Alla fine degli Anni 70, con due amici, feci un viaggio in moto in Ungheria. Al confine trovammo una postazione tipo “il Ponte delle spie”. Alcuni gendarmi armati di mitra ci presero i passaporti e ci dissero di aspettare. Saletta spoglia, panche di legno, uno di noi a turno a sorvegliare le moto, passano 2 o 3 ore.
Finalmente uno dei gendarmi ci fa segno che possiamo andare; così saltiamo in sella, avviamo il motore e ci avviciniamo alla sbarra di confine dove un’altra guardia ci aspetta, mitra in una mano e passaporti nell’altra. Io sono il terzo della fila.
Passa il primo, passaporto, ingrana la prima e via; passa il secondo, idem; passo io. Tiro la leva della frizione per fermarmi il tempo di prendere il passaporto; il cavo della frizione si rompe, la moto fa un balzo in avanti e butta per terra il miliziano. In un attimo sono circondato da guardie con il mitra spianato mentre quello si alza con aria minacciosissima. Io comincio a gridare “moto Kaputt, moto kaputt” ma non serve a niente. In malo modo mi portano in un ufficio e là ci metto altre due ore a spiegare quello che è successo. Poi mi lasciano andare, intanto gli amici hanno sostituito il cavo rotto.
Bene, questo è No Schengen. Può andare meglio, può andare peggio ma la sostanza è invariata: in alta percentuale, controlli senza necessità, senza razionalità, senza intelligenza. Perdite di tempo e incidenti. Per i turisti passi, ancora celebro la mia avventura stupenda con nipotini, figlia e amici. Ma per gli operatori economici sarà una tragedia. Certo, c’è una seconda possibilità: la farsa. Tutto resta come prima ma chi ha l’aria di profugo, migrante, poveretto in gramaglia, lui è controllato e bloccato. Con il che la soluzione all’invasione dell’orda africana è bella che trovata; sta nelle cose.
Frontiere chiuse, migrante rinviato. A chi? Certo non allo Stato da cui vuole uscire che non ha nessuna intenzione di accoglierlo. Quanto ai migranti politici, certo non allo Stato di provenienza. Unica soluzione, il parcheggio. Campi di concentramento (ognuno con nomi fantasiosi, CARA, CPSA, CDA solo in Italia), questa la strategia. E speriamo che il mare ne ammazzi il più possibile, così ne arriveranno di meno.
Naturalmente tutto ciò si estenderà a macchia d’olio: cumpà, accà nisciuno è fesso; tu non li vuoi e me li devo prendere io? Fino a quando tutte le frontiere tra Grecia, Italia, Spagna e il resto d’Europa saranno bloccate. Un No Schengen generalizzato. Ovviamente questi tre Paesi blinderanno a loro volta le coste e – la Grecia – i confini con la Turchia; che a sua volta blinderà i confini con la Siria. Tutti saranno barricati contro tutti, una sorta di castelli medievali pronti a resistere a ogni assalto. Che ovviamente arriverà.
Chi può pensare che milioni di persone diseredate rinuncino alla terra dell’abbondanza solo perché questa non li vuole? E chi può illudersi che le multinazionali che commerciano in armi e perfino i Paesi interessati alla destabilizzazione dell’Europa e del Medio Oriente, rinuncino ad armare queste masse che non hanno nulla da perdere?
Philip K. Dick, l’immortale autore di Blade Runner e di Cronache del dopobomba, non è arrivato a immaginare uno scenario così apocalittico. Ma oggi chiunque lo ha sotto gli occhi. Se non li chiude, si capisce.
Il Fatto Quotidiano, 28 gennaio 2016