La nostra generazione ha fatto veramente schifo. Il futuro è passato e noi non ce ne siamo nemmeno accorti. (C’eravamo tanto amati, regia di Ettore Scola)
Fra i rimproveri che di frequente vengono rivolti al mondo dell’arte e agli intellettuali in generale, vi è l’incapacità di saper raccontare i tempi in cui viviamo. Ebbene, questa accusa non può essere mossa contro Lucio Leoni, cantautore che ha scritto una canzone intitolata A me mi, che è un inno generazionale e descrive alla perfezione la condizione in cui si trovano a vivere i giovani nella fascia d’età compresa tra i 30 e i 40. Il brano è contenuto nel suo secondo disco intitolato Lorem Ipsum, uscito per Lapidarie Incisioni, composto da 10 brani che sono un inconsueto incontro tra teatro e canzone, il rap metropolitano dall’accento romano con improvvisazioni strumentali e beat sottocampionati e distorti.
Nato a Roma nel 1981, Lucio Leoni inizia la carriera nel mondo della musica come fonico: “Ho fatto molta gavetta, ho militato per qualche anno in un gruppo che faceva Ska, poi mi sono messo in proprio con una prima musicassetta che ho fatto uscire nel 2011. In seguito ho fondato un’etichetta artistica, che mi ha portato ad ascoltare e a suonare tanta musica. Il risultato è Lorem Ispum, un disco che racconta i sogni infranti di una generazione, ma anche Roma, il primo giorno di scuola, i paradossi di una società mai così connessa eppure incapace di comunicare, e unisce ironia, malinconia, rimpianti e rabbia in dieci tracce intense – racconta Lucio Leoni –. Ho scelto di intitolarlo Lorem Ipsum perché è il testo segnaposto, un groviglio di gerghi, parole, lingue ed esperanti vari che si sostituiscono al testo vero e proprio prima dell’impaginazione e i grafici ne sanno qualcosa… È un titolo polemico, perché credo che si stiano perdendo i contenuti nella musica. E poi mi piaceva l’idea di lasciare un titolo che può voler dir tutto e niente e aperto a interpretazioni”.
Sono molti i messaggi che vengono lanciati nel disco: “Provo a raccontare storie e lo faccio in una forma diversa dal cantautorato tradizionale, anche perché non credo di essere al livello di quelli importanti. La speranza è che si torni ad ascoltare di più chi ci sta intorno”. Nel brano Luna c’è anche un omaggio a David Bowie: “Questo pezzo nasce con l’intento di omaggiare il Duca Bianco, poi è successo quel che è successo… È una canzone che amo, anche se non so darne una interpretazione precisa. Ma non è un caso se nel brano si rivela quello che è il concept che sta alla base del disco ed è il concetto di comunicazione”.
E riguardo al brano A me mi (che molto si ispira alla frase citata all’inizio di questo articolo, nda) Leoni spiega che “fa parte delle analisi che facciamo noi che abbiamo tra i 30 e 40 anni, quando cerchiamo di capire come fare a sfangarla, noi che ci si trova in questa situazione che va molto di moda, ‘precaria’. È come fare un confronto fra i modelli che ci sono stati inculcati e la realtà politica ed economica che invece viviamo e sentiamo raccontate dai media ogni giorno. Credo che la nostra generazione sia arrivata nel momento esatto in cui il mondo si è trasformato anche a livello di comunicazioni. Una cosa impensabile per noi che stavamo con la rotella del telefono. Quando per comporre il numero ci voleva mezz’ora… rispetto a questa dinamica che si ripete fra generazioni, la nostra ha un problema in più. È un testo che abbiamo scritto in tanti, io l’ho tradotto in forma musicale. Sono idee e concetti che condividono tante persone”.