Scienza

Virus Zika, ministero sconsiglia viaggi in America Latina. Esperti: “Difficile la diffusione in Paesi a clima temperato”

“Si tratta di una situazione che merita attenzione, ma non allarme - spiega Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità - in America Latina, dove c’è un clima tropicale, un’elevata densità di popolazione e un alto tasso di natalità, la malattia adesso si sta diffondendo rapidamente perché nei Paesi colpiti non c’era mai stata, e gli individui non sono ancora immunizzati"

L’epidemia di virus Zika che ha colpito 22 Paesi dell’America Latina spinge le autorità sanitarie mondiali a prendere provvedimenti. Dopo l’allerta lanciata nei giorni scorsi dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che ha parlato di “malattia che si diffonde in maniera esplosiva” e di “3-4 milioni di casi attesi in America”, l’European centre for disease prevention and control (Ecdc) segnala che “gli istituti dei tessuti per la riproduzione assistita potrebbero prevedere la necessità di rinviare le potenziali donazioni di sperma di 28 giorni, dal ritorno dall’area colpita, dato che il virus è stato rilevato nel liquido seminale più di due settimane dopo il recupero da una malattia coerente con l’infezione da virus Zika”.

Anche il ministero della Salute italiano dirama una circolare, rivolta a chi si appresta a compiere viaggi nei Paesi colpiti, contenente alcune specifiche indicazioni. Nel testo si sottolinea che “sebbene l’Oms, al momento, non raccomandi l’applicazione di restrizioni di viaggi e movimenti internazionali verso le aree interessate da trasmissione di virus Zika, sulla base di un principio di estrema precauzione, sia opportuno consigliare alle donne in gravidanza, e a quelle che stanno cercando una gravidanza, il differimento di viaggi non essenziali verso tali aree”. Stesso suggerimento è rivolto “ai soggetti affetti da malattie del sistema immunitario o con gravi patologie croniche”.

La circolare raccomanda, inoltre, “ai donatori di sangue, che abbiano soggiornato nelle aree dove si sono registrati casi autoctoni d’infezione di virus Zika, di attenersi al criterio di sospensione temporanea dalla donazione per 28 giorni dal ritorno da tali aree, nell’ambito delle misure di prevenzione della trasmissione trasfusionale”. E, più in generale, a tutti i viaggiatori “di adottare le misure di protezione individuale per prevenire le punture di zanzara”. Il ministero ha, infine, disposto l’affissione di poster in porti e aeroporti a traffico internazionale.

“La diffusione di Zika è stata imprevista e ha colto un po’ di sorpresa, perché il virus – spiega Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità (Iss) – non aveva dato nessun problema fino a ora. I sintomi, infatti (piccole febbri, dolori articolari e muscolari, eruzioni cutanee, congiuntivite), sono più leggeri di quelli di altre malattie febbrili trasmesse da zanzare, come la Dengue o la Chikungunya. L’allarme – aggiunge l’esperto – è scattato perché in alcune regioni del Brasile c’è stato un aumento di 20 volte dei casi di microcefalia in donne infettate in gravidanza. Il virus è stato trovato nel cervello dei piccoli e nel liquido amniotico. Ma, sebbene l’associazione tra virus Zika e microcefalia sia altamente probabile, non è ancora stata dimostrata definitivamente”. La stessa circolare del ministero della Salute sottolinea, ad esempio, che “sono ancora in corso indagini per chiarire i fattori alla base dell’aumento dei casi di microcefalia nei neonati”.

Ma quanto è concreto il rischio che l’epidemia si diffonda anche in Europa? “Non è facile circoscrivere la malattia, perché spesso non arriva all’osservazione delle istituzioni sanitarie locali, a causa dei suoi sintomi banali – spiega Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli studi di Milano – bene ha fatto, quindi, l’Oms a sollevare il problema a livello istituzionale. Ma non credo che l’allerta debba preoccupare il cittadino comune, soprattutto nei Paesi europei. Per contenere questo fuoco e limitare i focolai d’infezione, bisogna intervenire nei Paesi colpiti, ad esempio limitando le punture di zanzare”.

Gli esperti tendono a rassicurare sulla diffusione globale dell’epidemia. “Si tratta di una situazione che merita attenzione, ma non allarme – precisa Rezza – l’allerta lanciata dall’Oms non significa che sia già in corso una pandemia. È difficile che ci sia un’epidemia su larga scala nei Paesi a clima temperato, anche se dovesse arrivare d’estate, in concomitanza con le Olimpiadi di Rio. In passato – aggiunge l’esperto dell’Iss -, i focolai europei d’infezione di Dengue e Chikungunya sono stati arginati. In America Latina, dove c’è un clima tropicale, un’elevata densità di popolazione e un alto tasso di natalità, la malattia adesso si sta diffondendo rapidamente perché nei Paesi colpiti non c’era mai stata, e gli individui non sono ancora immunizzati. Ma nei prossimi anni – aggiunge Rezza – la diffusione potrebbe non essere altrettanto facile”.

Intanto, le principali agenzie federali per la salute Usa, complice la vicinanza con in Paesi colpiti, hanno già annunciato il lancio di un programma per la ricerca di un vaccino contro Zika. “Stiamo collaborando con i Centers for disease control and prevention (Cdc) per la messa a punto di un esame veloce per la diagnosi – ha detto Anthony Fauci, direttore della divisione per le malattie infettive dei National institutes of health Usa – l’Nih, dal canto suo, ha lanciato un appello ai ricercatori già impegnati in indagini sui virus trasmessi dalle zanzare, perché si coordinino gli sforzi verso la creazione di un vaccino. Entro il 2016 – conclude Fauci – potremmo arrivare a test di immunizzazione su esseri umani, ma per il prodotto completo ci vorranno probabilmente anni”.