Nel 2014, quando Banca Etruria “era già travolta in modo irreversibile da un progressivo degrado in corso“, e non paga di piazzare sul mercato rischiosi strumenti finanziari, ha deciso di comparire in una puntata di Don Matteo. La popolare fiction di Rai1 che in 16 anni di messa in onda e 10 serie ha macinato record di ascolti. Insomma, il massimo dell’affidabilità per i telespettatori che ne hanno decretato il successo proprio per il linguaggio chiaro e l’onestà dei protagonisti.
Così il 14 marzo 2014 nella nona puntata di Don Matteo 9 va in onda questa scena: la spalla del prete più amato della tv, Nino Frassica, alias il maresciallo Cecchini, entra nella filiale di Banca Etruria di Spoleto e dice: “Vorrei fare un regalino a mia nipote, per lei fare qualsiasi cosa. Se potessi la riempirei d’oro”. E il bancario gli porge un lingotto da 10 grammi. “Bella idea”, commenta il maresciallo che, estasiato da tanto luccichio, aggiunge: “Glielo dico pure al capitano Tommasi”.
Questa scena in gergo tecnico si chiama “product placement” ed è uno dei mezzi di finanziamento preferiti dalla tv, perché con l’inserimento di prodotti sponsorizzati all’interno di una fiction si ha un impatto nullo sui costi (ad esempio la location) e permette di incamerare introiti già prima che la serie vada in onda.
Nulla da eccepire. Rai Pubblicità, Rai Fiction e RaiCom interpellate da il Fatto Quotidiano hanno confermato gli accordi sottoscritti con la banca. Del resto le riprese risalgono all’autunno del 2013, quando solo nelle segrete stanze della Banca d’Italia e della Consob si sapeva che Banca Etruria stesse collocando obbligazioni subordinate spazzatura. Mamma Rai non poteva certo svolgere un lavoro di vigilanza prima di firmare il contratto, mentre la stessa Vigilanza bancaria sapeva cose tremende su Banca Etruria e le stava occultando al pubblico. Fatto sta che la puntata è stata vista da 7.631.000 spettatori, molti dei quali avranno pensato a quanto fosse affidabile la banca visto che anche Don Matteo gli aveva affidato i risparmi per comprare i lingotti.
Perché questo prodotto? L’istituto toscano è il più grande magazzino di metallo giallo dopo Bankitalia: tra lingotti dei clienti e del distretto orafo di Arezzo ne ha oltre 9 tonnellate, pari a 310 milioni di euro. Ma Banca Etruria era talmente accecata dalla politica intrapresa di fare cassa, anche taroccando i risultati del questionario Mifid per poter vendere strumenti complessi a ignari sottoscrittori, che non si è fatta scrupoli a piazzare lingottini a tutti, come accaduto con Luigino D’Angelo, il pensionato di Civitavecchia che si è suicidato.
E, per accertarsi che proprio a nessuno di quei 7 milioni di spettatori fosse sfuggito il legame tra banca e fiction, Banca Etruria ha anche pubblicato un video su Youtube: simile a quello di Rai1, dura il doppio. In poco più di un minuto il dialogo tra Frassica e il bancario si fa esplicito. “Maresciallo, lei è molto attento agli investimenti – dice il banchiere – Le suggerisco un lingotto, costa 300 euro ed è un ottimo investimento. La nostra banca è tra le prime d’Europa nella compravendita dell’oro. Che ne dice?”.
Intuibile la risposta che potrebbero dare i risparmiatori che hanno perso tutto. Il Fatto ne ha, invece, chiesto conto alla Lux Vid che produce Don Matteo. La responsabile Matilde Bernabei ha precisato “di non essere mai stata a conoscenza del secondo video” e che “non hai mai autorizzato Banca Etruria a pubblicarlo”, trattandosi “di materiale scartato in fase di montaggio”. Gli avvocati della Lux ne hanno chiesto la rimozione.