Rohani a Parigi, Femen simulano impiccagione: “Un modo per farlo sentire a casa”. Mentre il presidente iraniano riceveva gli omaggi militari al complesso degli Invalides, nei pressi della Tour Eiffel le “attiviste” simulavano un’impiccagione con tanto di bandiera iraniana. Un modo, a loro dire, di protestare contro le condanne a morte e le violazioni dei diritti umani in Iran.
Ancora una volta, queste maestrine della protesta al servizio del capitale mostrano il loro volto. Ancora una volta rivelano – per chi ancora non l’avesse capito – che la loro protesta è l’emblema della “critica conservatrice”: espressione con la quale intendo tutte quelle forme di critica che spostano l’attenzione dalla contraddizione del fanatismo economico di cui è in balia l’Occidente.
In effetti, chi ancora non si è posto la domanda? Perché queste “signore”, con le loro stravaganti proteste, non prendono mai di mira il classismo, lo sfruttamento capitalistico, la condizione di precarizzazione coatta del lavoro, la disuguaglianza sociale sempre più oscena? Perché, insomma, protestano contro tutto ciò che non sia la contraddizione principale, quella capitalistica? Il gesto più radicale che le Femen siano riuscite a compiere contro l’integralismo economico e il neonazismo finanziario è stato il famoso, destabilizzante e pericolosissimo lancio di coriandoli contro Mario Draghi.
Si potrebbe malignamente far notare che a finanziare queste “proteste” delle signore Femen, che nemmeno nominano il potere classista delle banche e dell’èlite neo-oligarchica che regge il mondo (il famoso 1 %…), è proprio la finanza internazionale, che le ha assoldate per promuovere il proprio progetto di distruzione di ogni ordine reale e simbolico – giusto o sbagliato che sia – che non sia quello dell’èlite stessa e del capitalismo come impero universale fondato sul classismo e sull’alienazione.
Ecco perché le Femen assumono come loro bersagli privilegiati la religione in ogni sua declinazione e ogni regime che non sia quello del capitale. Ovvio che l’impiccagione dei dissidenti, degli omosessuali e di chi non sia allineato in Iran è un gesto osceno ed esecrabile: ma perché mai dire nulla sui lavoratori e sugli imprenditori costretti a togliersi la vita nella “civilissima” Unione Europea dalla dittatura del sistema bancario? Perché mai dire nulla sull’osceno sfruttamento dei lavoratori e sulla distruzione programmata e criminale del welfare state? Perché per le Femen le contraddizioni sono sempre e solo in Iran o a Città del Vaticano e mai nel cuore dell’Unione Europea o degli Usa?
Le proteste delle Femen si dirigono contro tutto fuorché contro il fanatismo economico e il classismo planetario: per loro esistono e meritano di essere combattute tutte le contraddizioni, salvo – guarda caso – quella tra capitale e lavoro, tra Signore e Servo. Et voilà, il gioco è fatto.
Per questa via, le Femen svolgono un’eccellente funzione di distrazione delle masse e, insieme, in maniera convergente, di glorificazione dei rapporti di forza dominanti, resi invisibili al cospetto delle mille contraddizioni da loro evocate e combattute.
E, quel che è peggio, vi è ancora chi non ha compreso la reale natura conservativa delle loro proteste, alleate nemmeno troppo segrete di quel nuovo ordine mondiale classista e neo-oligarchico che vorrebbe far credere alle masse precarizzate e sfruttate che il maximum dell’emancipazione possibile consista nel deridere la religione e nel fare gesti volgari e patetici come quelli delle Femen.