Succede spesso che i media utilizzano storie di cronaca ricamandoci veri e propri reality. Spesso, però, la tv può essere un mezzo per risolvere situazioni che da anni non hanno risposta. E’ il caso del piccolo Simone che grazie all’aiuto della trasmissione Le Iene è riuscito a ottenere una fornitura di Dermatix, una pomata che costa 130 euro a tubetto, necessaria dopo gli interventi chirurgici al viso che ha subito in seguito a un incidente domestico che gli ha provocato gravi ustioni.
La fornitura è arrivata grazie al direttore dell’Area Vasta dell’ospedale di Macerata, ai medici e all’Asur che rimborserà le pomate prescritte. Ogni mese la famiglia del piccolo Simone è costretta a comprare oltre 10 tubetti, per un valore che supera i 1300 euro.
La famiglia Storani, la cui storia è stata seguita prima da giornali locali come il Corriere Adriatico e Cronache Maceratesi e poi dalla trasmissione Mediaset, aveva chiesto alla sanità pubblica un aiuto per affrontare la spesa. Il caso ha scatenato la solidarietà di tutta la provincia maceratese, coinvolgendo anche le squadre di calcio locali che hanno dato una mano per la raccolta fondi.
Se da una parte la storia ha avuto un bell’epilogo grazie alla fornitura della costosa pomata, in attesa del prossimo intervento chirurgico che il piccolo dovrà affrontare il prossimo aprile a Monaco presso la clinica Bogenhausen, dall’altra, dopo la messa in onda la scorsa domenica della puntata de Le Iene dove si raccontava la storia di Simone, la famiglia ha ricevuto una chiamata poco piacevole.
Le parole che la mamma affida al Corriere Adriatico sono dure: “Dopo il servizio delle Iene – scrive la donna – sono state molte le persone che vogliono aiutarci, ma ho ricevuto una telefonata che mi ha lasciato molto schifata”. La famiglia è stata infatti contattata da un organizzatore di sfilate per bambini chiedendo loro di far sfilare il piccolo Simone con la maschera. Quest’ultima il piccolo la deve indossare per diminuire le cicatrici che già caratterizzano il suo volto. La denuncia arriva dalla madre stessa che afferma: “Voleva usare la sofferenza di Simone per i suoi interessi, è una vergogna”.
Una vergogna senza limiti utilizzare la sofferenza di un bambino come fenomeno di attrazione. Una vergogna che spesso gli adulti non provano, nemmeno quando, come in questo caso, c’è un bambino che sta crescendo troppo in fretta a causa di un incidente domestico. Più che vergogna, io parlerei di schifo, lo schifo umano che non ha limiti.