli pubblicati su riviste internazionali e di diversi volumi. Il suo ultimo libro è intitolato: Why Policy Representation Matters: The Consequences of Ideological Congruence between Citizens and their Governments, Routledge, 2015.