Rischiano un provvedimento disciplinare perché colpevoli di aver parlato con la stampa delle statue coperte nei Musei Capitolini in occasione della visita del presidente iraniano Hassan Rohani. Le contestazioni disciplinari sono “arrivate ieri” nei confronti di 5 dipendenti di Zétema, la società del comune di Roma che gestisce anche parte dei musei della Capitale. A rivelarlo è la Cgil-Fp di Roma e Lazio che parla di “vicenda paradossale”. “Le contestazioni – spiega il sindacato – si riferiscono a una lavoratrice che sarebbe stata riconosciuta dalla descrizione di un quotidiano, e ad altri quattro lavoratori, che sarebbero stati riconosciuti anch’essi, ma apparsi in un programma televisivo, intervistati a telecamera nascosta e quindi a loro insaputa“.

“L’amministratore delegato contesta a 5 lavoratori il fatto di pensarla più o meno come il nostro presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro Dario Franceschini. Paradossale è dire poco – si legge nella nota – Non conta quanto alcune espressioni, nelle dichiarazioni incriminate, fossero colorite: anche qualora si trattasse davvero di loro, non sapevano di essere ripresi né di essere ‘intervistati’. Crediamo non abbia senso questo approccio poliziesco“. “Sarebbe ulteriormente imbarazzante se a pagare, per una vicenda che ha fatto il giro del mondo senza che qualcuno si sia assunto la responsabilità dell’accaduto – conclude la Cgil – fossero lavoratori accusati di aver detto un’ovvietà a telecamere nascoste”.

Da Zétema spiegano che “si tratta di una normale contestazione per accertare i fatti. I lavoratori sono stati convocati per spiegare l’accaduto. La società ha infatti un codice etico che vincola le interviste dei dipendenti all’autorizzazione dei vertici della stessa società”.

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