La Corte costituzionale dovrà pronunciarsi di nuovo, stavolta sul decreto varato dal governo per mettere una pezza al buco della sentenza del 2015. Il Tribunale di Palermo ha dato ragione a un pensionato che aveva fatto ricorso e disposto la trasmissione degli atti
La Corte costituzionale dovrà pronunciarsi di nuovo sul tema della rivalutazione delle pensioni, dopo la sentenza dello scorso aprile con cui ha bocciato la riforma Fornero nella parte che congelava l’adeguamento degli assegni al costo della vita. Stavolta la Consulta è chiamata a stabilire se è conforme alla Carta il decreto del governo Renzi che, per mettere una pezza al problema, ha previsto rimborsi parziali per chi ha preso meno del dovuto. La sezione Lavoro del tribunale di Palermo ha dato infatti ragione a un pensionato che aveva presentato ricorso contro il cosiddetto “bonus Poletti“ e ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale.
Il bonus spetta solo a chi prende non più di sei volte il minimo e non risarcisce il pensionato dell’intero ammontare che avrebbe dovuto ricevere se l’adeguamento all’inflazione fosse stato completo. Il giudice, accogliendo il ricorso presentato nel luglio dello scorso anno, ha affermato il principio di incostituzionalità del decreto 65 del 2015. Sono circa una sessantina i pensionati che, ricorrendo al sindacato, a novembre dello scorso anno hanno presentato lo stesso ricorso.
“Con la sentenza – spiega Mimmo Di Matteo segretario Fnp Cisl Palermo Trapani – il Tribunale di Palermo rinvia nuovamente alla Consulta per ribadire l’incostituzionalità del decreto del governo sul blocco delle pensioni dall’importo lordo che da va da tre volte i minimi (circa 1500 lordi) ad un massimo di sei”. “Questa decisione non fa altro che confermare i nostri dubbi su quel provvedimento adottato dal governo Renzi che non ha applicato in toto la sentenza di incostituzionalità della Consulta, ma ha riconosciuto solo una parte del rimborso per i pensionati”.