In programma le ispezioni per eliminare le larve di zanzara e terreni di coltura dalle strutture olimpiche e al via una campagna di informazione con l'impiego con 220mila militari. Prima casi in Europa. Allerta in Stati Uniti e Russia. Obama: "Velocizzare diagnosi, prevenzione e cura"
Il virus Zika, veicolato dalla zanzara Aedes e collegato alla comparsa di gravi patologie fetali come la microcefalia, continua a diffondersi in America latina e nel mondo, seminando il panico. C’è infatti il rischio più che concreto che si diffonda in tutto il continente americano, dove già 22 paesi sono stati colpiti, tranne Canada e Cile (lì non è presente la zanzara che trasmette l’infezione). Inoltre con l’approssimarsi di grandi eventi di massa, come il Carnevale e le prossime Olimpiadi in Brasile, il timore di una grande epidemia si fa sempre più concreto.
Tanto che i governi di diversi paesi sudamericani hanno sconsigliato alle donne incinta di viaggiare in Brasile – il Paese più colpito, che ha fatto registrare al 27 gennaio 4.180 casi sospetti di microcefalia fetale e circa 1,3 milioni di casi da maggio– e in generale alle donne di posticipare il progetto di una gravidanza di almeno sei mesi. E a dimostrare quanto questa nuova emergenza stiano mettendo tutti in allarme, ci sono le parole del presidente Usa, Barack Obama, che ha chiesto di velocizzare la ricerca per la diagnosi, prevenzione e cura delle infezioni da virus Zika, e quelle del presidente russo, Vladimir Putin, che ha chiesto al ministro della Salute russo di prestare attenzione all’eventualità che il virus Zika arrivi in Russia dall’America Latina, perché “qualcosa di disgustoso sta arrivando dall’America Latina. Di certo le zanzare non voleranno sull’Oceano, ma persone infette potrebbero ben farlo e lo stanno facendo”.
Intanto il Brasile sta adottando delle misure straordinarie per cercare di debellare il virus, anche se il ministro della Salute, Marcelo Castro, ha riconosciuto che il Paese “sta perdendo la battaglia contro il virus Zika”, visto che il Brasile convive da tre decenni con le zanzare Aedes, senza riuscire a debellarle. Parole che hanno suscitato polemiche e anche l’irritazione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). “Non è così – ribatte il portavoce dell’Oms, Christian Lindmeier – È presto per dichiararsi sconfitti. Se la realtà fosse questa potremmo abbandonare tutto, ma non è così”. Per cercare di far fronte all’emergenza la presidente della Repubblica, Dilma Rousseff, ha annunciato che nei prossimi giorni saranno impiegati 220mila militari per visitare le famiglie e consegnare volantini informativi, e saranno distribuiti gratuitamente repellenti per zanzare alle 400 mila donne incinte del programma Bolsa Familia, destinato alle famiglie più povere. In vista del Carnevale, al via ufficialmente il 5 febbraio, si sono intensificate inoltre le ispezioni a Rio de Janeiro, mentre per le Olimpiadi le ispezioni alle strutture olimpiche inizieranno quattro mesi prima dell’avvio dei Giochi per eliminare le larve di zanzara e terreni di coltura. Tutte le aree e le strade verranno ripulite ogni giorno, mentre le disinfestazioni saranno valutate caso per caso, per evitare di danneggiare la salute di atleti e visitatori. Ha invece scatenato grande polemica la decisione di un giudice di autorizzare l’aborto in caso di gravi malformazioni del feto: in Brasile l’aborto è illegale, ma il giudice Jesser Coelho ha deciso di autorizzare alcune interruzioni di gravidanza in presenza di gravi casi di microcefalia o anencefalia (mancata formazione della calotta cranica), provocando la reazione del Movimento Brasile senza aborto, sostenuto dalla conferenza episcopale brasiliana e dal Forum evangelico.
Una possibilità, quella dell’aborto, che si sta valutando anche in altri paesi latini come la Colombia. Intanto la compagnia aerea Latam, la più grande del Sudamerica, ha annunciato che le donne incinta potranno cancellare o modificare senza costi aggiuntivi i loro voli per i paesi dove è presente il virus. La preoccupazione cresce anche in Europa, dove sono stati registrati – nel Regno Unito, Italia, Danimarca e Spagna – i primi casi di infezione da virus Zika in persone rientrate da viaggi nei Paesi colpiti, mentre gli Stati Uniti hanno alzato il livello di allerta.