Giuseppe Crea e Giuseppe Ferraro sono stati scovati dagli polizia in una zona impervia tra Melicucco e Rizziconi: il primo era irreperibile dal 2006 ed è stato recentemente condannato a 15 anni per associazione mafiosa; il secondo è latitante dal 1998 e deve scontare una condanna all'ergastolo per omicidio e associazione a delinquere di stampo mafioso
Due pericolosi latitanti della ‘ndrangheta sono stati arrestati stanotte nella Piana di Gioia Tauro. Giuseppe Crea e Giuseppe Ferraro sono stati scovati dagli polizia di stato in una zona impervia tra Melicucco e Rizziconi. Si nascondevano all’interno di un bunker dove gli agenti della squadra mobile di Reggio Calabria e dello Sco, guidati da Francesco Rattà e da Andrea Grassi, hanno trovato un vero e proprio arsenale. Figlio del boss di Rizziconi don Teodoro, il trentasettenne Giuseppe Crea stava per essere inserito nell’elenco dei 10 latitanti più pericolosi d’Italia. Irreperibile dal 2006 è stato recentemente condannato a 15 anni per associazione mafiosa nel processo Toro.
Altri sette anni di carcere gli sono stati inflitti nel gennaio del 2015 al termine del processo “Devin” che si è concluso davanti alla Corte d’Appello di Reggio Calabria e che era nato da un’inchiesta grazie alla quale la Direzione distrettuale antimafia era riuscita a dimostrare l’infiltrazione della ‘ndrangheta nella costruzione di un grosso centro commerciale nella piana di Gioia Tauro. Nella stessa inchiesta era stato coinvolto anche l’ex consigliere provinciale Pasquale Inzitari al quale, qualche anno fa è stato ucciso un figlio appena diciottenne. Secondo gli inquirenti, Giuseppe Crea è uno dei boss più sanguinari della provincia di Reggio Calabria. Non è un caso che nell’ambito dell’inchiesta “Deus” sono emerse le minacce all’ex sindaco di Rizziconi Nino Bartuccio e al giornalista Michele Albanese, entrambi messi sotto scorta dal Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.
Il Comune di Rizziconi è stato sciolto per mafia dopo che la ‘ndrangheta era riuscita a mandare a casa il sindaco grazie alle dimissioni di alcuni consiglieri. Secondo gli inquirenti, Crea avrebbe usufruito “di tutta una serie di appoggi logistici e connivenze che non possono che trovare fondamento nella radicata pervasività dell’organizzazione mafiosa”. Giuseppe Ferraro, invece, è latitante dal 1998 e deve scontare una condanna all’ergastolo per omicidio e associazione a delinquere di stampo mafioso.