Da 0,52 centesimi a ben 2 euro ogni mese: questo l’esborso che tra pochi giorni, a partire dal primo febbraio, subiranno i clienti più distratti di Tim che hanno una linea Adsl o Fibra. E non stiamo parlando degli abbonati del servizio mobile, ma di milioni di utenti della rete fissa visto che, uscito di scena il logo Telecom (che figurerà ormai solo nel listino di Piazza Affari), Tim si è ormai affermato come unico brand dell’ex monopolista delle telecomunicazioni.
Il motivo di questo rincaro di circa il 300%? “Per incentivare l’utilizzo del servizio gratuito di ricezione online della fattura in formato esclusivamente elettronico (vale a dir il pdf, ndr) – si legge nel comunicato ufficiale di Tim – cambiano le modalità di fatturazione”. Così, ai clienti Adsl e Fibra che hanno attivato la domiciliazione bancaria o postale e che hanno configurato sul sito Tim un indirizzo di posta elettronica associato al servizio per ricevere le bollette (Conto online) la fattura verrà inviata in automatico e gratis. Tutti gli altri che, invece, si sono dimenticati di comunicare la mail per disattenzione o che non sono in possesso di entrambi i requisiti (domiciliazione e mail) continueranno a ricevere la bolletta cartacea, ma a carissimo prezzo: con un addebito mensile (da maggio 2015 la bolletta non è più bimestrale ma viene inviata ogni 30 giorni) pari a due 2 euro Iva inclusa, comprensivo delle spese di spedizione, contro poco più di 50 centesimi sborsati fin qui.
Numeri alla mano, chi non volesse obbligatoriamente passare alla bolletta 2.0 non essendo in grado di gestirla o preferendo ricevere la versione cartacea nella cassetta postale sborserà 16,20 euro in più all’anno. Non molto in assoluto, ma moltiplicato per i milioni di clienti fa un bel gruzzoletto in più che finirà nelle casse di Tim. Ed è certamente molto di più di quello che arriverà agli altri gestori telefonici che, sempre alle prese con la campagna mediatica per incentivare l’invio online, non hanno deciso di ritoccare le spese di spedizione che, tuttavia, sono più care oscillando tra 60 centesimi e un euro.
Feroci le polemiche scatenate dalle associazioni dei consumatori. “Va bene il concetto di semplificare e smaterializzare l’invio della bolletta per aumentarne tra trasparenza, ma – commenta Konsumer – questa modalità è un ricatto perché sostanzialmente la impone, pena un notevole esborso”. Altrimenti c’è la possibilità di recedere dal contratto senza costi. Ma è rimasto poco tempo per eliminare la linea telefonica o passare a un altro operatore: entro il 31 gennaio bisogna scrivere a Telecom Italia o inviare un fax al numero 800000187 sottolineando che si intende recedere dal contratto “per mancata accettazione delle variazioni unilaterali delle condizioni contrattuali”, allegando la fotocopia del documento di identità del titolare dell’utenza.
Le associazioni intanto stanno cercando di opporsi a questo ennesimo rincaro registrato per gli utenti Tim. Meglio, infatti, ricordare che dallo scorso maggio, quando Telecom e Tim sono divenute una sola azienda, le tariffe di telefonia fissa più vecchie di 10 anni sono confluite in un’unica tariffa base: scomparso il canone bimestrale di 18,54 euro, ai 4 milioni di clienti domestici e agli altri di telefonia mobile è stata applicata la tariffa Tutto Voce che comprende chiamate illimitate verso tutti i telefoni fissi e i cellulari nazionali al prezzo di 29 euro al mese, incluse Iva e tasse.
Una rivoluzione niente affatto conveniente, tuttavia, per quanti spendevano poco più di 37 euro, ma a bimestre, effettuando poche telefonate. E vale a dire gli anziani, chi è poco pratico del web o chi ha un telefono fisso nella seconda casa. Utenti “deboli” che, invece, si sono salvati da questa nuova ondata di aumenti. Nonostante, infatti, i rumors circolati negli scorsi giorni, l’aumento delle spese di spedizioni non riguarda chi ha una semplice linea telefonica voce e non ha, quindi, l’Adsl. In questo caso si continuerà a ricevere la bolletta in modo cartaceo al costo di 0,52 centesimi.
L’ultimo episodio di una lunga stagione di rincari riguarda, infine, quello sui servizi accessori. La scorsa estate, infatti, gli operatori mobili italiani si sono inventati il tredicesimo mese con le opzioni mensili dei piani tariffari ricaricabili che non valgono più 30 o 31 giorni (il classico mese solare), ma vanno rinnovate ogni quattro settimane. Una bolletta in più all’anno che stanno pagando gli utenti Tim, Vodafone, Wind e 3Italia.