La ragazzina ha chiesto aiuto a un passante. Fin da subito la sua versione non ha convinto i carabinieri. E davanti allo psicologo infantile è crollata
Portata sull’argine del Po, immobilizzata con del nastro adesivo, denudata e picchiata con un bastone. E’ l’incubo che aveva raccontato di aver vissuto una giovanissima piacentina, non ancora 16enne, l’altra sera lungo il grande fiume, in una zona particolarmente isolata alle porte di Piacenza. I contorni della vicenda sono apparsi subito poco chiari. E quando è stato il momento dell’interrogatorio, davanti allo psicologo infantile (perché ancora minorenne) la ragazza ha confessato: “Mi sono inventata tutto per attirare l’attenzione”, per poter attirare l’attenzione della famiglia, con la quale aveva rapporti difficili da qualche tempo.
La segnalazione era arrivata da un uomo che stava facendo jogging lungo la strada tra via Nino Bixio e la chiesta degli Appestati, che verso le 18 di mercoledì 27 gennaio aveva sentito una voce che chiedeva aiuto provenire dalla boscaglia, dove in un primo momento si pensava che fosse andata in scena la violenza. Sul posto sono intervenuti i carabinieri del radiomobile e una volante della polizia che, con l’ausilio delle fotoelettriche in dotazione dei vigili del fuoco, in mezzo alla vegetazione hanno rinvenuto i vestiti sporchi di fango della 16enne, le braghe nell’acqua e il resto.
La piacentina, dopo aver fatto finta di liberarsi e aver chiesto aiuto al passante, grazie al telefono dell’uomo si è messa in contatto con la madre e in seguito è stata trasportata dall’ambulanza del 118 al Pronto soccorso dell’ospedale Guglielmo da Saliceto. E’ qui che i sanitari avrebbero riscontrato sul corpo della giovane segni di percosse, dovute a una colluttazione, come se avesse cercato di resistere ai suoi aguzzini.
Ai soccorritori e ai carabinieri, la 16enne ha raccontato che tre uomini extracomunitari l’avevano sequestrata sotto casa e portata lungo l’argine in una zona molto isolata, poi spogliata, legata e picchiata. Una prima versione di quei momenti che era ancora tutta da verificare, mancavano infatti una descrizione precisa degli individui sotto accusa – che lei diceva di non saper riconoscere – e se la ragazza avesse deciso spontaneamente o dietro minacce di seguirli in quel luogo. Esclusa fin da subito, invece, fin da subito la violenza sessuale.
Ma dopo gli accertamenti medici, in nottata la 16enne è tornata nella sua abitazione. Passate ventiquattrore, però, la ragazza è crollata durante l’interrogatorio dello psicologo infantile: “Mi sono inventata tutto per attirare l’attenzione”, ha confessato. Aggiungendo che con la famiglia i rapporti si erano deteriorati e in questo modo, inscenando un’aggressione, voleva forse tornare al centro dell’attenzione dei genitori. Sul caso si erano concentrati fin da subito i carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dal pm Emilio Pisante della Procura della Repubblica di Piacenza, che ora stanno valutando la posizione della 16enne.