I due erano imputati per peculato per i rimborsi tra il 2010 e il 2011. Il processo era in rito abbreviato e il Pm Morena Plazzi aveva chiesto due condanne: un anno e sei mesi per Defranceschi, un anno, quattro mesi e 10 giorni per Favia. Al primo erano contestate spese per 98mila euro, al secondo per 7mila
Andrea Defranceschi e Giovanni Favia, ex consiglieri regionali del Movimento 5 stelle in Emilia-Romagna, sono stati assolti dall’accusa di peculato per il processo sulle cosiddette “spese pazze”. I due, che nel 2010 furono i primi eletti per il Movimento in una assemblea così importante e furono poi espulsi, erano finiti indagati nella maxi-inchiesta della Procura di Bologna sui costi dei gruppi e i rimborsi.
Una indagine che aveva portato all’iscrizione al registro degli indagati per 41 eletti. A Favia, difeso dall’avvocato Francesco Antonio Maisano, erano contestati poco più di 5mila euro di spese, secondo l’accusa, non inerenti al mandato. All’allora capogruppo Defranceschi, difeso dall’avvocato Paola Maschio, erano stati contestati quasi 100mila euro. Tra le spese, pranzi, cene, anche da McDonalds, molte delle quali in occasione di iniziative del Movimento. Per il giudice per le udienze preliminari Rita Zaccariello, che ha giudicato in rito abbreviato, il fatto non sussiste: quelle spese erano inerenti al mandato e la richiesta di condanna della pm Morena Plazzi non è stata accolta.
L’accusa aveva infatti chiesto per Defranceschi un anno e sei mesi di reclusione, mentre per Favia un anno 4 mesi e 10 giorni. “Siamo soddisfatti della sentenza che riabilita pienamente l’operato umano e politico di Giovanni Favia”, ha detto poco dopo la lettura della sentenza l’avvocato Maisano. “La formula spazza via il teorema accusatorio della Procura. Giovanni Favia ha ricostruito tutte le spese da lui sostenute”. Andrea Defranceschi si è invece lasciato andare ad uno sfogo: “Un anno e mezzo fa questa indagine basata sul nulla, mi ha impedito di ricandidarmi. Per la gioia e il vantaggio di molti, dentro e fuori il Movimento. Che non vedevano l’ora di liberarsi di me. La coerenza, l’onestà e il coraggio di dire la verità e non guardare in faccia a nessuno, sono caratteristiche scomode in questo Paese. E mi si perdonerà oggi questo raro momento di personale orgoglio”.
A settembre 2014 Defranceschi fu escluso direttamente da Beppe Grillo dalle primarie online per la corsa alla rielezione, proprio perché risultava indagato in questa inchiesta. Il Movimento, in Emilia e non solo, si divise. In tanti sostennero il consigliere di Camugnano, ma inutilmente.
Un mese dopo, nell’ottobre 2014 arrivò anche l’espulsione: Defranceschi fu infatti condannato in primo grado da parte della Corte dei Conti alla restituzione di circa 7 mila euro, pagati dal gruppo del Movimento 5 stelle, tra il 2010 e il 2012, per le cosiddette ‘interviste a pagamento’: di fatto comparsate nelle tv locali che, secondo i magistrati contabili, non potevano essere pagate con i soldi del gruppo. Furono condannati anche tutti gli altri capigruppo, alcuni partiti anche per spese fino a 70 mila euro. Contro quella sentenza pende ancora un ricorso inappello, ma Defranceschi, che oggi ha aperto due pasticcerie in Appennino, fu immediatamente espulso, via blog.
Favia, che oggi fa l’oste, fu il primo espulso eccellente del Movimento 5 stelle già alla fine del 2012, dopo il celebre fuorionda davanti alla Regione in cui, davanti a un giornalista di Piazzapulita, criticò la gestione del Movimento da parte di Gianroberto Casaleggio.