Non mi sono mai posto domande sui temi dell’omosessualità. Per me è stato sempre naturale avere amici e amiche di altri orientamenti sessuali, ho spesso sofferto con loro e per loro per le forme di discriminazione che alcuni hanno dovuto subire, così come ho istintivamente sentito lontana dal mio carattere l’ostentazione che alcuni fanno della propria sessualità (per me è qualcosa di prezioso e assolutamente privato) sebbene come forma di attenzione e di protesta ne comprenda le ragioni.
Non mi sento, quindi, affetto (il termine medico mi sembra il più appropriato) da “omofobia”, se ho una mia personale opinione sulle adozioni di cui tanto si parla.
Sono padre di due figli, li ho attesi per lungo, forse, troppo tempo. Li si fa tardi alla nostra età, si ritiene che ci siano sempre altre priorità, il lavoro, la casa, la laurea, la specializzazione. E, invece, quando per la prima volta li stringi tra le braccia comprendi che l’unica grande priorità sono loro, e sempre ti chiedi: “Perché non l’ho fatto prima?” Non riuscendo davvero a trovare un motivo valido.
Man mano che crescono ti sforzi di essere il migliore genitore possibile, più che altro impari dai tuoi errori, ti aggrappi al modello che hai avuto e cerchi di riprodurlo (o di fare l’opposto se non è stato il massimo), ma sono i tuoi figli che ti conducono per mano, che ti danno la forza e il coraggio che non sapevi di avere. Ogni giorno nei loro occhi intravedi sogni e desideri nuovi, capisci le loro esigenze, le loro necessità.
Guardando le cose da padre, hai subito consapevolezza che nei primi mesi, anni di vita, non hanno bisogno di te (e non è solo per una questione alimentare) è come se non esistessi, c’è la mamma e solo la mamma. Poi, invece, man mano che i figli crescono acquisti importanza e ruolo. Ti accorgi che nelle varie fasi della vita loro hanno bisogno di un padre e di una madre, un uomo e una donna che non sono uguali, poiché entrambi portano in dote qualcosa di speciale e unico, e che solo insieme (così come nell’atto del concepimento) possono donarlo in maniera completa. Non è questione di capacità di amare, tutti indifferentemente la abbiamo, ma per crescere un figlio non basta solo quella, c’è bisogno a mio avviso di doni diversi
Se la penso così non mi sento “omofobo”, né poco tollerante, né cattolico, né ateo, mi sento solo un padre che racconta la sua esperienza.