La fine del rottamatore sta proprio nel suo inizio. In un cerchio logico chiuso dal quale non può uscire, lui e tutto il suo gruppo di fedelissimi. Renzi si è infilato anzi si è tuffato vestito, nel “paradosso del mentitore”. Quando ha cominciato ha affermato, ricevendo consenso, che tutti i politici mentono e va rottamata una classe dirigente che ha bloccato il Paese. La cosa è passata perché lui si è autoproclamato rottamatore e quindi non un politico, ma un antipolitico. Perché se lui politico avesse detto che tutti i politici mentono, Renzi politico mente, ergo mente anche quando dice che tutti mentono.
Per questo i 5stelle hanno sempre rifiutato di farsi chiamare onorevoli, per marcare una netta distanza e non finire nel paradosso del mentitore. I cittadini stanno dall’altra parte, mentre i politici mentono. Renzi dentro il paradosso ormai ci sguazza e si avvita. Con l’abbraccio mortale di Verdini si conclude il suo ciclo paradossale: tutti i politici mentono, Renzi è un politico perché con Verdini, addio rottamazione, ergo mente. Ma lui pensa, convinto, dentro il cerchio logico del paradosso, che non è vero che mentono, lui e i suoi gigli, perché sono il nuovo e che esso può affermarsi anche con l’aiuto del vecchio. In questo modo passa dal paradosso del mentitore a quello del venditore.
Il venditore deve prima convincere se stesso che una merce è utile ed indispensabile: i truffatori dell’Etruria affibbiavano le obbligazioni premettendo “ho fatto anch’io lo stesso investimento”. Con l’indispensabilità di Verdini al Senato Renzi finisce nel calderone di tutti i politici che da sempre mentono ai cittadini perché la verità è che i vincoli di rappresentanza sono saltati da decenni ormai grazie a leggi elettorali mutanti che hanno reso impossibile un vero e proprio rapporto di rappresentanza.
In questo senso la casualità, il “sorteggio civico” di Grillo e Casaleggio, tra cittadini ha meno rischi ed effetti collaterali calcolati. Renzi una cosa l’ha rottamata sul serio: il Partito Democratico. L’unico suo grande capolavoro di rottamazione è stato quello di aver rottamato se stesso ed il suo Partito. Se stesso nel momento in cui si presenta da politico (che ha bisogno di tutti i voti possibili) in aula affermando che non c’è conflitto di interessi tra il suo governo e le banche. Ma da politico Renzi sa bene, lo ha sempre detto da rottamatore, che tutti i politici mentono, ergo…Il suo sguardo non è più disinvolto e sbarazzino come all’inizio.
Il suo amico Sensi gli avrà pure detto che con Banche, Rolex e scatoloni Ikea sulle statue, la sua credibilità si è “squagliata”. Come sta accadendo al suo Pd preso d’assalto da Verdini e tesseramenti anomali, che sta diventando come la tavoletta di cioccolata portata al mare e dimenticata nello zaino sotto il sole. Quando cerchi di prenderla, non sai dove stai mettendo le mani.