Il senatore alfaniano nel 2014 fu nominato sottosegretario ai Lavori pubblici ma si dimise subito dopo le polemiche sulla chiusura del giornale locale. Al centro della vicenda c’era una telefonata tra l’editore del quotidiano e lo stampatore, secondo cui non andava pubblicata la notizia dell’inchiesta sull’Asp di Cosenza dove era coinvolto Andrea Gentile (oggi prosciolto da ogni accusa), figlio del politico
Non uno ma due calabresi del Ncd sono stati nominati nel rimpasto del nuovo governo Renzi. Con buona pace del segretario regionale del Pd Ernesto Magorno e del governatore della Calabria Mario Oliverio, per rinforzare la squadra di governo il presidente del Consiglio ha scelto Dorina Bianchi per il ministero della Cultura e del Turismo e Tonino Gentile per lo Sviluppo Economico. Uno schiaffo triplo se si considera anche la nomina della settimana scorsa del senatore Nico D’Ascola a presidente della commissione Giustizia. Una trasformista (dal 2001 per la senatrice Bianchi quello di Alfano è il sesto partito dopo il Ccd, l’Udc, la Margherita, il Pd, l’Udc, il Popolo della Libertà) e una vecchia fiamma da 20mila voti in provincia di Cosenza considerata la roccaforte della famiglia Gentile.
Nel 2014 Renzi avrebbe voluto Tonino Gentile come sottosegretario ai Lavori pubblici ma il politico calabrese si è dimesso subito in seguito alle polemiche sull’Oragate e alla chiusura del giornale locale l’Ora della Calabria. Al centro di quella vicenda c’era una telefonata tra l’editore del quotidiano Alfredo Citrigno e lo stampatore Umberto De Rose secondo cui non andava pubblicata la notizia dell’inchiesta sull’Asp di Cosenza dove era coinvolto Andrea Gentile (oggi prosciolto da ogni accusa), figlio del senatore dell’Ncd. Il direttore dell’Ora della Calabria, Luciano Regolo, si rifiutò e l’indomani il giornale non arrivò in edicola a causa di un presunto guasto alle rotative di De Rose. Una storia di voti, potere e cinghiali. Ecco perché quel guasto non ha convinto la Procura di Cosenza che ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio dell’imprenditore cosentino finito al centro di un’altra polemica legata alla famiglia Gentile.
Ai tempi in cui guidava Fincalabra (la società in house della Regione Calabria), infatti, Umberto De Rose assunse Lory Gentile (l’altra figlia del senatore Tonino) senza nessun concorso o selezione pubblica, con un contratto da 49mila euro per la Finanziaria regionale. Un altro contratto di consulenza da 37mila euro era stato fatto firmare al figlio Andrea. La famiglia prima di tutto, anche se si devono sacrificare gli amici. Per questa storia, infatti, Umberto De Rose fu destinatario di un avviso di garanzia da parte della Procura di Catanzaro per abuso d’ufficio e minacce a una dirigente che si era messa di traverso. Secondo le indagini della procura ci “sarebbero state irregolarità – scrive l’Ansa nei primi mesi del 2014 – nell’assegnazione di incarichi, due dei quali affidati a Lory ed Andrea Gentile, figli del senatore Antonio Gentile, del Ncd”.
La nomina a sottosegretari di Dorina Bianchi e Tonino Gentile è la dimostrazione plastica della trasversalità del Partito democratico. In Calabria come a Roma. L’unico calabrese del Pd nella squadra di Renzi adesso è il sottosegretario Marco Minniti dopo che, l’anno scorso, è stata fatta fuori il ministro Maria Carmela Lanzetta in seguito al rifiuto di un posto da assessore regionale offerto dal governatore Oliverio che in giunta piazzò, invece, Nino De Gaetano, poi arrestato nell’inchiesta “Rimborsopoli”. Nel governo Renzi, quindi, la Calabria è rappresentata principalmente dal Nuovo Centrodestra che alle scorse regionali si è fermata all’8% dei voti.
Per i due innesti nel Consiglio dei Ministri, infine, Renzi dovrà paradossalmente ringraziare l’ex governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti che volle la candidatura dei neo sottosegretari nella lista al Senato del Popolo della Libertà. Tra l’altro Tonino Gentile era un fedelissimo dell’ex presidente della Regione tanto da difenderlo in piazza dopo lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria e dopo la condanna in primo grado a 6 anni di carcere nel processo sul “Caso Fallara”. Il “renziano” dell’ultima ora, Tonino Gentile, nel 2014 aveva dichiarato: “È dal primo giorno in cui Scopelliti ha preso possesso della Regione che è stato disturbato continuamente. Cercavano di colpirlo perché la politica del rinnovamento non piaceva a molti settori retrivi della Calabria”. Gli stessi “settori retrivi” con cui oggi siede in Consiglio dei ministri.